Anche a Bari la protesta delle "Mascherine tricolori" contro Conte: «Salute al primo posto»
Il collettivo ha esposto uno striscione all'esterno dell'ospedale Di Venere. Iniziativa replicata in 100 città italiane
venerdì 18 dicembre 2020
12.58
"La salute non doveva essere al primo posto? Conte vattene". È il messaggio di protesta che il collettivo delle "Mascherine tricolori" ha esposto a Bari e in altre 100 città italiane per contestare l'operato del governo Conte in materia di contrasto al Covid-19 e alla gestione dei fondi europei che arriveranno dal "Recovery plan".
A Bari lo striscione è stato esposto negli scorsi giorni all'esterno dell'ospedale Di Venere.
«È con questo slogan che le Mascherine tricolori all'ingresso dell'ospedale "Di Venere" di Bari Carbonara hanno duramente contestato il Governo, reo di voler relegare la sanità all'ultimo posto tra le voci di finanziamento del Recovery Plan. La protesta ha toccato oltre 100 città italiane con striscioni affissi davanti ai principali ospedali e ha coinvolto decine di medici e personale sanitario al grido di "la sanità al primo posto"», si legge in una nota della Mascherine tricolori.
«Per mesi - proseguono - abbiamo assistito a martellanti proclami del Governo sulla necessità di rinforzare il sistema ospedaliero, aumentando i posti in terapia intensiva ed investendo nell'organico del personale medico-sanitario, per scongiurare una seconda ondata Covid. Annunci rimasti vuoti proclami persi tra banchi a rotelle arrivati a scuole già chiuse, casse integrazione ancora da percepire e bonus monopattini. Ora scopriamo che la bozza del Recovery plan prevede per la sanità solo 9 miliardi dei 193 miliardi messi a disposizione tra sovvenzioni e prestiti alle Ue, relegandola incredibilmente all'ultimo posto dietro a voci come "transizione ecologica" e "parità di genere" che sicuramente poco hanno a che fare con l'emergenza economico e sociale attuale».
Per il collettivo di protesta si tratta di «Uno schiaffo a tutti coloro che in questi mesi sono stati in prima linea nelle strutture ospedaliere e di assistenza e un'assurda marcia indietro di un esecutivo che da mesi utilizza l'espressione "emergenza sanitaria" per governare a colpi di Dcpm privando i cittadini di libertà fondamentali e portando, grazie a scelte scellerate, la nostra economia ogni di giorno di più vicina al baratro. Una mossa, infine, che lascia intendere l'utilizzo del "Mes sanitario", ovvero l'ennesimo attacco da parte delle istituzioni europee alla sovranità nazionale, le quali in maniera più stringente potranno decidere e influenzare una politica di spesa italiana già fortemente vincolata agli assurdi trattati europei».
A Bari lo striscione è stato esposto negli scorsi giorni all'esterno dell'ospedale Di Venere.
«È con questo slogan che le Mascherine tricolori all'ingresso dell'ospedale "Di Venere" di Bari Carbonara hanno duramente contestato il Governo, reo di voler relegare la sanità all'ultimo posto tra le voci di finanziamento del Recovery Plan. La protesta ha toccato oltre 100 città italiane con striscioni affissi davanti ai principali ospedali e ha coinvolto decine di medici e personale sanitario al grido di "la sanità al primo posto"», si legge in una nota della Mascherine tricolori.
«Per mesi - proseguono - abbiamo assistito a martellanti proclami del Governo sulla necessità di rinforzare il sistema ospedaliero, aumentando i posti in terapia intensiva ed investendo nell'organico del personale medico-sanitario, per scongiurare una seconda ondata Covid. Annunci rimasti vuoti proclami persi tra banchi a rotelle arrivati a scuole già chiuse, casse integrazione ancora da percepire e bonus monopattini. Ora scopriamo che la bozza del Recovery plan prevede per la sanità solo 9 miliardi dei 193 miliardi messi a disposizione tra sovvenzioni e prestiti alle Ue, relegandola incredibilmente all'ultimo posto dietro a voci come "transizione ecologica" e "parità di genere" che sicuramente poco hanno a che fare con l'emergenza economico e sociale attuale».
Per il collettivo di protesta si tratta di «Uno schiaffo a tutti coloro che in questi mesi sono stati in prima linea nelle strutture ospedaliere e di assistenza e un'assurda marcia indietro di un esecutivo che da mesi utilizza l'espressione "emergenza sanitaria" per governare a colpi di Dcpm privando i cittadini di libertà fondamentali e portando, grazie a scelte scellerate, la nostra economia ogni di giorno di più vicina al baratro. Una mossa, infine, che lascia intendere l'utilizzo del "Mes sanitario", ovvero l'ennesimo attacco da parte delle istituzioni europee alla sovranità nazionale, le quali in maniera più stringente potranno decidere e influenzare una politica di spesa italiana già fortemente vincolata agli assurdi trattati europei».