Bari e Putignano, confiscati beni per 15 milioni a pluripregiudicato
Il provvedimento nei confronti di Marco Pesce riguarda immobili, terreni, locali commerciali e quote di aziende
martedì 29 maggio 2018
14.49
Nella giornata di oggi, a Bari e Putignano, i Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria/G.I.C.O. di Bari, a seguito di complesse indagini patrimoniali, hanno confiscato il patrimonio del pluripregiudicato PESCE Marco, come disposto dal Tribunale di Bari - Sezione Misure di Prevenzione su proposta del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Bari.
All'uomo sono stati confiscati 5 immobili, 4 locali commerciali, 32 rapporti finanziari, 1 compendio aziendale, 2 quote di partecipazione all'intero capitale sociale della S.r.l. e 4 terreni, per un valore complessivo di € 15.078.269, risultati nella disponibilità diretta e indiretta del Pesce, gravato da numerosi precedenti penali e di polizia.
Le Fiamme Gialle, attraverso mirate indagini economico-patrimoniali hanno dapprima dimostrato la pericolosità sociale del soggetto, evidenziando poi la sproporzione tra i beni nella sua disponibilità e la capacità economica del suo nucleo familiare.
Nella lotta alla criminalità organizzata e diffusa, obiettivo strategico per la polizia economico-finanziaria è quello del contrasto alle proiezioni economiche della stessa, mediante l'aggressione dei patrimoni e delle disponibilità finanziarie riferibili direttamente o indirettamente alle organizzazioni delinquenziali, nonché alle loro capacità di infiltrazione nell'economia legale.
L'attività operativa quotidianamente svolta dal Corpo nello specifico settore evidenzia che la criminalità organizzata investe prevalentemente nei settori economici orientati verso la piccola dimensione, l'alta intensità di manodopera e l'alto coinvolgimento di risorse pubbliche, ambiti che non richiedono particolari abilità professionali o di innovazione tecnologica e dove il rischio d'impresa è moderato. L'azienda mafiosa, infatti, è spesso piccola (con un capitale medio di poche decine di migliaia di euro), una S.r.l., proprio come la Nicolas di Pesce, più agile da creare e da gestire, dietro cui l'identità criminale resta meglio nascosta. Vi entrano parenti e amici con ruoli di prestanome, si fa ampio ricorso a partecipazioni societarie, nel tipico schema delle "scatole cinesi". Poco patrimonializzata, non ha bisogno di essere competitiva rispetto alle imprese legali del medesimo settore, gode di ampia liquidità e basso indebitamento bancario.
Le aziende criminali esercitano pressioni sui fornitori e sui lavoratori, in genere sottopagati, utilizzano materie prime o servizi di basso costo e qualità scadente, sono colluse con apparati amministrativi corrotti, falsificano i documenti contabili e societari, evadono il fisco, scoraggiano la concorrenza, alterando le normali regole di mercato e "drogando" il sistema economico in cui si inseriscono.
Altro aspetto fondamentale dell'aggressione ai patrimoni illeciti è rappresentato dalla destinazione dei beni confiscati a usi sociali e di pubblica utilità, creando lavoro e occupazione e riaffermando con forza, anche simbolica, il valore etico e civico derivante dalla riappropriazione da parte delle comunità di ciò che le è stato sottratto con la violenza. Presso le Prefetture sono stati da poco istituiti i nuclei di supporto all'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc), con la funzione di raccordo sia per quanto riguarda l'amministrazione dei beni sequestrati o confiscati sul territorio sia rispetto al monitoraggio sui loro modi di impiego; il bene sottratto alle mafie viene pertanto valorizzato nella legalità e ne viene significativamente favorito l'uso per finalità sociali, completando così il ciclo virtuoso che inizia con l'attività repressiva e cautelare dell'Autorità Giudiziaria e delle Forze di Polizia.
All'uomo sono stati confiscati 5 immobili, 4 locali commerciali, 32 rapporti finanziari, 1 compendio aziendale, 2 quote di partecipazione all'intero capitale sociale della S.r.l. e 4 terreni, per un valore complessivo di € 15.078.269, risultati nella disponibilità diretta e indiretta del Pesce, gravato da numerosi precedenti penali e di polizia.
Le Fiamme Gialle, attraverso mirate indagini economico-patrimoniali hanno dapprima dimostrato la pericolosità sociale del soggetto, evidenziando poi la sproporzione tra i beni nella sua disponibilità e la capacità economica del suo nucleo familiare.
Nella lotta alla criminalità organizzata e diffusa, obiettivo strategico per la polizia economico-finanziaria è quello del contrasto alle proiezioni economiche della stessa, mediante l'aggressione dei patrimoni e delle disponibilità finanziarie riferibili direttamente o indirettamente alle organizzazioni delinquenziali, nonché alle loro capacità di infiltrazione nell'economia legale.
L'attività operativa quotidianamente svolta dal Corpo nello specifico settore evidenzia che la criminalità organizzata investe prevalentemente nei settori economici orientati verso la piccola dimensione, l'alta intensità di manodopera e l'alto coinvolgimento di risorse pubbliche, ambiti che non richiedono particolari abilità professionali o di innovazione tecnologica e dove il rischio d'impresa è moderato. L'azienda mafiosa, infatti, è spesso piccola (con un capitale medio di poche decine di migliaia di euro), una S.r.l., proprio come la Nicolas di Pesce, più agile da creare e da gestire, dietro cui l'identità criminale resta meglio nascosta. Vi entrano parenti e amici con ruoli di prestanome, si fa ampio ricorso a partecipazioni societarie, nel tipico schema delle "scatole cinesi". Poco patrimonializzata, non ha bisogno di essere competitiva rispetto alle imprese legali del medesimo settore, gode di ampia liquidità e basso indebitamento bancario.
Le aziende criminali esercitano pressioni sui fornitori e sui lavoratori, in genere sottopagati, utilizzano materie prime o servizi di basso costo e qualità scadente, sono colluse con apparati amministrativi corrotti, falsificano i documenti contabili e societari, evadono il fisco, scoraggiano la concorrenza, alterando le normali regole di mercato e "drogando" il sistema economico in cui si inseriscono.
Altro aspetto fondamentale dell'aggressione ai patrimoni illeciti è rappresentato dalla destinazione dei beni confiscati a usi sociali e di pubblica utilità, creando lavoro e occupazione e riaffermando con forza, anche simbolica, il valore etico e civico derivante dalla riappropriazione da parte delle comunità di ciò che le è stato sottratto con la violenza. Presso le Prefetture sono stati da poco istituiti i nuclei di supporto all'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc), con la funzione di raccordo sia per quanto riguarda l'amministrazione dei beni sequestrati o confiscati sul territorio sia rispetto al monitoraggio sui loro modi di impiego; il bene sottratto alle mafie viene pertanto valorizzato nella legalità e ne viene significativamente favorito l'uso per finalità sociali, completando così il ciclo virtuoso che inizia con l'attività repressiva e cautelare dell'Autorità Giudiziaria e delle Forze di Polizia.