Abbandono di fusti di colla esausta sulla Bari-Modugno, scatta il sequestro in un'azienda
L'amministratore dell'impresa è stato multato e ora rischia l'arresto da sei mesi a due anni
giovedì 8 dicembre 2022
13.17
Le indagini di polizia giudiziaria erano iniziate nel mese di ottobre, una pattuglia della polizia locale di Bari in servizio di "controllo antidegrado" aveva rinvenuto sulla strada provinciale Modugno-Ceglie del Campo, sette fusti contenenti residui di colla esausta, smaltiti ed abbandonati illecitamente nelle campagne adiacenti la rete viaria.
Dopo il primo iniziale sequestro preventivo dei fusti e sostanze rinvenute sul posto ed una puntuale attività investigativa su delega dell'autorità giudiziaria, anche mediante le interlocuzioni con le aziende produttrici dei fusti abbandonati, gli agenti sono riusciti a risalire all'azienda responsabile dell'illecito smaltimento sita nella zona industriale di Bari/Modugno, dove a fine novembre scorso sono stati rinvenuti altri nove fusti metallici - della capienza di 170 litri - appartenenti allo stesso lotto di produzione di quelli rinvenuti abbandonati ad ottobre e contenenti la stessa sostanza pericolosa (residui di colla per lavorazioni industriali).
L'area all'interno dell'azienda e i nuovi fusti rinvenuti all'interno dello stabilimento sono stati posti sotto sequestro giudiziario e a carico dell' amministratore della società è stata inviata informativa per il reato ambientale previsto dall'art. 256 Codice dell'ambiente, il quale prevede per chiunque effettui attività di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio e intermediazione di rifiuti in mancanza della prescritta autorizzazione, iscrizione o comunicazione di cui agli articoli 208, 209, 210, 211, 212, 214, 215 e 216, la pena dell'arresto da sei mesi a due anni e con l'ammenda da 2.600 euro a 26mila euro se si tratta di rifiuti pericolosi. Le pene di cui al comma 1 si applicano ai titolari di imprese e ai responsabili di enti che abbandonano o depositano in modo incontrollato i rifiuti ovvero li immettono nelle acque superficiali o sotterranee in violazione del divieto di cui all'articolo 192, commi 1 e 2.
Inoltre, al soggetto responsabile è stata contestata la violazione amministrativa di cui all'art. 258 sempre del Codice dell'ambiente che prevede, con riferimento alla omessa registrazione di rifiuti pericolosi, che chiunque ometta di tenere, ovvero tiene in modo incompleto, il registro di carico e scarico dei rifiuti di cui all'articolo 190, comma 1, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da duemila a diecimila euro.
Se il registro è relativo a rifiuti pericolosi (come in questo caso), si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da 10mila euro a 30mila euro, nonché nei casi più gravi, la sanzione amministrativa accessoria facoltativa della sospensione da un mese a un anno dalla carica rivestita dal soggetto responsabile dell'infrazione e dalla carica di amministratore.
Dopo il primo iniziale sequestro preventivo dei fusti e sostanze rinvenute sul posto ed una puntuale attività investigativa su delega dell'autorità giudiziaria, anche mediante le interlocuzioni con le aziende produttrici dei fusti abbandonati, gli agenti sono riusciti a risalire all'azienda responsabile dell'illecito smaltimento sita nella zona industriale di Bari/Modugno, dove a fine novembre scorso sono stati rinvenuti altri nove fusti metallici - della capienza di 170 litri - appartenenti allo stesso lotto di produzione di quelli rinvenuti abbandonati ad ottobre e contenenti la stessa sostanza pericolosa (residui di colla per lavorazioni industriali).
L'area all'interno dell'azienda e i nuovi fusti rinvenuti all'interno dello stabilimento sono stati posti sotto sequestro giudiziario e a carico dell' amministratore della società è stata inviata informativa per il reato ambientale previsto dall'art. 256 Codice dell'ambiente, il quale prevede per chiunque effettui attività di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio e intermediazione di rifiuti in mancanza della prescritta autorizzazione, iscrizione o comunicazione di cui agli articoli 208, 209, 210, 211, 212, 214, 215 e 216, la pena dell'arresto da sei mesi a due anni e con l'ammenda da 2.600 euro a 26mila euro se si tratta di rifiuti pericolosi. Le pene di cui al comma 1 si applicano ai titolari di imprese e ai responsabili di enti che abbandonano o depositano in modo incontrollato i rifiuti ovvero li immettono nelle acque superficiali o sotterranee in violazione del divieto di cui all'articolo 192, commi 1 e 2.
Inoltre, al soggetto responsabile è stata contestata la violazione amministrativa di cui all'art. 258 sempre del Codice dell'ambiente che prevede, con riferimento alla omessa registrazione di rifiuti pericolosi, che chiunque ometta di tenere, ovvero tiene in modo incompleto, il registro di carico e scarico dei rifiuti di cui all'articolo 190, comma 1, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da duemila a diecimila euro.
Se il registro è relativo a rifiuti pericolosi (come in questo caso), si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da 10mila euro a 30mila euro, nonché nei casi più gravi, la sanzione amministrativa accessoria facoltativa della sospensione da un mese a un anno dalla carica rivestita dal soggetto responsabile dell'infrazione e dalla carica di amministratore.