Agguato a Madonnella: «Un compenso di 500 euro per ogni partecipante»
Lo ha rivelato il pentito Gaetano Palmieri. Chi ha sparato ha ottenito il permesso a iniziare una relazione con la figlia del boss
giovedì 20 giugno 2024
22.35
L'agguato in cui è rimasto ferito Andrea Fachechi viene da lontano, secondo il collaboratore di giustizia Gaetano Palmieri. E includeva «una somma pari ad 8mila euro» ai componenti del raid armato ed il permesso, concesso solo a chi avrebbe aperto il fuoco, ad iniziare una relazione con la figlia di uno dei boss del rione.
«I contrasti - ha spiegato - erano sorti ad ottobre 2017 per l'accaparramento delle attività illecite a Madonnella», fino al raid armato di via Cattaro, avvenuto il 18 settembre 2018. Il gruppo di fuoco non riuscì però a sequestrare Bruno Di Lauro per farsi riconsegnare un telefono rubato con i contatti degli acquirenti di droga: «I responsabili dell'agguato, che erano sedici», furono tutti ricompensati. Per Palmieri «era stato infatti previsto un compenso di 500 euro per ogni partecipante.
Per effetto del compimento di tale azione di fuoco - è scritto nell'ordinanza del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Francesco Vittorio Rinaldi -, dunque, il gruppo era in credito di 30mila euro nei confronti di Alessandro Ruta», ras degli Strisciuglio. «Pertanto - secondo Palmieri -, dovendo Gianni Di Cosimo e Alessandro Rafaschieri remunerare i partecipanti alla sparatoria, era stato pattuito che i membri degli Strisciuglio sarebbero stati pagati con droga ed armi».
Dieci le persone finite in carcere e ai domiciliari all'alba di martedì: fra questi, oltre a Nicola Primavera detto «Nicolas», già recluso nel penitenziario di Bari, anche Francesco Gismondi, detto «Minchiotto». Gli arrestati - fra cui Francesco Alessandro Rafaschieri - rispondono di duplice tentato omicidio aggravato in concorso, detenzione e porto illegali di armi da fuoco, ricettazione, calunnia e danneggiamento seguito da incendio alle moto usate nell'agguato con la modalità mafiosa.
Secondo Palmieri è stato proprio Gismondi il «materiale autore del ferimento dei soggetti del quartiere Madonnella». L'obiettivo era quello di conquistare l'ambita piazza di spaccio dei Palermiti. Sarebbe stato Gismondi - l'altro sarebbe Roberto Mezzina Troiani - a premere il grilletto di una calibro 9x19 e «per tale motivo - ha spiegato Palmieri -, gli era stata concessa l'autorizzazione a intrattenere una relazione sentimentale con la figlia di Gianni Di Cosimo», boss dell'omonimo clan.
Una «circostanza» che ha trovato «riscontro negli accertamenti» effettuati sul comune profilo Instagram della coppia. «Nella pagina di copertina» social, infatti, è «riportata la data "18.09.18", data che indica l'inizio della loro relazione sentimentale, corrispondente a quella dell'attentato in danno di Fachechi e di Di Lauro».
«I contrasti - ha spiegato - erano sorti ad ottobre 2017 per l'accaparramento delle attività illecite a Madonnella», fino al raid armato di via Cattaro, avvenuto il 18 settembre 2018. Il gruppo di fuoco non riuscì però a sequestrare Bruno Di Lauro per farsi riconsegnare un telefono rubato con i contatti degli acquirenti di droga: «I responsabili dell'agguato, che erano sedici», furono tutti ricompensati. Per Palmieri «era stato infatti previsto un compenso di 500 euro per ogni partecipante.
Per effetto del compimento di tale azione di fuoco - è scritto nell'ordinanza del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Francesco Vittorio Rinaldi -, dunque, il gruppo era in credito di 30mila euro nei confronti di Alessandro Ruta», ras degli Strisciuglio. «Pertanto - secondo Palmieri -, dovendo Gianni Di Cosimo e Alessandro Rafaschieri remunerare i partecipanti alla sparatoria, era stato pattuito che i membri degli Strisciuglio sarebbero stati pagati con droga ed armi».
Dieci le persone finite in carcere e ai domiciliari all'alba di martedì: fra questi, oltre a Nicola Primavera detto «Nicolas», già recluso nel penitenziario di Bari, anche Francesco Gismondi, detto «Minchiotto». Gli arrestati - fra cui Francesco Alessandro Rafaschieri - rispondono di duplice tentato omicidio aggravato in concorso, detenzione e porto illegali di armi da fuoco, ricettazione, calunnia e danneggiamento seguito da incendio alle moto usate nell'agguato con la modalità mafiosa.
Secondo Palmieri è stato proprio Gismondi il «materiale autore del ferimento dei soggetti del quartiere Madonnella». L'obiettivo era quello di conquistare l'ambita piazza di spaccio dei Palermiti. Sarebbe stato Gismondi - l'altro sarebbe Roberto Mezzina Troiani - a premere il grilletto di una calibro 9x19 e «per tale motivo - ha spiegato Palmieri -, gli era stata concessa l'autorizzazione a intrattenere una relazione sentimentale con la figlia di Gianni Di Cosimo», boss dell'omonimo clan.
Una «circostanza» che ha trovato «riscontro negli accertamenti» effettuati sul comune profilo Instagram della coppia. «Nella pagina di copertina» social, infatti, è «riportata la data "18.09.18", data che indica l'inizio della loro relazione sentimentale, corrispondente a quella dell'attentato in danno di Fachechi e di Di Lauro».