Alla città di Bari il premio Oscar della salute per il progetto "Food policy"
Vittoria grazie a mensa scolastica bio, contrasto allo spreco, orti urbani e didattici e distribuzione alimentare sociale
mercoledì 29 giugno 2022
Si è tenuta ieri, a Palazzo di città, la conferenza stampa sul premio "Oscar della Salute" conferito alla città di Bari lo scorso 10 giugno ad Ancona, nell'ambito del programma Città Sane dell'OMS, per il Progetto Bari Food Policy.
All'incontro sono intervenuti il docente di Medicina Interna all'Università degli Studi di Bari Antonio Moschetta, la direttrice del Centro interdipartimentale di Uniba "Cibo e Salute" Filomena Corbo, il ricercatore del Ciheam-IAMB Bari Damiano Petruzzella, le assessore comunali al Welfare e alle Politiche educative, Francesca Bottalico e Paola Romano, e i delegati per la rete della Città Sane Giuseppe Cascella e Loredana Battista.
La rete Città Sane è un network nazionale di città, promosso dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l'Agenzia specializzata delle Nazioni Unite per la Salute, che dal 1948 opera con l'obiettivo di assicurare alla popolazione mondiale il più alto livello di salute, per sviluppare politiche locali sul tema della salute urbana, della prevenzione e della promozione di stili di vita sostenibili.
La Città di Bari, nell'occasione del Premio, ha candidato la redigenda Food Policy di Bari che si compone di una serie di azioni pilota che l'amministrazione ha portato avanti negli anni, tra cui la mensa scolastica bio, il programma Bari Social Food per il contrasto allo spreco alimentare, le politiche sugli orti urbani e didattici (Rigenerazioni Creative e Orti didattici) e le misure solidaristiche sulla distribuzione alimentare sociale.
«Questo premio, ritirato ad Ancona una quindicina di giorni fa - ha detto Giuseppe Cascella- pone Bari a livello di città come Milano, che su argomenti come l'alimentazione e la salute sono all'avanguardia, basti ricordare l'Expo 2015. La nostra partecipazione alla Rete Città Sane è importante perché le città, attraverso politiche virtuose, possono agire efficacemente sulle cause che condizionano la salute delle comunità, come le problematiche ambientali, la denutrizione, l'esclusione sociale, la scarsa prevenzione. L'OMS da tempo ha operato una rivoluzione copernicana sul concetto di salute, promuovendo l'approccio One Health, recepito anche dal nostro Istituto Superiore di Sanità, ossia un orientamento strategico che integra le azioni di tutela e promozione della salute nella progettazione urbana, sottolineando la forte interdipendenza tra il benessere fisico, psichico e sociale e l'ambiente urbano in cui si vive. Attraverso la food policy, incardinata nel Gabinetto del sindaco, e trasversale a diversi assessorati, il Comune di Bari si sta impegnando a orientare le scelte delle famiglie in relazione ai consumi alimentari negli aspetti nutrizionali (per prevenire ad esempio l'obesità infantile, problematiche cardiovascolari, diabete), di sicurezza alimentare (promozione di filiere controllate e territoriali), etici (promozione di produzioni che rispettino il diritto dei lavoratori in contrasto al caporalato, valorizzazione dell'economia locale), sociali (promozione di misure di contrasto allo spreco alimentare e di food sharing), ambientali (promozione di packaging plastic free), al fine di migliorare la qualità della vita delle persone e favorire nuove relazioni sul tema del cibo sano e dell'alimentazione».
«La rete, promossa dall'OMS - ha spiegato Loredana Battista - ci permette di collegarci con altre città italiane e straniere, pur essendoci iscritti solo a gennaio. Il progetto, che ha coinvolto circa 150 città italiane, ci ha consentito di ottenere questo riconoscimento, molto importante soprattutto nella prospettiva di comprendere quello che è veramente importante per noi riguardo l'alimentazione, la salute, il benessere e, non ultimo aspetto del problema, la lotta agli sprechi alimentari e di agire di conseguenza».
Il professor Moschetta ha fornito alcuni dati sulle abitudini alimentari in età pediatrica: «Il progetto Occhio alla Salute del ministero della Sanità ha rilevato che nell'anno 2006 l'Italia si poneva al secondo posto rispetto alla quantità di bambini obesi o in sovrappeso, dieci anni dopo la nostra regione era scesa al sesto posto di questa classifica negativa. Questo significa che, ad esempio nelle scuole, si è fatta tanta strada in tema di educazione alimentare dei bambini. Grazie anche ad una serie di iniziative importanti, parlare di cibo significa parlare di salute e, in definitiva, di una concreta riduzione di tante patologie nel futuro. In campo oncologico, ad esempio, attualmente a Bari, a distanza di 5 anni dalla prima diagnosi, si riscontra un 60% circa di pazienti che non presentano più il tumore, mentre la media in Europa è intorno al 57%. Questo risultato è ancora più sorprendente se si pensa che negli anni '90 si arrivava appena al 31 %. E tutto questo è dovuto certamente a una corretta educazione alimentare e a nuovi stili di vita, valori che devono essere diffusi tra fasce sempre più ampie della popolazione».
«Questo è un progetto che parte dai più piccoli, proprio perché è necessario creare un percorso educativo e pedagogico - ha continuato Paola Romano - sin dalla più tenera età. I dati pugliesi non sono ancora soddisfacenti, perché un bambino su cinque rischia l'obesità ed è per questo che siamo partiti dalle scuole con un'educazione alimentare sul campo, creando una rete di orti didattici con cui porteremo avanti un programma di educazione alimentare e di sostenibilità rivolto non solo ai bambini, ma anche ai genitori».
La professoressa Filomena Corbo ha parlato del contributo che l'università potrà offrire, tra l'altro quello di «Selezionare, tra i tanti alimenti della nostra regione, quelli che abbiano al loro interno quelle molecole bioattive che possono incidere attivamente sulle cosiddette malattie non trasmissibili, tra cui l'obesità infantile».
«Da due anni l'assessorato al Welfare porta avanti il progetto Bari Social Food - ha concluso Francesca Bottalico -, il primo progetto pubblico di contrasto agli sprechi alimentari, raccolta e redistribuzione delle eccedenze tra persone e nuclei familiari in condizioni di disagio socio-economico per la promozione, nel medio-lungo periodo, di una maggiore sensibilità e consapevolezza sui temi dello spreco e dell'impatto ambientale, sociale ed economico che il mancato utilizzo delle risorse eccedenti comporta».
Da oggi, mercoledì 29 giugno, negli spazi dell'Urban Center di via de Bellis (con inizio alle ore 17), partiranno 5 focus group con stakeholders privilegiati chiamati a riflettere su diversi temi individuati secondo il seguente programma:
- 29 giugno: Filiere agrifood e trasformazione alimentare
- 12 luglio: Distribuzione e ristorazione
- 13 luglio:Reti e attori sociali (spreco, attivismo urbano, civismo alimentare)
- 6 settembre: Consumatori e giunte alimentare
- 8 settembre: Nutrizione e salute.
Le azioni pilota della Food Policy già sperimentate in questi anni dal Comune di Bari e vincitrici dell'Oscar della Salute sono le seguenti:
All'incontro sono intervenuti il docente di Medicina Interna all'Università degli Studi di Bari Antonio Moschetta, la direttrice del Centro interdipartimentale di Uniba "Cibo e Salute" Filomena Corbo, il ricercatore del Ciheam-IAMB Bari Damiano Petruzzella, le assessore comunali al Welfare e alle Politiche educative, Francesca Bottalico e Paola Romano, e i delegati per la rete della Città Sane Giuseppe Cascella e Loredana Battista.
La rete Città Sane è un network nazionale di città, promosso dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l'Agenzia specializzata delle Nazioni Unite per la Salute, che dal 1948 opera con l'obiettivo di assicurare alla popolazione mondiale il più alto livello di salute, per sviluppare politiche locali sul tema della salute urbana, della prevenzione e della promozione di stili di vita sostenibili.
La Città di Bari, nell'occasione del Premio, ha candidato la redigenda Food Policy di Bari che si compone di una serie di azioni pilota che l'amministrazione ha portato avanti negli anni, tra cui la mensa scolastica bio, il programma Bari Social Food per il contrasto allo spreco alimentare, le politiche sugli orti urbani e didattici (Rigenerazioni Creative e Orti didattici) e le misure solidaristiche sulla distribuzione alimentare sociale.
«Questo premio, ritirato ad Ancona una quindicina di giorni fa - ha detto Giuseppe Cascella- pone Bari a livello di città come Milano, che su argomenti come l'alimentazione e la salute sono all'avanguardia, basti ricordare l'Expo 2015. La nostra partecipazione alla Rete Città Sane è importante perché le città, attraverso politiche virtuose, possono agire efficacemente sulle cause che condizionano la salute delle comunità, come le problematiche ambientali, la denutrizione, l'esclusione sociale, la scarsa prevenzione. L'OMS da tempo ha operato una rivoluzione copernicana sul concetto di salute, promuovendo l'approccio One Health, recepito anche dal nostro Istituto Superiore di Sanità, ossia un orientamento strategico che integra le azioni di tutela e promozione della salute nella progettazione urbana, sottolineando la forte interdipendenza tra il benessere fisico, psichico e sociale e l'ambiente urbano in cui si vive. Attraverso la food policy, incardinata nel Gabinetto del sindaco, e trasversale a diversi assessorati, il Comune di Bari si sta impegnando a orientare le scelte delle famiglie in relazione ai consumi alimentari negli aspetti nutrizionali (per prevenire ad esempio l'obesità infantile, problematiche cardiovascolari, diabete), di sicurezza alimentare (promozione di filiere controllate e territoriali), etici (promozione di produzioni che rispettino il diritto dei lavoratori in contrasto al caporalato, valorizzazione dell'economia locale), sociali (promozione di misure di contrasto allo spreco alimentare e di food sharing), ambientali (promozione di packaging plastic free), al fine di migliorare la qualità della vita delle persone e favorire nuove relazioni sul tema del cibo sano e dell'alimentazione».
«La rete, promossa dall'OMS - ha spiegato Loredana Battista - ci permette di collegarci con altre città italiane e straniere, pur essendoci iscritti solo a gennaio. Il progetto, che ha coinvolto circa 150 città italiane, ci ha consentito di ottenere questo riconoscimento, molto importante soprattutto nella prospettiva di comprendere quello che è veramente importante per noi riguardo l'alimentazione, la salute, il benessere e, non ultimo aspetto del problema, la lotta agli sprechi alimentari e di agire di conseguenza».
Il professor Moschetta ha fornito alcuni dati sulle abitudini alimentari in età pediatrica: «Il progetto Occhio alla Salute del ministero della Sanità ha rilevato che nell'anno 2006 l'Italia si poneva al secondo posto rispetto alla quantità di bambini obesi o in sovrappeso, dieci anni dopo la nostra regione era scesa al sesto posto di questa classifica negativa. Questo significa che, ad esempio nelle scuole, si è fatta tanta strada in tema di educazione alimentare dei bambini. Grazie anche ad una serie di iniziative importanti, parlare di cibo significa parlare di salute e, in definitiva, di una concreta riduzione di tante patologie nel futuro. In campo oncologico, ad esempio, attualmente a Bari, a distanza di 5 anni dalla prima diagnosi, si riscontra un 60% circa di pazienti che non presentano più il tumore, mentre la media in Europa è intorno al 57%. Questo risultato è ancora più sorprendente se si pensa che negli anni '90 si arrivava appena al 31 %. E tutto questo è dovuto certamente a una corretta educazione alimentare e a nuovi stili di vita, valori che devono essere diffusi tra fasce sempre più ampie della popolazione».
«Questo è un progetto che parte dai più piccoli, proprio perché è necessario creare un percorso educativo e pedagogico - ha continuato Paola Romano - sin dalla più tenera età. I dati pugliesi non sono ancora soddisfacenti, perché un bambino su cinque rischia l'obesità ed è per questo che siamo partiti dalle scuole con un'educazione alimentare sul campo, creando una rete di orti didattici con cui porteremo avanti un programma di educazione alimentare e di sostenibilità rivolto non solo ai bambini, ma anche ai genitori».
La professoressa Filomena Corbo ha parlato del contributo che l'università potrà offrire, tra l'altro quello di «Selezionare, tra i tanti alimenti della nostra regione, quelli che abbiano al loro interno quelle molecole bioattive che possono incidere attivamente sulle cosiddette malattie non trasmissibili, tra cui l'obesità infantile».
«Da due anni l'assessorato al Welfare porta avanti il progetto Bari Social Food - ha concluso Francesca Bottalico -, il primo progetto pubblico di contrasto agli sprechi alimentari, raccolta e redistribuzione delle eccedenze tra persone e nuclei familiari in condizioni di disagio socio-economico per la promozione, nel medio-lungo periodo, di una maggiore sensibilità e consapevolezza sui temi dello spreco e dell'impatto ambientale, sociale ed economico che il mancato utilizzo delle risorse eccedenti comporta».
Da oggi, mercoledì 29 giugno, negli spazi dell'Urban Center di via de Bellis (con inizio alle ore 17), partiranno 5 focus group con stakeholders privilegiati chiamati a riflettere su diversi temi individuati secondo il seguente programma:
- 29 giugno: Filiere agrifood e trasformazione alimentare
- 12 luglio: Distribuzione e ristorazione
- 13 luglio:Reti e attori sociali (spreco, attivismo urbano, civismo alimentare)
- 6 settembre: Consumatori e giunte alimentare
- 8 settembre: Nutrizione e salute.
Le azioni pilota della Food Policy già sperimentate in questi anni dal Comune di Bari e vincitrici dell'Oscar della Salute sono le seguenti:
- Mense Scolastiche Green
- Orti e agricoltura periurbana
- Distribuzione alimentare covid e contrasto alle povertà
- Contrasto allo spreco alimentare
- Reinserimento dei giovani nell'agricoltura sociale
- Orti didattici ed outdoor education
- Ricerca universitaria su cibo e salute