Autonomia regioni del Nord, Decaro: «Anci non contraria, ma occorre mettere paletti»
La posizione della Ggil, Gigia Bucci: «Manovra che si sta svolgendo senza dibattito pubblico»
venerdì 15 febbraio 2019
19.35
Il Consiglio dei ministri ha avviato il percorso delle intese con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna che dovrebbe portare ad attribuire a queste regioni una serie di competenze che incidono sulla vita dei cittadini: dalla scuola, alla sanità, dalle casse di risparmio fino alla sicurezza sul lavoro.
Una novità, se non una rivoluzione, che entusiasma la maggior parte degli abitanti delle tre Regioni, ma spaventa i residenti del Sud che temono il venir meno di risorse che assicurano i servizi di base.
Il presidente Anci Antonio Decaro, in una conferenza organizzata da Cgil e tenutasi questo pomeriggio nel Palazzo di città di Bari, sulla questione ha detto: «A nome dell'Anci dico che i Comuni non sono contrari alle autonomie, essendo quelle locali le autonomie per eccellenza. I Comuni sono le autonomie locali. Però in questo processo in cui alcune Regioni vogliono configurare in chiave propria delle funzioni dello Stato sulla specificità delle comunità che loro rappresentano e guidano, noi abbiamo la necessità di porre dei paletti».
Tali paletti, per Decaro, sono: «Innanzitutto la tutela dell'unità giuridica ed economica della nostra Repubblica, la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni che riguardano in particolare i diritti civili e sociali, e la tutela delle funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane».
Gigia Bucci, segretario di Cgil Bari, ha aggiunto: «Questa manovra si sta svolgendo senza dibattito pubblico nazionale rispetto a una manovra che avrà delle conseguenze su tutti i cittadini, per questo ci mobiliteremo la in maniera unitaria con Cisl e Uil. Non ci tranquillizza l'esito del consiglio dei ministri di ieri ma non ci rassegniamo al declino. La manifestazione del 9 febbraio ha ridato slancio all'unità sindacale e intendiamo mobilitarci e continuare l'azione di sensibilizzazione insieme al dibattito pubblico in tutti i comuni dell'area metropolitana ai cui sindaci abbiamo rivolto un accorato appello. Non vogliamo lasciare indietro nessuno, neanche i cittadini di Veneto e Lombardia per tenere in piedi l'unità del paese e l'idea di democrazia alla base di questo paese che è a rischio».
Pino Gesmundo, segretario di Cgil Puglia, dice: «Siamo convinti che quel residuo fiscale di cui si parla non sia determinato dal mercato che il mezzogiorno produce in favore del nord? Dalle aziende che fatturano ai giovani che lavorano al Nord, il Mezzogiorno resta un volano di sviluppo per questo paese e la classe politica di questa terra deve spiegare ai cittadini l'interconnessione in atto rispetto ai diritti costituzionali: o si va avanti tutti insieme o si arretra tutti quanti. C'è necessità di aggregare e non di dividere».
Una novità, se non una rivoluzione, che entusiasma la maggior parte degli abitanti delle tre Regioni, ma spaventa i residenti del Sud che temono il venir meno di risorse che assicurano i servizi di base.
Il presidente Anci Antonio Decaro, in una conferenza organizzata da Cgil e tenutasi questo pomeriggio nel Palazzo di città di Bari, sulla questione ha detto: «A nome dell'Anci dico che i Comuni non sono contrari alle autonomie, essendo quelle locali le autonomie per eccellenza. I Comuni sono le autonomie locali. Però in questo processo in cui alcune Regioni vogliono configurare in chiave propria delle funzioni dello Stato sulla specificità delle comunità che loro rappresentano e guidano, noi abbiamo la necessità di porre dei paletti».
Tali paletti, per Decaro, sono: «Innanzitutto la tutela dell'unità giuridica ed economica della nostra Repubblica, la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni che riguardano in particolare i diritti civili e sociali, e la tutela delle funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane».
Gigia Bucci, segretario di Cgil Bari, ha aggiunto: «Questa manovra si sta svolgendo senza dibattito pubblico nazionale rispetto a una manovra che avrà delle conseguenze su tutti i cittadini, per questo ci mobiliteremo la in maniera unitaria con Cisl e Uil. Non ci tranquillizza l'esito del consiglio dei ministri di ieri ma non ci rassegniamo al declino. La manifestazione del 9 febbraio ha ridato slancio all'unità sindacale e intendiamo mobilitarci e continuare l'azione di sensibilizzazione insieme al dibattito pubblico in tutti i comuni dell'area metropolitana ai cui sindaci abbiamo rivolto un accorato appello. Non vogliamo lasciare indietro nessuno, neanche i cittadini di Veneto e Lombardia per tenere in piedi l'unità del paese e l'idea di democrazia alla base di questo paese che è a rischio».
Pino Gesmundo, segretario di Cgil Puglia, dice: «Siamo convinti che quel residuo fiscale di cui si parla non sia determinato dal mercato che il mezzogiorno produce in favore del nord? Dalle aziende che fatturano ai giovani che lavorano al Nord, il Mezzogiorno resta un volano di sviluppo per questo paese e la classe politica di questa terra deve spiegare ai cittadini l'interconnessione in atto rispetto ai diritti costituzionali: o si va avanti tutti insieme o si arretra tutti quanti. C'è necessità di aggregare e non di dividere».