Bari, Fridays for Future torna in piazza per la giustizia climatica
«Non ci salverà l'aggiunta di qualche albero nei parcheggi, non una manciata di piste ciclabili in più o delle borracce»
giovedì 23 settembre 2021
10.03
Venerdí 24 Settembre FridaysForFuture torna nelle piazze di tutto il mondo, a sei giorni dalla PreCOP e dalla YouthCOP, incontri propedeutici alla ventiseiesima COP (Conferenza Delle Parti) che si terrà i primi di Novembre, a Glasgow, in Scozia.
Il movimento globale, che da più di due anni lotta per la giustizia climatica, si riprende i propri spazi che la pandemia ha sottratto. «Il 24 settembre - scrivono - ricorderemo ai nostri rappresentanti politici che questa ricorrenza del loro meeting internazionale è l'ultima occasione per prendere delle decisioni pragmatiche e immediate. Non è retorica catastrofista, ma l'ennesimo allarme lanciatoci dalla comunità scientifica mondiale: l'ultimo rapporto dell'IPCC (Intergovernmental Panel On Climate Change) ribadisce con ancora più forza e precisione quanto già in precedenza ha affermato, ovvero che pianificare seriamente un rapido azzeramento delle emissioni di CO2 oggi, significa evitare il superamento degli 1,5°C domani, una temperatura soglia che diverrebbe fatale per la specie umana».
«Non ci salverà l'aggiunta di qualche albero nei parcheggi, non una manciata di piste ciclabili in più o delle borracce con il logo delle nostre città distribuite nelle scuole - aggiungono - È da scelte sistemiche che dipenderà il prossimo futuro. Il nostro prossimo futuro, la nostra sopravvivenza, non di una palla da 6000 trilioni di tonnellate di roccia, ma di chi la abita, e quindi anche della nostra fragile quanto prepotente specie».
«Pretendiamo, dunque, che i politici sfruttino gli strumenti messi a loro disposizione dalla scienza per prendere consapevolezza della gravità della questione e che agiscano, ora - proseguono - Non vogliamo slogan, né contentini. Non ci concedano promesse che non sono neanche in grado di mantenere, non facciano sterili previsioni su una tecnologia nucleare che, per loro stessa ammissione, ancora non esiste, non continuino a dire cosa non possono fare, ma comincino a realizzare quello che doveva già abbondantemente essere realtà. Basta procrastinare una transizione ecologica che non solo diventa sempre più necessaria, ma che rappresenta un'occasione di ripensamento dell'intera società, in termini di giustizia sociale, oltre che climatica, e lavorativa, oltre che ambientale».
«Il 24 settembre scenderemo in piazza e non ammetteremo più scuse - concludono - C'è chi non sa e c'è chi, pur sapendo, non fa, e noi sappiamo come stanno veramente le cose e siamo pronti a dirlo ancora una volta a gran voce. Vogliamo che tutti conoscano la realtà, per agire di conseguenza. Studenti, lavoratori, precari, disoccupati, genitori e figli, anziani e giovani. Tutti e tutte, in tutto il mondo, a rivendicare il diritto ad un futuro solido, solidale e sostenibile».
Il movimento globale, che da più di due anni lotta per la giustizia climatica, si riprende i propri spazi che la pandemia ha sottratto. «Il 24 settembre - scrivono - ricorderemo ai nostri rappresentanti politici che questa ricorrenza del loro meeting internazionale è l'ultima occasione per prendere delle decisioni pragmatiche e immediate. Non è retorica catastrofista, ma l'ennesimo allarme lanciatoci dalla comunità scientifica mondiale: l'ultimo rapporto dell'IPCC (Intergovernmental Panel On Climate Change) ribadisce con ancora più forza e precisione quanto già in precedenza ha affermato, ovvero che pianificare seriamente un rapido azzeramento delle emissioni di CO2 oggi, significa evitare il superamento degli 1,5°C domani, una temperatura soglia che diverrebbe fatale per la specie umana».
«Non ci salverà l'aggiunta di qualche albero nei parcheggi, non una manciata di piste ciclabili in più o delle borracce con il logo delle nostre città distribuite nelle scuole - aggiungono - È da scelte sistemiche che dipenderà il prossimo futuro. Il nostro prossimo futuro, la nostra sopravvivenza, non di una palla da 6000 trilioni di tonnellate di roccia, ma di chi la abita, e quindi anche della nostra fragile quanto prepotente specie».
«Pretendiamo, dunque, che i politici sfruttino gli strumenti messi a loro disposizione dalla scienza per prendere consapevolezza della gravità della questione e che agiscano, ora - proseguono - Non vogliamo slogan, né contentini. Non ci concedano promesse che non sono neanche in grado di mantenere, non facciano sterili previsioni su una tecnologia nucleare che, per loro stessa ammissione, ancora non esiste, non continuino a dire cosa non possono fare, ma comincino a realizzare quello che doveva già abbondantemente essere realtà. Basta procrastinare una transizione ecologica che non solo diventa sempre più necessaria, ma che rappresenta un'occasione di ripensamento dell'intera società, in termini di giustizia sociale, oltre che climatica, e lavorativa, oltre che ambientale».
«Il 24 settembre scenderemo in piazza e non ammetteremo più scuse - concludono - C'è chi non sa e c'è chi, pur sapendo, non fa, e noi sappiamo come stanno veramente le cose e siamo pronti a dirlo ancora una volta a gran voce. Vogliamo che tutti conoscano la realtà, per agire di conseguenza. Studenti, lavoratori, precari, disoccupati, genitori e figli, anziani e giovani. Tutti e tutte, in tutto il mondo, a rivendicare il diritto ad un futuro solido, solidale e sostenibile».