Aggressione a Maria Grazia Mazzola, le reazioni

Dal sindaco di Bari a Libera Contro le Mafie tutti dalla parte della giornalista colpita mentre svolgeva il suo lavoro

sabato 10 febbraio 2018
Ieri pomeriggio l'aggressione all'inviata del Tg1 Maria Grazia Mazzola non è di certo passata inosservata. Tante le levate di scudi in cui favore, sia dal punto di vista politico che da parte dei cittadini e di diverse associazioni. Lo stesso sindaco di Bari, Antonio Decaro, ha voluto prendere posizione in merito all'accaduto anche alla luce di quanto successo solo pochi giorni fa nello stesso quartiere, dove al mercato di via Mazzini qualcuno ha lasciato dei proiettili come atto intimidatorio.

«Maria Grazia Mazzolla, giornalista Rai, questo pomeriggio (ieri, ndr) è stata aggredita nel quartiere Libertà – ha dichiarato Decaro – mentre svolgeva il suo lavoro in occasione della visita di Don Ciotti a Bari. Quanto è accaduto è inaccettabile. Non possiamo tollerare una violenza di questo tipo nei confronti di una donna, una professionista, il cui mestiere è fare informazione, raccontare la verità. Ancor di più se questo accade durante la visita del fondatore di Libera, che ha scelto di testimoniare il suo impegno quotidiano contro le mafie, partendo dal Libertà. Un quartiere su cui le organizzazioni criminali pensano di poter esercitare un'egemonia, anche attraverso queste barbare dimostrazioni di forza. L'altro giorno ho mostrato i proiettili che proprio in quel quartiere ci hanno fatto trovare, per intimidirci, per fiaccare la nostra forza. Ma noi non voltiamo la testa dall'altra parte. Non abbiamo paura e non permetteremo a questa gente di appropriarsi di pezzi di città. Tantomeno quel quartiere. Che si chiama Libertà. E dalla criminalità organizzata deve essere liberato, con l'aiuto di cittadini e forze dell'ordine, una volta per tutte».

Al sindaco si sono poi accodando consiglieri comunali, esponenti politici di tutti gli schieramenti in campo e anche l'associazione Libera Contro Le Mafie, il cui presidente Don Ciotti era stato ospite proprio nella mattinata di ieri al Redentore.

«Manifesto tutta la mia solidarietà alla giornalista Maria Grazia Mazzola – dice Irma Melini – aggredita nel quartiere Libertà nel corso di uno speciale sulle mafie. Stamane ero lì, al Redentore per ascoltare don Luigi Ciotti parlare ai ragazzi delle nostre periferie. Al termine dell'incontro ho casualmente ascoltato proprio l'interessamento della Mazzola verso i genitori dei ragazzi intervenuti, come testimonianza di una speranza anche in questi quartieri, di una speranza che parte anche dagli adulti. Alla fine leggo che la giornalista è stata colpita dalla moglie di un mafioso. Occorre andare avanti e non fermarsi davanti alla violenza e alle mafie. Non bisogna avere paura e la testimonianza di oggi di Don Ciotti, di Don Francesco ogni giorno al quartiere libertà, dei tanti parroci di periferia, come dei giornalisti e di noi, che vogliamo scrivere una pagina diversa di questi quartieri, deve diventare una testimonianza collettiva, una forza unica capace di vincere il male».

«L'aggressione a Maria Grazia Mazzola è un atto vile e violento – sottolineano da Libera – un'aggressione all'articolo 21 della Costituzione. A Maria Grazia vogliamo testimoniare tutta la vicinanza e il sostegno di Libera. Colpire un giornalista vuol dire colpire tutti i cittadini e il loro diritto a essere informati.Maria Grazia stamattina aveva partecipato con Luigi Ciotti ad una iniziativa a Bari e con Libera era stata presente alla tre giorni di Contromafiecorruzione dello scorso week end portando la sua testimonianza. Sappiano coloro che vigliaccamente hanno aggredito l'inviata del Tg1 che esiste una Puglia e un'Italia che s'impegnano per la libertà e la giustizia, e che di fronte alle minacce e alle menzogne non indietreggiano né tacciono».

«L'aggressione alla giornalista del Tg1, Mariagrazia Mazzola, avvenuta nel quartiere Libertà di Bari – dice invece Massimo Cassano – è l'ennesimo atto gravissimo che descrive come nelle grandi città, in questo caso nella mia Bari, ci siano interi quartieri in cui la criminalità la fa ancora da padrone senza reali concrete azioni di contrasto e prevenzione e con le forze dell'ordine e la magistratura che ancora non sono messe nelle condizioni di svolgere al meglio le loro preziose indagini contro il malaffare". Intimidire verbalmente e fisicamente chi fa informazione - aggiunge - è, se possibile, un atto ancora più odioso, ma in situazioni simili vivono quotidianamente migliaia di miei concittadini vittime del terrore diffuso che regna in alcune strade non solo di periferia. Alla dottoressa Mazzola la mia più sincera solidarietà e gli auguri di pronta guarigione».