Asl Bari, appalti in cambio di regali e favori: 10 arresti, i dettagli

L'inchiesta della Guardia di Finanza. Le intercettazioni: «Se ti trovano i soldi in casa dì che è l'eredità di tuo padre»

martedì 12 novembre 2024 11.42
Appalti per la manutenzione degli ospedali dell'Asl di Bari affidati ad imprenditori amici in cambio di regali e di favori. Nella mattinata odierna, i finanzieri del Comando Provinciale di Bari hanno dato esecuzione nelle province di Bari e Taranto a un'ordinanza applicativa di misure cautelari personali nei confronti di 10 persone (6 in carcere, 4 agli arresti domiciliari), emessa dal giudice per le indagini preliminari del locale Tribunale, Giuseppe Ronzino, su richiesta di questa Procura della Repubblica.

Le persone destinatarie del provvedimento cautelare sono indagate (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa), in concorso tra loro e a vario titolo, per le ipotesi delittuose di associazione per delinquere, corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio, falso, turbata libertà degli incanti e subappalti illeciti.

L'odierna operazione costituisce l'epilogo di un'articolata attività di indagine, coordinata da questo Ufficio giudiziario e delegata al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari, che ha consentito di disvelare un sistema diffuso di corruzione all'interno dell'Asl barese, da cui si rileverebbe un quadro inquietante di collusione e mercificazioni seriali della funzione pubblica, rivelatore dell'esistenza di una deviazione patologica e sistematica dai principi di imparzialità e lealtà che devono ispirare l'azione del pubblico ufficiale.

I tempestivi e minuziosi approfondimenti investigativi condotti dai finanzieri mediante il ricorso a indagini tecniche, analisi dei tabulati telefonici, servizi di osservazione, controllo e pedinamento hanno consentito di acquisire un grave quadro indiziario in ordine alla commissione di plurimi reati contro la pubblica amministrazione.

Lo sviluppo delle investigazioni ha permesso di accertare che le condotte illecite sarebbero da inquadrare in un vero e proprio "sistema" standardizzato di condotte delittuose attuato mediante la condivisione di informazioni riservate tra i pubblici ufficiali e gli imprenditori riguardanti i lavori da realizzare presso le strutture della azienda sanitaria locale barese, concretizzando, in taluni casi, il turbamento del procedimento amministrativo finalizzato a condizionare le modalità di scelta del contraente.

Da rimarcare, in particolare, le condotte delittuose poste in essere da un nucleo centrale di 6 soggetti, tratti in arresto anche per il reato di associazione per delinquere, rientrante in un vero e proprio "schema" reiterato in occasione dell'approvazione di atti amministrativi (es. perizie di variante, compensazioni, ecc.) ovvero del pagamento alle imprese dei rispettivi Stati di Avanzamento Lavori.

In particolare, secondo l'impostazione accusatoria accolta dal G.I.P. (allo stato, fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) le attività di indagine avrebbero permesso di dimostrare: Gli indagati avrebbero, inoltre, dimostrato di possedere una spiccata propensione a delinquere riscontrabile, tra l'altro, dal sistematico ricorso a particolari accorgimenti finalizzati ad eludere eventuali attività tecniche in corso.

Tra le particolari accortezze adottate si segnala la prassi dei pubblici ufficiali di far depositare agli imprenditori i telefoni cellulari nei loro uffici, per poi invitarli a proseguire gli incontri in luoghi di passaggio o fuori dai locali che ospitano gli uffici dall'ASL Bari.

Significativo, altresì, l'utilizzo, da parte degli stessi, di fogli di carta per evitare comunicazioni verbali all'interno degli uffici, dagli stessi definiti "pizzini", attraverso i quali veicolare informazioni "sensibili".

Altro episodio sintomatico della capacità degli arrestati di dissimulare la realtà riviene dalla narrazione sulle giustificazioni che uno di essi avrebbe addotto in presenza di un'attività di perquisizione: «…se vengo a fare una perquisizione a casa tua e ti trovo 20 mila euro in contanti, tu puoi dire: "Io quei 20 mila euro li ho avuti da mio padre che mi ha dato…"… (…) "…mi ha dato l'eredità, ce li aveva", oppure: "Io percepisco il fitto a nero, quelli sono tutti i fitti che io ho percepito e che ho tenuto… che ho tenuto da parte". Tu lo puoi dimostrare che è una tangente? No. Allora il cristiano lo puoi arrestare, però poi al processo, o comunque lo puoi indagare, ma al processo se ne uscirà pulito perché quello… l'avvocato dimostrerà che quei soldi dove sta scritto che è la tangente? Mica sta scritto sopra alla banconota "Tangente". Quindi tu… (…) …per poter arrestare e fare il mazzo, devi fare… devi avere la flagranza di reato, che è una cosa quasi impossibile da fare"»;

Sono, altresì, in corso nella mattinata odierna decine di perquisizione nei confronti dei 17 soggetti complessivamente indagati, delle persone giuridiche e dell'ente pubblico coinvolti, nel cui ambito sono stati impiegati oltre 100 finanzieri, nonchè i cash dog in uso alle unità cinofile della Guardia di Finanza con il preciso scopo di rinvenire denaro contante, eventualmente occultato nel corso delle predette attività, profitto di reato.