Bari, il Capitano Ultimo: «La sicurezza non è propaganda ma un dono»
Il colonnello Sergio De Caprio ospite questa mattina in Regione Puglia della Commissione per il contrasto alla criminalità organizzata
mercoledì 13 novembre 2019
17.56
Sergio De Caprio, conosciuto ai più come "Capitano Ultimo" è stato ospite questa mattina a Bari della commissione per il contrasto alla criminalità organizzata. Il colonnello che al comando dell'Unità CRIMOR del R.O.S. arrestò il boss mafioso Salvatore Riina, è intervenuto per parlare di lotta alla criminalità organizzata e del necessario sostegno alle attività di promozione dell'educazione alla legalità.
Partendo dalla propria esperienza umana e professionale, il Capitano Ultimo ha definito la sicurezza: «non uno strumento di propaganda ma un dono» e indicato la «vera manovra strategica per il contrasto alla illegalità».
«Quello che serve – ha dichiarato – è costruire una sicurezza partecipata: le forze dell'ordine rappresentano un'avanguardia della lotta alla criminalità, che deve continuare e diventare un patrimonio per tutti i cittadini. Il vero esercito sono le comunità, i sindaci che si trovano ad affrontare situazioni di illegalità nei loro Comuni, i ragazzi che chiedono cosa possono fare per essere parte attiva di questa battaglia».
Rispondendo alle sollecitazioni dei commissari, il colonnello De Caprio ha tenuto a sottolineare che nel rapporto tra società civile e organizzazioni mafiose, oggi si è raggiunto un livello molto alto di consapevolezza, ma quello che ancora manca è un meccanismo che serva a disinnescare prassi di malcostume: «Serve sistematizzare il vantaggio competitivo raggiunto, dargli continuità e rivedere invece gli elementi che non hanno funzionato individuando e rimuovendo i responsabili. Quando si verificano determinate situazioni, il problema riguarda la comunità, ma soprattutto chi è deputato a difenderla».
Con riferimento poi alla revoca della scorta, ora riassegnata, ha detto che si è trattato di un atto di un atto che «mette in discussione non la sicurezza di un singolo, ma del principio a tutela di quella di tutti i cittadini». Ringraziamenti sono stati rivolti dalla Commissione «per la testimonianza di impegno e di lotta in difesa dei principi che fondano la nostra democrazia».
Partendo dalla propria esperienza umana e professionale, il Capitano Ultimo ha definito la sicurezza: «non uno strumento di propaganda ma un dono» e indicato la «vera manovra strategica per il contrasto alla illegalità».
«Quello che serve – ha dichiarato – è costruire una sicurezza partecipata: le forze dell'ordine rappresentano un'avanguardia della lotta alla criminalità, che deve continuare e diventare un patrimonio per tutti i cittadini. Il vero esercito sono le comunità, i sindaci che si trovano ad affrontare situazioni di illegalità nei loro Comuni, i ragazzi che chiedono cosa possono fare per essere parte attiva di questa battaglia».
Rispondendo alle sollecitazioni dei commissari, il colonnello De Caprio ha tenuto a sottolineare che nel rapporto tra società civile e organizzazioni mafiose, oggi si è raggiunto un livello molto alto di consapevolezza, ma quello che ancora manca è un meccanismo che serva a disinnescare prassi di malcostume: «Serve sistematizzare il vantaggio competitivo raggiunto, dargli continuità e rivedere invece gli elementi che non hanno funzionato individuando e rimuovendo i responsabili. Quando si verificano determinate situazioni, il problema riguarda la comunità, ma soprattutto chi è deputato a difenderla».
Con riferimento poi alla revoca della scorta, ora riassegnata, ha detto che si è trattato di un atto di un atto che «mette in discussione non la sicurezza di un singolo, ma del principio a tutela di quella di tutti i cittadini». Ringraziamenti sono stati rivolti dalla Commissione «per la testimonianza di impegno e di lotta in difesa dei principi che fondano la nostra democrazia».