A Bari 4mila lavoratori non comunitari. Per loro la 72ª messa del ringraziamento
La manodopera extracomunitaria in agricoltura, nonostante il calo progressivo negli ultimi 5 anni, resta determinante in Puglia
domenica 18 dicembre 2022
13.01
È stata celebrata la 72ª Messa regionale del ringraziamento in Puglia, con l'offertorio della solidarietà dei doni della terra interamente devoluto al centro di accoglienza dei migranti dell'ex Cara di Bari – Palese.
Con il presidente ed il direttore di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia e Pietro Piccioni, insieme ai quadri dirigenti della Federazione regionale, hanno partecipato il prefetto di Bari, Antonia Bellomo, i rappresentanti delle istituzioni e delle forze dell'ordine alla celebrazione eucaristica officiata da S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo emerito di Bari-Bitonto, Don Nicola Macculi, Consigliere Ecclesiastico Nazionale di Coldiretti e da Don Franco Lanzolla, Parroco della Cattedrale.
In Puglia sono 88mila i cittadini non comunitari al 1° gennaio 2022, di cui 14mila per motivi di lavoro – aggiunge Coldiretti Puglia - ripartiti tra le province di Bari e Lecce che trainano rispettivamente con 4.194 e 3.683 lavoratori extracomunitari, seguite da Foggia con 2.886 cittadini non comunitari, Taranto con 2.401 e Brindisi con 995 lavoratori non comunitari. Vanno tirati fuori dall'invisibilità i migranti che arrivano in Puglia, garantendo condizioni di vita dignitose ad una componente indispensabile per garantire i primati del Made in Italy. Coldiretti Puglia ha avviato percorsi di trasparenza e condizioni di vita e lavoro dignitose per i migranti che giungono in Puglia, dai servizi alla persona all'assistenza fiscale, dal trasporto garantito per raggiungere i luoghi di lavoro alla consulenza per le buste paga, fino alle vaccinazioni a beneficio dei migranti che lavorano nei campi presso Casa Sankara Ghetto Out in provincia di Foggia.
"È il segnale di un modello di sviluppo dell'agricoltura, fonte di grandi opportunità occupazionali da realizzarsi seguendo la strada della trasparenza, della legalità e delle regole certe. Fondamentale mettere le imprese agricole nella condizione di beneficiare realmente del contributo che i lavoratori extracomunitari possono offrire, strappandoli alla condizione di invisibilità», dice Savino Muraglia, presidente Coldiretti Puglia. La Coldiretti ricorda che in Puglia è ottenuto da mani straniere più di un quarto del Made in Italy a tavola, con oltre 39mila lavoratori stranieri che forniscono il 22,4% del totale delle giornate di lavoro, solo nella provincia di Foggia si contano oltre 973mila giornate di lavoro fornite da lavoratori stagionali stranieri, il 27,61% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore.
«È fondamentale mettere le imprese agricole nella condizione di beneficiare realmente del contributo che i lavoratori extracomunitari possono offrire, rendendo più facili e meno farraginose le domande di assunzione dei lavoratori, necessari soprattutto nei periodi di raccolta di prodotti agricoli in cui è fortemente richiesta la manodopera stagionale», aggiunge Pietro Piccioni, direttore regionale.
La manodopera extracomunitaria in agricoltura, nonostante il calo progressivo negli ultimi 5 anni, resta determinante in Puglia nelle coltivazioni arboree 53,8% (frutta e viticoltura) e colture orticole 17,7% (fragole, meloni, insalate, pomodori, radicchio), con i braccianti extracomunitari che hanno per quasi l'88% una occupazione stagionale e rappresentano circa il 10% dei lavoratori dipendenti regolarmente impegnati in agricoltura. Il contributo dei lavoratori immigrati all'agricoltura pugliese è importante nella raccolta dei pomodori, degli asparagi e dei carciofi e nelle stalle sono divenuti insostituibili. In Puglia il maggior numero di extracomunitari hanno nazionalità rumena (51,18%), albanese (13,02%), bulgara (13,11%), marocchina (4,11%) e polacca (3,51%)".
Si tratta di lavoratori che spesso da anni collaborano con le imprese agricole italiane e che ogni anno attraversano il confine per poi tornare nel proprio Paese. Occorre emanare immediatamente il decreto flussi 2023 per salvare i raccolti e cogliere nel settore agroalimentare le opportunità che vengono dalla ripresa economica in un settore che resta ancora fortemente dipendente dal contributo dei lavoratori stranieri e difendere la sovranità alimentare.
Con il presidente ed il direttore di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia e Pietro Piccioni, insieme ai quadri dirigenti della Federazione regionale, hanno partecipato il prefetto di Bari, Antonia Bellomo, i rappresentanti delle istituzioni e delle forze dell'ordine alla celebrazione eucaristica officiata da S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo emerito di Bari-Bitonto, Don Nicola Macculi, Consigliere Ecclesiastico Nazionale di Coldiretti e da Don Franco Lanzolla, Parroco della Cattedrale.
In Puglia sono 88mila i cittadini non comunitari al 1° gennaio 2022, di cui 14mila per motivi di lavoro – aggiunge Coldiretti Puglia - ripartiti tra le province di Bari e Lecce che trainano rispettivamente con 4.194 e 3.683 lavoratori extracomunitari, seguite da Foggia con 2.886 cittadini non comunitari, Taranto con 2.401 e Brindisi con 995 lavoratori non comunitari. Vanno tirati fuori dall'invisibilità i migranti che arrivano in Puglia, garantendo condizioni di vita dignitose ad una componente indispensabile per garantire i primati del Made in Italy. Coldiretti Puglia ha avviato percorsi di trasparenza e condizioni di vita e lavoro dignitose per i migranti che giungono in Puglia, dai servizi alla persona all'assistenza fiscale, dal trasporto garantito per raggiungere i luoghi di lavoro alla consulenza per le buste paga, fino alle vaccinazioni a beneficio dei migranti che lavorano nei campi presso Casa Sankara Ghetto Out in provincia di Foggia.
"È il segnale di un modello di sviluppo dell'agricoltura, fonte di grandi opportunità occupazionali da realizzarsi seguendo la strada della trasparenza, della legalità e delle regole certe. Fondamentale mettere le imprese agricole nella condizione di beneficiare realmente del contributo che i lavoratori extracomunitari possono offrire, strappandoli alla condizione di invisibilità», dice Savino Muraglia, presidente Coldiretti Puglia. La Coldiretti ricorda che in Puglia è ottenuto da mani straniere più di un quarto del Made in Italy a tavola, con oltre 39mila lavoratori stranieri che forniscono il 22,4% del totale delle giornate di lavoro, solo nella provincia di Foggia si contano oltre 973mila giornate di lavoro fornite da lavoratori stagionali stranieri, il 27,61% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore.
«È fondamentale mettere le imprese agricole nella condizione di beneficiare realmente del contributo che i lavoratori extracomunitari possono offrire, rendendo più facili e meno farraginose le domande di assunzione dei lavoratori, necessari soprattutto nei periodi di raccolta di prodotti agricoli in cui è fortemente richiesta la manodopera stagionale», aggiunge Pietro Piccioni, direttore regionale.
La manodopera extracomunitaria in agricoltura, nonostante il calo progressivo negli ultimi 5 anni, resta determinante in Puglia nelle coltivazioni arboree 53,8% (frutta e viticoltura) e colture orticole 17,7% (fragole, meloni, insalate, pomodori, radicchio), con i braccianti extracomunitari che hanno per quasi l'88% una occupazione stagionale e rappresentano circa il 10% dei lavoratori dipendenti regolarmente impegnati in agricoltura. Il contributo dei lavoratori immigrati all'agricoltura pugliese è importante nella raccolta dei pomodori, degli asparagi e dei carciofi e nelle stalle sono divenuti insostituibili. In Puglia il maggior numero di extracomunitari hanno nazionalità rumena (51,18%), albanese (13,02%), bulgara (13,11%), marocchina (4,11%) e polacca (3,51%)".
Si tratta di lavoratori che spesso da anni collaborano con le imprese agricole italiane e che ogni anno attraversano il confine per poi tornare nel proprio Paese. Occorre emanare immediatamente il decreto flussi 2023 per salvare i raccolti e cogliere nel settore agroalimentare le opportunità che vengono dalla ripresa economica in un settore che resta ancora fortemente dipendente dal contributo dei lavoratori stranieri e difendere la sovranità alimentare.