Bari chiama Pechino, al Bif&st "China Insight"

Siglata intesa tra AFC e Hengdian, uno dei maggiori gruppi privati cinesi proprietario di circa 300 multisale

sabato 28 aprile 2018 7.47
A cura di Guerino Amoruso
Si chiama "China insight" ed è un vero e proprio sguardo sulle prospettive e sulle opportunità dell'industria cinematografia cinese, la storia del suo cinema e la produzione documentaristica, quello organizzato da Apulia Film Commission all'interno del Bifest. Dopo un un focus sul Festival Internazionale del Documentario a Canton, città cinese gemellata con Bari dal 1986, grazie a ''China Insight'' è stata siglata un'intesa tra AFC e Hengdian, uno dei maggiori gruppi privati cinesi proprietaria di circa 300 multisala per un totale di circa 2mila schermi. Una collaborazione tra l'industria cinematografica italiana e quella cinese firmata ieri 27 a Bari. Questo accordo favorisce lo sviluppo di produzioni cinesi in Puglia e di produzioni italiane in Cina. Esperti del settore tra il 23 e il 24 aprile sono intervenuti nel corso di ''China Insight'' fornendo i dati di mercato nel corso dell'evoluzione dell'industria cinematografica attraverso le tradizioni e la cultura del cinema cinese passato e contemporaneo.
Il Cinema in Cina arriva nel 1896 con la prima proiezione e nel 1905 il primo film cinese muto, Il monte Dingjun. Negli anni successivi si rivela l'espressione della cultura del popolo e nel 1927 un altro film muto The rose of pushui diventa significativo per lo stile ed i contenuti che mostrano la Cina dell'epoca: «Un paese moderno» dice la Professoressa Luisa Prudentino che insegna Storia del Cinema Cinese presso l'Istituto di Scienze Politiche, Le Havre - Francia : «Un paese - continua - capace di potersi liberare della idee beffarde che l'avevano isolata dal resto del mondo. Il film racconta la storia di un giovane diretto a Pechino che dopo una sosta in un monastero incontra una ragazza di cui si innamora. Amarsi però è difficile a causa delle diverse origini sociali. Un film molto interessante perché è la prima volta che viene mostrato un Happy Ending». Fino agli inizi degli anni '80 il cinema cinese in Italia è sconosciuto. Nel 1982 fu il critico Ugo Casiraghi a parlarne per la prima volta in occasione della prima rassegna storica dedicata al cinema cinese, la prima in tutto il mondo. In quell'occasione Casiraghi affermò «Nel campo del cinema siamo rimasti ancora eurocentrici, americocentrici, e stentiamo a credere che una cinematografia "altra" possa modificare i nostri parametri. O, chissà, forse lo temiamo».
Il cinema cinese non interessava i critici occidentali dell'epoca e forse anche per questo la produzione cinematografica cinese si limitava a film di arti marziali o che rappresentavano una Cina ideologica. Dal '79 al '91 il settore cinematografico cinese rappresentava quasi esclusivamente i film di propaganda. La chiave di volta si registra nel '94 con la distribuzione del primo film americano, Il fuggitivo, che fece 3 milioni di dollari. Questo dato importante cambiò la storia, perché da quel momento in poi vi fu un interesse diffuso e un'importazione continua di film occidentali in oriente.
«Nel 2017 -spiega Marco Bettin direttore operativo Fondazione Italia Cina esperto di industria cinematografica - i dati ci dicono che sono nate 9321 sale cinematografiche, si contano oltre 51500 schermi e il prezzo medio di un biglietto è di 5 dollari americani con l'82% di biglietti venduti online. Un altro dato importante è l'età media degli spettatori, dai 15 ai 30 anni, preparati ad accogliere influenze occidentali ma anche molto critici, fattore che può portare ad una maggiore competitività del mercato interno e che offre possibilità ad operatori stranieri di penetrare un mercato che sta cominciando a formarsi».