Aldo Moro, quella ferita che sanguina ancora dopo quarant'anni

Oggi ricorre l'anniversario del rapimento dello statista e dell'uccisione della sua scorta. Decaro: "Un figlio del Mezzogiorno"

venerdì 16 marzo 2018 10.20
A cura di Fiorella Barile
Un'auto, una Fiat 130, che come ogni mattina porta un deputato, un capo di un partito, un uomo, dalla sua abitazione alla Camera dei deputati, a Roma. Cinque uomini che come ogni mattina accompagnano quell'uomo sul suo posto di lavoro. Famiglie che ignare salutano i loro cari come se dovessero rivederli a cena, davanti ad pasto caldo e un bicchiere di vino. Figli che magari hanno preparato un lavoretto a scuola per la festa del papà che mai però verrà loro consegnato. Quella mattina, il 16 marzo 1978, all'incrocio tra via Mario Fani e via Stresa, a Roma, qualcosa cambia per sempre la vita di 6 persone, delle loro famiglie e di tutta l'Italia: il rapimento e la brutale prigionia, poi sfociata in omicidio, di un personaggio di spicco della politica italiana dell'epoca, Aldo Moro. Era il giorno della presentazione del nuovo governo della Dc, il quarto guidato da Giulio Andreotti, l'auto che trasportava il presidente fu intercettata da un commando delle Brigate Rosse che uccisero uno dopo l'altro con ferocia, i cinque uomini della scorta (Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Francesco Zizzi) e sequestrarono Aldo Moro. Dopo 55 giorni atroci di prigionia in via Camillo Montalcinile i terroristi rossi lo fecero salire nuovamente in auto, una Renault 4 rossa rubata, con la scusa di un nuovo covo. Lui si dovette infilare nel portabagagli. Gli spararono dieci colpi. Il corpo fu fatto ritrovare nella stessa auto il 9 maggio a Roma in via Caetani.
A quarant'anni dalla quella strage stamattina il ricordo di quella Università in cui si formò lo statista, originario di Maglie ma naturalizzato barese. In piazza Aldo Moro presso il monumento a lui dedicato stamattina si è svolta una cerimonia di commemorazione con la deposizione di una corona di alloro da parte del sindaco di Bari Antonio Decaro e poi una Messa nella Cappella del Palazzo Ateneo dell'Università di Bari, officiata da Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo della Diocesi di Bari-Bitonto.
"Oggi - ha detto Decaro - ricordiamo i 40 anni del rapimento di Aldo Moro e commemoriamo le vittime della strage di via Fani. Moro ha sempre avuto un legame molto particolare con questa città, un figlio del Mezzogiorno che ha aiutato la sua terra lungo un percorso complesso di crescita e di sviluppo. Ancora oggi, tutte le volte che da sindaco metropolitano vado in uno dei Comuni della città metropolitana, i cittadini mi indicano la piazza in cui Moro teneva i suoi comizi o riceveva i cittadini tutti i fine settimana. In questi giorni si parla tanto di legami tra le istituzioni, i parlamentari e il territorio: ebbene, lui ha saputo rappresentare la politica al servizio dei cittadini e lo ha dimostrato con la vicinanza e la presenza costante nei territori che componevano il suo collegio elettorale, molto più ampio del suo corrispettivo attuale".
Anche la cultura però omaggerà lo statista stasera con lo spettacolo teatrale "Chi ha paura di Aldo Moro", messo in scena dalla Compagnia Prisma di Giovanni Gentile e Barbara Grilli all'AncheCinema di Bari (https://www.bariviva.it/notizie/chi-ha-paura-di-aldo-moro-bariviva-ne-discute-con-l-autore-giovanni-gentile/).