Bando Urbis, finanziate 66 attività di imprenditoria sociale. Boom a Libertà e San Paolo
La misura prevede incentivi da 15mila a 40mila euro a fondo perduto. Decaro: «Bari vuole scommettere su se stessa»
lunedì 9 settembre 2019
15.10
Sono 66 le attività finanziate a Bari dalla prima edizione del bando Urbis, una misura del Pon Città metropolitane 2014/20 che promuove e sostiene, attraverso l'erogazione di incentivi a fondo perduto compresi tra 15mila e 40mila euro, a fronte di un cofinanziamento del 15 percento, la creazione di nuove imprese sociali di prossimità nelle aree più fragili della città sotto il profilo socio-economico ed urbanistico. Il picco di domande presentate riguarda i quartieri Libertà (25) e San Paolo (10) ma si registrano progetti d'impresa anche in tutti gli altri quartieri. Si tratta di attività imprenditoriali a sfondo sociale, giudicate da una commissione comunale di cui hanno fatto parte anche due rappresentanti del BaLab, il centro di creazione di start up di imprese dell'Università di Bari.
Tutti i progetti ammessi riguardano iniziative d'impresa che dovranno operare nel campo dell'inclusione sociale attiva, dell'educazione e dell'istruzione, della tutela e promozione del territorio, della radiodiffusione e dell'editoria, della riqualificazione e riuso di beni inutilizzati a fini sociali. Tra le proposte più innovative ci sono: una palestra popolare, un centro di servizi di oculistica solidale, un laboratorio di integrazione sociale attraverso gli sport acquatici, uno spazio per ciclofattorini, un centro per la pet terapy, un servizio di trasporto sociale per persone con disabilità, un servizio di assistenza domiciliare per anziani, una bottega culturale per il recupero dei mestieri, un orto urbano ecosolidale, un bistrot multietnico sociale con cucina di quartiere, una compagnia di circo under 25 e un centro sperimentale per la pratica teatrale e cinematografica.
«La risposta a questo bando è il miglior respiro che il nostro territorio potesse avere - spiega il sindaco Antonio Decaro. Siamo di fronte ad una città in fermento, che ha voglia di mettersi alla prova e di costruire il futuro mettendosi in gioco. Il dato che più ci incoraggia è quello relativo alla maggior presenza di proposte nei due quartieri indicati da noi qualche anno fa nell'ambito del progetto di riqualificazione delle periferie. Questo significa che dove noi abbiamo acceso una speranza i cittadini hanno voglia di crederci e di lavorare insieme. La riqualificazione fisica di immobili e piazze che abbiamo avviato incrocia così la nascita di un percorso di riqualificazione sociale che sta prendendo corpo. Stiamo parlando di 66 nuove imprese, stiamo parlando di lavoro e di lavoratori che provano a darsi un'occasione e contemporaneamente a darla alla città. Il 20% delle attività è stato proposto da gruppi informali che grazie ad Urbis si costituiscono e avviano un'impresa investendo anche una quota propria che li impegna. Questo significa che la città ha voglia di scommettere su se stessa, sul lavoro e sull'impresa sociale. Questo significa che a Bari esistono talenti, competenze, professionisti che non aspettano un sussidio ma scelgono di cogliere un'occasione per dare un futuro a se stessi e alla propria città. Ora, attraverso il BaLab, continueremo a seguire il percorso di queste attività, le aiuteremo a diventare grandi e a camminare da sole, con la certezza che fuori c'è una comunità che le aspetta. Una comunità che è in movimento, che sta dando corpo ad un grande movimento di attivismo sociale attraverso le Reti civiche urbane, con le quali le imprese di Urbis dovranno dialogare e camminare insieme».
«Questa misura - commenta l'assessora alle Politiche giovanili Paola Romano - si ispira alla sussidiarietà orizzontale espressa nell'art 118 della nostra Costituzione ossia alla consapevolezza che lo Stato da solo non può fare tutto ma ha bisogno delle persone, singole e in forma associata, per sostenere la coesione del Paese e per questo sostiene quelle realtà che con responsabilità e creatività vogliono prendersi cura di un pezzo di città. Ad esempio avremmo potuto riqualificare da soli una palazzina pubblica vandalizzata, ma poi probabilmente sarebbe stata deturpata ancora. Invece, affidandone la riqualificazione ad Ugo, a Ruggero e ai ragazzi del quartiere, quello spazio a San Pio adesso è bello, intatto, e Ugo e i suoi amici hanno deciso di crearci un birrificio. Noi avremmo potuto benissimo fare i lavori, ma nessuno avrebbe potuto metterci la forza di volontà e l'amore profondo per quel luogo che per Ugo e i suoi amici significa casa. Questa era la scommessa di Urbis: investire sul desiderio di curare un pezzo del proprio quartiere, di prendersene la responsabilità e di rispondere in modo nuovo e creativo a un bisogno diffuso, in modo economicamente sostenibile. A Bari in questi anni si è registrato un grande fermento nel mondo dell'associazionismo e del terzo settore, con la nascita di realtà sociali innovative quali palestre popolari, cinema di quartiere, spazi di co-working, empori sociali. Realtà che rispondono a nuovi e vecchi bisogni dei cittadini in modo sostenibile e inclusivo, spesso coinvolgendo i destinatari delle misure nei percorsi di progettazione. La città è più forte se alimenta la coesione sociale sostenendo il protagonismo dal basso dei cittadini. Urbis ci consentirà di sostenere circa 66 nuove iniziative d'impresa sociale che rappresenteranno 66 nuove luci nella città».
L'economia sociale oggi vale circa il 5 percento del Pil in Italia, occupa un milione di persone ed è il contesto nel quale spesso fioriscono esperimenti di innovazione sociale e cooperazione alla scala urbana, che rappresentano validi anticorpi contro la disoccupazione giovanile e l'esclusione dei contesti periferici. Un'economia plurale che può riversare sulle città, e in particolare sui quartieri più fragili, proponendo modelli imprenditoriali che coniughino lavoro, reddito e solidarietà, garantendo nuovi servizi di prossimità a scala territoriale, in risposta ai bisogni mutevoli e flessibili dei residenti. Urbis rappresenta lo strumento di valorizzazione di queste esperienze promosse dal terzo settore e una valida opportunità per gruppi informali di giovani e meno giovani che intendano costituirsi in forma cooperativa per realizzare un progetto di impresa. Le proposte progettuali candidate al bando si sono basate sui seguenti quattro temi: città, comunità, creatività e prossimità.
Tutti i progetti ammessi riguardano iniziative d'impresa che dovranno operare nel campo dell'inclusione sociale attiva, dell'educazione e dell'istruzione, della tutela e promozione del territorio, della radiodiffusione e dell'editoria, della riqualificazione e riuso di beni inutilizzati a fini sociali. Tra le proposte più innovative ci sono: una palestra popolare, un centro di servizi di oculistica solidale, un laboratorio di integrazione sociale attraverso gli sport acquatici, uno spazio per ciclofattorini, un centro per la pet terapy, un servizio di trasporto sociale per persone con disabilità, un servizio di assistenza domiciliare per anziani, una bottega culturale per il recupero dei mestieri, un orto urbano ecosolidale, un bistrot multietnico sociale con cucina di quartiere, una compagnia di circo under 25 e un centro sperimentale per la pratica teatrale e cinematografica.
«La risposta a questo bando è il miglior respiro che il nostro territorio potesse avere - spiega il sindaco Antonio Decaro. Siamo di fronte ad una città in fermento, che ha voglia di mettersi alla prova e di costruire il futuro mettendosi in gioco. Il dato che più ci incoraggia è quello relativo alla maggior presenza di proposte nei due quartieri indicati da noi qualche anno fa nell'ambito del progetto di riqualificazione delle periferie. Questo significa che dove noi abbiamo acceso una speranza i cittadini hanno voglia di crederci e di lavorare insieme. La riqualificazione fisica di immobili e piazze che abbiamo avviato incrocia così la nascita di un percorso di riqualificazione sociale che sta prendendo corpo. Stiamo parlando di 66 nuove imprese, stiamo parlando di lavoro e di lavoratori che provano a darsi un'occasione e contemporaneamente a darla alla città. Il 20% delle attività è stato proposto da gruppi informali che grazie ad Urbis si costituiscono e avviano un'impresa investendo anche una quota propria che li impegna. Questo significa che la città ha voglia di scommettere su se stessa, sul lavoro e sull'impresa sociale. Questo significa che a Bari esistono talenti, competenze, professionisti che non aspettano un sussidio ma scelgono di cogliere un'occasione per dare un futuro a se stessi e alla propria città. Ora, attraverso il BaLab, continueremo a seguire il percorso di queste attività, le aiuteremo a diventare grandi e a camminare da sole, con la certezza che fuori c'è una comunità che le aspetta. Una comunità che è in movimento, che sta dando corpo ad un grande movimento di attivismo sociale attraverso le Reti civiche urbane, con le quali le imprese di Urbis dovranno dialogare e camminare insieme».
«Questa misura - commenta l'assessora alle Politiche giovanili Paola Romano - si ispira alla sussidiarietà orizzontale espressa nell'art 118 della nostra Costituzione ossia alla consapevolezza che lo Stato da solo non può fare tutto ma ha bisogno delle persone, singole e in forma associata, per sostenere la coesione del Paese e per questo sostiene quelle realtà che con responsabilità e creatività vogliono prendersi cura di un pezzo di città. Ad esempio avremmo potuto riqualificare da soli una palazzina pubblica vandalizzata, ma poi probabilmente sarebbe stata deturpata ancora. Invece, affidandone la riqualificazione ad Ugo, a Ruggero e ai ragazzi del quartiere, quello spazio a San Pio adesso è bello, intatto, e Ugo e i suoi amici hanno deciso di crearci un birrificio. Noi avremmo potuto benissimo fare i lavori, ma nessuno avrebbe potuto metterci la forza di volontà e l'amore profondo per quel luogo che per Ugo e i suoi amici significa casa. Questa era la scommessa di Urbis: investire sul desiderio di curare un pezzo del proprio quartiere, di prendersene la responsabilità e di rispondere in modo nuovo e creativo a un bisogno diffuso, in modo economicamente sostenibile. A Bari in questi anni si è registrato un grande fermento nel mondo dell'associazionismo e del terzo settore, con la nascita di realtà sociali innovative quali palestre popolari, cinema di quartiere, spazi di co-working, empori sociali. Realtà che rispondono a nuovi e vecchi bisogni dei cittadini in modo sostenibile e inclusivo, spesso coinvolgendo i destinatari delle misure nei percorsi di progettazione. La città è più forte se alimenta la coesione sociale sostenendo il protagonismo dal basso dei cittadini. Urbis ci consentirà di sostenere circa 66 nuove iniziative d'impresa sociale che rappresenteranno 66 nuove luci nella città».
L'economia sociale oggi vale circa il 5 percento del Pil in Italia, occupa un milione di persone ed è il contesto nel quale spesso fioriscono esperimenti di innovazione sociale e cooperazione alla scala urbana, che rappresentano validi anticorpi contro la disoccupazione giovanile e l'esclusione dei contesti periferici. Un'economia plurale che può riversare sulle città, e in particolare sui quartieri più fragili, proponendo modelli imprenditoriali che coniughino lavoro, reddito e solidarietà, garantendo nuovi servizi di prossimità a scala territoriale, in risposta ai bisogni mutevoli e flessibili dei residenti. Urbis rappresenta lo strumento di valorizzazione di queste esperienze promosse dal terzo settore e una valida opportunità per gruppi informali di giovani e meno giovani che intendano costituirsi in forma cooperativa per realizzare un progetto di impresa. Le proposte progettuali candidate al bando si sono basate sui seguenti quattro temi: città, comunità, creatività e prossimità.