Antonella uccisa al Bahia con «un solo colpo». Il gip: «Omicidio mafioso»
Convalidato il fermo di Lavopa, 21enne reo confesso. C'è l'aggravante mafiosa. Altre tre persone indagate per favoreggiamento
giovedì 26 settembre 2024
8.21
Ha raccontato di essere «pentito» per quanto fatto e «dispiaciuto» per la morte della ragazza, avvenuta al culmine di una lite degenerata. Sarebbero state vecchie ruggini, dunque, a scatenare la furia omicida di Michele Lavopa accusato di aver ucciso Antonia Lopez, domenica scorsa, all'interno del Bahia Beach di Molfetta.
A riferirlo, nelle due ore di interrogatorio dinanzi al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Francesco Vittorio Rinaldi, che ha convalidato il fermo e riconosciuto l'aggravante mafiosa, come chiesto dall'Antimafia, è stato il 21enne del San Paolo, reo confesso e accusato del delitto della 19enne. Nel pomeriggio di ieri, intanto, nell'Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari, si è svolta anche l'autopsia sul corpo della vittima da parte del medico legale Sara Sablone.
L'esame ha accertato come sia stato soltanto un proiettile ad uccidere la giovane: il colpo, infatti, che non avrebbe colpito la ragazza alle spalle, è penetrato nella regione toracica, interessando i grossi vasi e causando uno shock emorragico. Lavopa, intanto, da domenica, è nel carcere di Bari: ha detto di avere sparato con l'intenzione, però, di colpire Eugenio Palermiti, si è detto dispiaciuto per la morte della ragazza, uccisa per errore, e ha confermato quanto riferito dopo il fermo.
Stando a quanto detto da «Tupac» - il soprannome di Lavopa, difeso dall'avvocato Nicola Martino, l'esplosione di sette colpi sarebbe avvenuta per rispondere ad una provocazione subita e a vecchie ruggini tra i due. Per trovarle gli inquirenti hanno dovuto fare un salto nel tempo, a sette anni fa: Lavopa, per questioni legate a relazioni sentimentali, sarebbe stato vittima di un pestaggio avvenuto al Fortino, a Bari, da parte del gruppo di Palermiti che fu filmato e fatto circolare in chat.
Il giovane, infatti, ha ammesso di avere sparato a seguito di una lite avvenuta con un gruppo di giovani, come reazione al fatto che Palermiti avrebbe a sua volta tentato di estrarre un'arma. Ha spiegato, quindi, che si è sentito minacciato ed ha reagito impugnando una calibro 7.65, uccidendo la 19enne e colpendo quattro ragazzi, tra cui il nipote del boss di Japigia, con cui aveva avuto un alterco. Nelle indagini dei Carabinieri, poi, fondamentali sono state le telecamere del locale.
Dall'incrocio di testimonianze e filmati, i militari sono riusciti ad individuare in Lavopa il presunto autore. Altri tre giovani sono indagati per favoreggiamento, per aver aiutato Lavopa a nascondere l'arma, trovata a Bitonto. La salma, infine, in attesa del nulla osta per le esequie, è vegliata nell'obitorio del Policlinico di Bari.
A riferirlo, nelle due ore di interrogatorio dinanzi al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Francesco Vittorio Rinaldi, che ha convalidato il fermo e riconosciuto l'aggravante mafiosa, come chiesto dall'Antimafia, è stato il 21enne del San Paolo, reo confesso e accusato del delitto della 19enne. Nel pomeriggio di ieri, intanto, nell'Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari, si è svolta anche l'autopsia sul corpo della vittima da parte del medico legale Sara Sablone.
L'esame ha accertato come sia stato soltanto un proiettile ad uccidere la giovane: il colpo, infatti, che non avrebbe colpito la ragazza alle spalle, è penetrato nella regione toracica, interessando i grossi vasi e causando uno shock emorragico. Lavopa, intanto, da domenica, è nel carcere di Bari: ha detto di avere sparato con l'intenzione, però, di colpire Eugenio Palermiti, si è detto dispiaciuto per la morte della ragazza, uccisa per errore, e ha confermato quanto riferito dopo il fermo.
Stando a quanto detto da «Tupac» - il soprannome di Lavopa, difeso dall'avvocato Nicola Martino, l'esplosione di sette colpi sarebbe avvenuta per rispondere ad una provocazione subita e a vecchie ruggini tra i due. Per trovarle gli inquirenti hanno dovuto fare un salto nel tempo, a sette anni fa: Lavopa, per questioni legate a relazioni sentimentali, sarebbe stato vittima di un pestaggio avvenuto al Fortino, a Bari, da parte del gruppo di Palermiti che fu filmato e fatto circolare in chat.
Il giovane, infatti, ha ammesso di avere sparato a seguito di una lite avvenuta con un gruppo di giovani, come reazione al fatto che Palermiti avrebbe a sua volta tentato di estrarre un'arma. Ha spiegato, quindi, che si è sentito minacciato ed ha reagito impugnando una calibro 7.65, uccidendo la 19enne e colpendo quattro ragazzi, tra cui il nipote del boss di Japigia, con cui aveva avuto un alterco. Nelle indagini dei Carabinieri, poi, fondamentali sono state le telecamere del locale.
Dall'incrocio di testimonianze e filmati, i militari sono riusciti ad individuare in Lavopa il presunto autore. Altri tre giovani sono indagati per favoreggiamento, per aver aiutato Lavopa a nascondere l'arma, trovata a Bitonto. La salma, infine, in attesa del nulla osta per le esequie, è vegliata nell'obitorio del Policlinico di Bari.