60 anni dalla legge Merlin, Carrieri: «Società cambiata e ha bisogno di regole diverse»

Intervento sull'argomento del consigliere regionale Ignazio Zullo: «Le 'case' vanno riaperte»

venerdì 21 settembre 2018 9.48
A cura di La Redazione
Il 20 settembre del 1958 entrava in vigore in Italia la legge Merlin. Le cosiddette "case chiuse" o "case di tolleranza" diventavano fuorilegge in quanto attraverso di essa veniva punito il favoreggiamento della prostituzione, l'induzione alla prostituzione, il reclutamento di prostitute, lo sfruttamento ai fini della prostituzione e la gestione di case chiuse. E proprio in occasione di questo anniversario alcuni esponenti politici cittadini e regionali hanno voluto dire la loro in merito.

«Ritengo che 60 anni siano un'enormità - ha dichiarato il consigliere comunale di Bari Giuseppe Carrieri - La nostra società è profondamente cambiata e ha bisogno di regole diverse. Personalmente sono a favore della regolamentazione della prostituzione, che tutelerebbe la salute dei Cittadini, eviterebbe il degrado nei nostri quartieri e farebbe guadagnare qualche soldino in più allo Stato e non agli sfruttatori».

E a dire la sua in maniera apertamente in contrasto con la legge Merlin, proponendo una vera e propria riapertura delle case chiuse è il consigliere regionale Zullo.

«Sessant'anni fa una legge, la famosa Merlin, chiudeva le "case chiuse" e, involontariamente, apriva il mondo della prostituzione non solo al Codice Penale, ma allo sfruttamento, al degrado, al pericolo socio-sanitario - scrive in una nota Ignazio Zullo, presidente del gruppo regionale di Direzione Italia/Noi con l'Italia - Quello che viene definito il lavoro più antico del mondo, infatti, si è continuato ad esercitare ma in condizioni che sono negative e pericolose solo per le donne, costrette a prostituirsi anche contro la propria volontà o vittime di tratte che le rendono schiave dei loro sfruttatori. Costrette a esibire il loro corpo ai bordi delle strade in condizioni igieniche e di sicurezza pessime. Ecco perché le 'case' vanno riaperte: per una tutela socio-sanitaria delle donne che liberamente scelgono di esercitare questa professione, ma anche perché questa sia regolata a vantaggio del Fisco, gli introiti saranno tassati e le prestazioni definite in un numero massimo, che a vantaggio della salute, si potranno tenere sotto controllo le malattie trasmissibili sessualmente. Ma se ne avvantaggeranno anche le nostre periferie dove sarà risparmiato, soprattutto alle prostitute, lo spettacolo osceno dei corpi semi nudi in vendita».