cittadella bari. <span>Foto ssc bari</span>
cittadella bari. Foto ssc bari
Calcio

Caos Bari, il destino appeso a un filo. Inizia la settimana di passione

I biancorossi crollano in classifica, anche i playout a rischio. Si decide tutto negli ultimi 90’

L'ora più buia, ad aprire quella che si prospetta come una vera e propria settimana di passione. Il Bari sprofonda, cola a picco, e vede a serio rischio anche la possibilità di qualificarsi ai playout da sfavorito. Il pareggio per 1-1 raccolto al Tombolato contro il Cittadella complica maledettamente i destini di una squadra travolta da un auto-indotto caos, che - ben lungi dall'essere una dionisiaca energia creativa - è semplicemente il prodotto di una gestione complessiva da film horror di una stagione già di per sé da censurare. Tutto passa dai prossimi 90', gli ultimi della fase regolare di un campionato che - lentamente ma inesorabilmente - si è trasformato in una crudele agonia.

No, stavolta non ha neanche senso sottolineare il discreto primo tempo dei galletti, come al solito capaci solo di reagire dopo aver preso lo schiaffone al 5' di gioco. Il goal di Pittarello su assist di Giraudo, totalmente dimenticato da Dorval, è ennesima doccia fredda del pronti-via; non fa più notizia, né val la pena ricapitolare tutte le volte che il triste copione si è ripetuto. Nei fatti, il Bari non alza bandiera bianca già adesso solo perché il Cittadella gli offre una generosa collaborazione: prima Cassano si rende autore del folle retropassaggio che permette ad Acampora (il redivivo) di mandare in porta Nasti per il pareggio, poi Rizza grazia Pissardo sbagliando un goal da zero metri.

Senza l'aiuto dei veneti, squadra arrivata al finale di campionato praticamente senza più obiettivi, avremmo celebrato un funerale con 90' di anticipo, e avremmo già dedicato questa settimana ai processi che - inevitabilmente - porteranno alla sbarra tutti i responsabili di questo disastro sportivo; che lo vogliano, o no. Sulla squadra biancorossa (o su quel poco che ne rimane) aleggia un velo di indecifrabile confusione, plasticamente riprodotta dalla "triplice alleanza" Polito-Giampaolo-Di Bari che comanda le operazioni dalla panchina. Chi dia effettivamente le indicazioni non è chiaro, ma crediamo di non andare molto distanti dalla verità se diciamo che il diesse Polito sta cercando, cimentandosi in prima persona nel ruolo di guida tecnica, di porre rimedio a una squadra costruita (tra estate e inverno) senza criterio, e gestita ancora peggio nel corso di una stagione completamente fallimentare.

Il Bari parte con il 4-3-1-2, poi (con l'infortunio di Maita e l'ingresso di Achik) già nel primo tempo passa al 4-3-3, per poi virare sul 4-2-4 con l'ingresso di Puscas e di Kallon nel finale. Un modulo diverso per ogni guida tecnica, un guazzabuglio tattico che traduce e in campo l'assenza di chiarezza che alberga nelle menti di chi guida la squadra, che dalla sua sta confermando a ogni occasione buona di avere pochissimi contenuti tecnici, e ancora meno anima. Di fatto, se i due migliori in campo sono Acampora che non giocava titolare dall'alba dei tempi, e il portiere Pissardo (troppo tardi preferito a Brenno, forse qualche punto in più ora ci sarebbe) allora i contorni del disastro sono perfettamente delineati. Vero, nel primo tempo il portiere Kastrati dice no a Sibilli con una complessa parata d'istinto, poi nella ripresa Achik prima si fa stoppare sulla linea da Pavan, poi cerca di pescare il jolly dalla distanza, fallendo non di tanto. Ma è poco, davvero troppo poco per una squadra che dovrebbe farsi muovere dalla forza della disperazione, e che ancora una volta è sembrata - sul più bello - accontentarsi dell'ennesimo punticino "politico". Un calcolo venuto male, l'ennesimo.

E ora? Venerdì sarà il momento della verità, in un senso o nell'altro. Ci sarà da incrociare i guantoni a distanza con Ternana e Ascoli, due squadre tecnicamente forse non superiori al Bari, ma che stanno mettendo davvero tutto quello che hanno per salvare la pelle. Le fere nei minuti finali piegano addirittura il lanciatissimo Catanzaro, i marchigiani riescono in extremis a recuperare un punto sul campo del Palermo; risultati, questi, che al momento darebbero al Bari la qualificazione ai playout in posizione di svantaggio, ma è tutto ancora talmente tanto liquido che nessun calcolo può offrire sollievo e rassicurazione. Il diesse Polito o addirittura il presidente Luigi De Laurentiis, dalla "pancia" del Tombolato, avrebbero fatto un gesto carino nei confronti dei tifosi presentandosi davanti ai microfoni e garantendo il massimo impegno da parte di tutti per (almeno) provare a salvare la categoria. Ma qui, ormai, se non è capitan Di Cesare a prendersi le responsabilità, in campo e fuori, si preferisce procedere con un silenzio stampa mai dichiarato né comunicato, interrotto e poi ripristinato a singhiozzo. E da questo atteggiamento si capiscono tante cose.

Sarà una settimana di passione, dicevamo, quella che porterà alla sfida tra Bari e Brescia al San Nicola venerdì prossimo. Le rondinelle, con il conforto della qualificazione matematica ai playoff, giocheranno per cercare di guadagnare qualche posizione più vantaggiosa nella griglia degli spareggi promozione, mentre il Bari si giocherà la vita; dei calciatori, dello staff, della dirigenza, della proprietà, ma soprattutto di una tifoseria vilipesa e oltraggiata oltre ogni misura. I 1000 sostenitori biancorossi arrivati a Cittadella non avrebbero meritato questo ennesimo schiaffo; ma, anche qui, rischiamo di ripeterci.

Per sperare nei playout, verosimilmente da quartultimi della classifica, servirebbe a tutti i costi una vittoria contro il Brescia, per evitare l'ulteriore umiliazione di rimanere col fiato sospeso in attesa dei risultati dagli altri campi. Già, una vittoria… Il Bari è chiamato a fare, all'ultima curva, quello che non riesce da 12 (dodici) partite, due mesi e tre settimane. Ogni speranza, ormai, è appesa a un filo sottilissimo, sospeso a mezz'aria guardando la voragine infernale del ritorno in serie C.
  • ssc bari
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