Associazione mafiosa e droga, nove condanne per gli Strisciuglio

Ieri la sentenza di primo grado: a Genchi 21 anni di carcere, 16 anni per Capodiferro, Lafirenze e Raggi

giovedì 12 dicembre 2024 11.09
A cura di Nicola Miccione
Vige la logica della mafia: dopo l'ordinanza del 2021, lo ha riconosciuto pure il Tribunale di Bari (presidente Marco Guida) che ha condannato altre nove persone (quattro sono state assolte) del clan mafioso Strisciuglio, imputate fra l'altro per associazione mafiosa, traffico e detenzione di droga, armi, estorsioni e lesioni.

Nove condanne e quattro assoluzioni. Severe, in primo grado, al termine di un processo celebrato col giudizio ordinario, le pene per gli imputati Vito Genchi (21 anni in continuazione), Gaetano Capodiferro, Natasha Lafirenze e Vito Raggi (16 anni), Giuseppe Ladisa e Emanuele Rafaschieri (14 anni), Antonio Pastorello (11 anni), Salvatore Ficarelli (7 anni e 2 mesi) e Cosimo Modugno (2 anni). Assolti in quattro: Alessio De Marco, Nicola Di Palo, Mario Grassi ed Antonio Rizzo.

Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, traffico e detenzione di droga e armi, estorsioni a commercianti, lesioni e una rissa nel carcere di Bari risalente al gennaio 2016 che coinvolse 41 detenuti con lamette e taglierini, nella quale rimasero feriti alcuni agenti. Al processo s'è arrivati dopo gli arresti del 26 aprile 2021 da Carabinieri e Polizia nell'attività "Vortice-Maestrale", diretta dai pubblici ministeri antimafia Iolanda Daniela Chimienti e Marco D'Agostino.

L'attività investigativa, grazie alle dichiarazioni di 21 collaboratori di giustizia, ha ricostruito la gerarchia e le attività illecite del clan, dal 2015, per il controllo del territorio nei quartieri baresi Libertà, roccaforte storica del gruppo mafioso, San Paolo, San Pio-Enziteto, Santo Spirito e San Girolamo e nei comuni di Palo del Colle, Conversano e Rutigliano. Tra gli episodi contestati ci sono un tentativo di intimidazione alla famiglia di un "pentito", aggressioni e varie lettere dal carcere.

Nel corso delle attività di indagine sono state registrate le mire espansionistiche del clan mafioso e la proliferazione dello stesso nell'area metropolitana, attorno alle figure di Lorenzo Caldarola, Vito Valentino, Alessandro Ruta, Saverio Faccilongo e Giacomo Campanale, responsabili delle articolazioni territoriali. È stato, altresì, accertato come il sodalizio abbia assunto il controllo delle piazze di spaccio, riversando nella vendita al dettaglio i rifornimenti di sostanze stupefacenti.

L'organizzazione mafiosa colpita aveva preso il sopravvento sul clan Mercante nel rione Libertà, acquisendo, in quella parte nevralgica del capoluogo pugliese, il controllo esclusivo delle attività di spaccio e delle estorsion. Gli imputati sono stati condannati a risarcire le parti civili: l'associazione Libera e il Comune di Bari.