Al Miulli un innovativo intervento di microchirurgia tumorale all'appendice
Il paziente, operato dalla squadra del professor Alessandro Verbo, è stato dimesso dopo 7 giorni di degenza nell'ospedale di Acquaviva
mercoledì 23 ottobre 2019
13.34
La chirurgia microinvasiva torna in primo piano all'ospedale Miulli: nel nosocomio di Acquaviva delle Fonti è stato realizzato un innovativo intervento per una patologia tumorale dell'appendice (pseudomixoma), che compariva nel quadro clinico del paziente associata a una carcinosi del peritoneo. Ad eseguire la delicata operazione è stata l'equipe chirurgica diretta dal professor Alessandro Verbo, coadiuvato dai dottori Giovanni Di Palma ed Andrea Madaro, che ha condotto l'intervento nella parte chirurgia in modalità mininvasiva. La complessa operazione chirurgica è stata seguita da una infusione intraoperatoria chemioterapica conosciuta con il nome di Hipec, un trattamento oggi riservato solo ad alcuni centri di eccellenza selezionati da un comitato scientifico nazionale.
L'eccezionalità del caso, infatti, non consiste solo nel combinare chirurgia e chemioterapia nell'ambito della stessa procedura ma nella strategia utilizzata per la bonifica chirurgica. Infatti tutte le fasi si sono svolte per via laparoscopica, senza cioè apertura della parete addominale. I vantaggi della chirurgia mininvasiva, sia in termini di ripresa post-operatoria che di minor tasso di complicanze, hanno permesso di dimettere la paziente dopo soli 7 giorni di degenza.
Ogni anno la carcinosi peritoneale, intesa come progressione dei tumori solidi addominali, colpisce in Italia circa 25mila persone con un significativo peggioramento sia della prognosi sia della qualità della vita dei pazienti. La chemioterapia classica infatti non offre, in tali situazioni, una reale capacità di contenimento della crescita tumorale.
Di recente è venuto in soccorso a questi quadri di malattia avanza una nuova metodica indicata con il nome di Hipec. L'acronimo sta per chemioterapia intraperitoneale ipertermica e va ad identificare l'ultima frontiera per il trattamento di alcune forme di tumori solidi diffusi al peritoneo, precedentemente considerati non curabili. Si tratta di una diversa modalità di distribuire i farmaci antitumorali direttamente nella zona malata. Il cocktail di farmaci, infatti, non viene introdotto per via endovenosa, ma diffuso direttamente nel peritoneo attraverso un "lavaggio" ad alta temperatura (41-42 gradi). Il trattamento è preceduto da una procedura chirurgica che ha lo scopo di asportare tutto il tessuto tumorale presente in addome. È tollerato alla fine della procedura chirurgica un residuo tumorale con elementi che non superino i 2.0 mm di diametro.
Nella procedura sono quindi contemporaneamente presenti due specifiche professionalità: l'equipe chirurgica e il team di oncologi. In questo modo le sostanze antitumorali arrivano a diretto contatto con la cavità addominale precedentemente bonificata dal chirurgo, amplificando l'effetto antitumorale dei farmaci. Non a tutti i tumori si può applicare tale metodica e solo quindi in alcuni tipi se ne può ricorrere: i tumori primitivi della membrana che avvolge gli organi addominali, il mesotelioma peritoneale, il carcinoma sieroso papillare primitivo peritoneale e in tutti quelli che danno metastasi al peritoneo come i tumori dello stomaco, del colon-retto, dell'ovaio e dell'appendice ciecale (Pseudomixoma).
La selezione dei centri autorizzati all'utilizzo dell'Hipec avviene in ragione della presenza di due requisiti fondamentali: personale altamente qualificato (chirurgico e oncologico) e infrastrutture adeguate (attrezzature di sala operatoria, terapia intensiva, etc.). L'ospedale generale "F. Miulli" è dunque posto tra queste eccellenze per due distinte equipe chirurgiche, una per le competenze oncologiche in area ginecologica (diretta dal dott. Francesco Legge) e una di chirurgia oncologica generale diretta dal prof. Alessandro Verbo. Esse si occupano di selezionare e candidare i pazienti suscettibili di tale trattamento in sinergia con l'oncologia medica nelle figure del dottor Giammarco Surico e del dottor Giuseppe Nettis.
L'eccezionalità del caso, infatti, non consiste solo nel combinare chirurgia e chemioterapia nell'ambito della stessa procedura ma nella strategia utilizzata per la bonifica chirurgica. Infatti tutte le fasi si sono svolte per via laparoscopica, senza cioè apertura della parete addominale. I vantaggi della chirurgia mininvasiva, sia in termini di ripresa post-operatoria che di minor tasso di complicanze, hanno permesso di dimettere la paziente dopo soli 7 giorni di degenza.
Ogni anno la carcinosi peritoneale, intesa come progressione dei tumori solidi addominali, colpisce in Italia circa 25mila persone con un significativo peggioramento sia della prognosi sia della qualità della vita dei pazienti. La chemioterapia classica infatti non offre, in tali situazioni, una reale capacità di contenimento della crescita tumorale.
Di recente è venuto in soccorso a questi quadri di malattia avanza una nuova metodica indicata con il nome di Hipec. L'acronimo sta per chemioterapia intraperitoneale ipertermica e va ad identificare l'ultima frontiera per il trattamento di alcune forme di tumori solidi diffusi al peritoneo, precedentemente considerati non curabili. Si tratta di una diversa modalità di distribuire i farmaci antitumorali direttamente nella zona malata. Il cocktail di farmaci, infatti, non viene introdotto per via endovenosa, ma diffuso direttamente nel peritoneo attraverso un "lavaggio" ad alta temperatura (41-42 gradi). Il trattamento è preceduto da una procedura chirurgica che ha lo scopo di asportare tutto il tessuto tumorale presente in addome. È tollerato alla fine della procedura chirurgica un residuo tumorale con elementi che non superino i 2.0 mm di diametro.
Nella procedura sono quindi contemporaneamente presenti due specifiche professionalità: l'equipe chirurgica e il team di oncologi. In questo modo le sostanze antitumorali arrivano a diretto contatto con la cavità addominale precedentemente bonificata dal chirurgo, amplificando l'effetto antitumorale dei farmaci. Non a tutti i tumori si può applicare tale metodica e solo quindi in alcuni tipi se ne può ricorrere: i tumori primitivi della membrana che avvolge gli organi addominali, il mesotelioma peritoneale, il carcinoma sieroso papillare primitivo peritoneale e in tutti quelli che danno metastasi al peritoneo come i tumori dello stomaco, del colon-retto, dell'ovaio e dell'appendice ciecale (Pseudomixoma).
La selezione dei centri autorizzati all'utilizzo dell'Hipec avviene in ragione della presenza di due requisiti fondamentali: personale altamente qualificato (chirurgico e oncologico) e infrastrutture adeguate (attrezzature di sala operatoria, terapia intensiva, etc.). L'ospedale generale "F. Miulli" è dunque posto tra queste eccellenze per due distinte equipe chirurgiche, una per le competenze oncologiche in area ginecologica (diretta dal dott. Francesco Legge) e una di chirurgia oncologica generale diretta dal prof. Alessandro Verbo. Esse si occupano di selezionare e candidare i pazienti suscettibili di tale trattamento in sinergia con l'oncologia medica nelle figure del dottor Giammarco Surico e del dottor Giuseppe Nettis.