Bari, il regista David Grieco racconta Alberto Sordi
In Mediateca fino al 25 luglio le proiezioni degli ultimi episodi inediti della serie televisiva “Storia di un Italiano”
mercoledì 12 giugno 2019
16.08
È il regista David Grieco, amico fin da ragazzo del grande Alberto Sordi, a ripercorrere la sua vita, ed alcune delle sue opere, ma soprattutto gli inizi della serie televisiva "Storia di un Italiano", un progetto che Sordi desiderava portare nelle scuole e nelle università, per far conoscere la storia d'Italia, in una forma leggera e divertente, ai giovani studenti.
Per la rassegna ''La Storia di un Italiano'', iniziata lo scorso febbraio e dedicata proprio alla serie televisiva di e con Alberto Sordi, sono 37 gli episodi che raccontano la storia del nostro paese dal '900 al 2000. Gli ultimi 9 episodi, di cui 5 inediti, mai trasmessi in Tv e prodotti da Cinecittà - Luce, saranno proiettati in Mediateca Regionale Pugliese secondo il programma, fino al 25 luglio.
Come nasce l'idea della serie televisiva ''Storia di un Italiano''?
"Tutto parte dal fatto che Alberto Sordi fin dagli albori ha avuto sempre l'accortezza di chiedere ai suoi produttori, quando firmava i contratti, l'obbligo di dargli una copia dei film che girava. Quindi avendone fatti tantissimi si è ritrovato tutti questi film in casa e di molti di questi film nessuno ne possedeva più i diritti perché erano di società fallite nel tempo. In questo caso chi possiede la copia è il proprietario del film. Io un giorno glielo feci notare. Ad un certo punto l'Università di Roma conoscendo questo rapporto di amicizia che avevo con Alberto Sordi mi chiese di organizzare un incontro all'università per raccontare agli studenti la storia della sua carriera e della sua vita, che in qualche modo era già ''Storia di un Italiano''. Quando glielo proposi rimase terrorizzato perché avendo solo la terza media non si sentiva all'altezza di poter parlare agli studenti universitari. Erano gli anni settanta, c'era la contestazione violenta e Alberto Sordi aveva una paura fisica degli studenti, però ad un certo punto riuscì a convincerlo e come era prevedibile fu un trionfo e più di 2mila studenti non riuscirono ad entrare per l'incontro con Alberto Sordi che era enormemente gratificato, da possessore di terza media, di poter insegnare agli studenti, attraverso la sua carriera e le intuizioni che aveva avuto, il modo di interpretare tutti questi italiani. In questo periodo in Rai c'era un funzionario televisivo, Giancarlo Governi che gli propose di raccontare tutta la sua carriera attraverso i suoi tanti personaggi. La serie a suo tempo ebbe un successo enorme però stiamo parlando di 40 anni fa e molti non l'hanno vista, molti anche non giovanissimi non l'hanno vista.
Come si può raccontare ai giovanissimi Alberto Sordi?
"Alberto Sordi si racconta da solo. Non è che qualcuno lo debba raccontare. Anch'io che comunque ho avuto un rapporto lungo e molto articolato con lui posso raccontare di Alberto per ore ma Alberto Sordi basta guardarlo e in qualche modo anche gli altri attori di quell'epoca lì, da Tognazzi a Gassmann da Manfredi a Mastroianni, quella generazione è straordinaria e purtroppo non si ripeterà mai più perché erano attori che guardavano la realtà e ne amplificavano i difetti. Erano le generazioni di attori che venivano dal neorealismo e raccontavano la realtà e la esasperavano e non si preoccupavano di come risultavano sullo schermo al contrario di oggi. Quegli attori lì e Sordi più di chiunque altro si buttavano nel fuoco non avevano nessuna remora. Se pensiamo al ''Giudizio universale'' di De Sica Alberto Sordi è uno che commercia i bambini una figura talmente laida che non è che ha avuto paura di interpretarla, l'ha interpretata così straordinariamente bene, che fa vomitare letteralmente. Un attore deve portare al cinema qualcosa di forte che assomiglia alla vita ma che vada al di là della vita e Alberto Sordi c'è riuscito come nessun altro".
Il desiderio di Alberto Sordi è portare ''Storia di un Italiano'' nelle scuole, perché ancora non è successo?
"Ma perché una riforma della scuola non c'è mai stata. L'ultima l'ha fatta Renzi chiamandola la ''Buona Scuola'' ed è stata tutt'altro che buona. Adesso il governo attuale, mi pare di capire che se ne infischia, con tutto che oggi mi pare sia stata reintrodotta l'Educazione Civica nelle scuole e secondo me questo è un fatto positivo. Ma la scuola va completamente rivista, anche i mezzi didattici vanno completamente rivisti. Si potrebbe fare scuola solo con il cinema, però non è mai stato fatto. Ogni tanto fanno vedere un film agli studenti. Io quando vado nelle scuole a parlare di un film spiego agli studenti che io, che appunto come Sordi ho la terza media, ho studiato grazie al cinema e conosco la storia e la geografia e la conosco meglio di come purtroppo la leggiamo nei tanti libri di scuola, specie alle medie, ma anche di liceo. I libri di testo in Italia cominciano a essere veritieri e interessanti solo all'università quindi chi fa la scuola dell'obbligo, la storia o quantomeno la storia contemporanea, la storia del secolo scorso non la impara mai e per esempio i film sono uno strumento fondamentale, solo che ho anche la sensazione che ci sia molta resistenza e resistenza non è una parola casuale, nel mostrare film a scuola. Il cinema italiano ha avuto un coraggio straordinario e la scuola italiana quel coraggio non ce l'ha avuto, quindi quando un ragazzo vede un film sul fascismo e poi lo va a confrontare con i suoi libri di testo vedi due cose completamente diverse e credo che sia per questo motivo che viene frenata la diffusione dei film nelle scuole, perché fanno a schiaffi con i nostri libri di storia quindi la questione e vasta".
Cantante, musicista, comico, conduttore, doppiatore, attore e regista. Quale è stata la scuola di Alberto Sordi?
"La scuola di Alberto Sordi è stata la strada, la vita. E non la scuola di recitazione, perché quella ti imposta diventi un attore di metodo e sarai sempre finto. Per riuscire ad aderire veramente ad un personaggio che potrebbe essere reale tu devi fare un percorso tuo più o meno folle.
Alberto Sordi arriva al cinema e ci arriva da protagonista faceva la comparsa quando era un adolescente poi ha fatto il varietà e comunque era un matto che girava per Roma vestito da Cowboy, il personaggio di ''Un Americano a Roma'' è suo, lui era così. Un giorno Steno, il regista, lo notò e andò da un produttore dell'epoca perché aveva questa idea di ''Un giorno in pretura'' una serie di episodi che passavano attraverso la pretura ed erano tutte cause paradossali e pensò che Sordi era perfetto. E così che comincia la sua carriera, comincia in questo modo, poi conosce Fellini che gli fa fare lo ''Sceicco Bianco'', straordinario, perché è un altro travestimento assoluto però dentro c'è la verità di questo poveraccio romano ''cazzaro'' come diciamo a Roma che sta lì sull'altalena e Fellini ha esaltato la follia di Sordi come nessun altro al mondo, infatti erano legatissimi. La cosa bella di allora è che tutti i grandi del cinema italiano erano legatissimi, non se la tiravano. Passeggiavano tranquillamente per strada. Fellini lo trovavi in un bar fuori davanti a tutti a Piazza del Popolo la gente passava e si salutavano. Adesso c'è il divismo tutti si sentono star e questa atmosfera che c'era nel cinema italiano si è persa".
Cosa significava lavorare con Alberto Sordi?
"Alberto Sordi aveva uno sceneggiatore straordinario Rodolfo Sonego e io ho anche lavorato con loro due ma in realtà lavorare con Sordi significava ascoltarlo e trascrivere e poi dare un ordine a quello che diceva e faceva perché Sordi ce l'aveva tutto in testa quello che voleva fare, erano sempre cose che aveva notato e poi approfondito dentro di se ed esasperava una macchietta o un personaggio che aveva pescato dalla realtà".
Tra i primi personaggi nati in radio e tra i programmi di successo ricordiamo nel 1948 ''Vi parla Alberto Sordi'' scritto da Ettore Scola e Vittorio Veltroni
"In questo periodo Sordi, che tra l'altro era uno molto timorato di Dio quasi bigotto però in un modo molto intimo, fece una cosa abbastanza rivoluzionaria, perché interpretava il personaggio ''Mario Pio'' non si capiva niente di quello che diceva però era buffissimo il linguaggio che usava e la Chiesa, il Vaticano, si incazzò tantissimo, perché secondo loro attraverso il personaggio descriveva malissimo i ragazzi dell'oratorio peggiorando le cose. Mi raccontò che mentre si stava prendendo questa lunga ramanzina in Vaticano, in quel momento si aprì la porta ed entrò un ragazzo grande, molto cresciuto, coi calzoncini corti e con la faccia piena di foruncoli. Sordi lo guardò e con la prontezza che aveva disse al prelato che non era colpa sua, indicando questo ragazzo di 30 anni che faceva finta di averne 14 ed era ridicolo. Così il prelato si arrabbiò ulteriormente e mandò via Alberto Sordi. Però insomma lui partiva sempre dalla realtà ed è stato anche un attore molto scomodo, ma lo ha fatto con una tale grazia che alla fine nessuno è riuscito a fermarlo. Ha fatto film straordinari."
Tra i tanti personaggi ricordiamo il ''Compagnuccio della parrocchietta'' che dopo la radio ritroviamo nel film ''Mamma mia che impressione''
"Un film che io non avevo mai visto e che aveva avuto un insuccesso clamoroso. Volevo vederlo perché sapevo che Alberto Sordi ne aveva una copia. Quando glielo chiesi lui mi disse di no perché era stata una brutta esperienza, un disastro. Ma io lo convinsi e lo vidi per la prima volta nella sua saletta di proiezione, a casa sua, accanto a lui che ridevo come un pazzo. E lui mi guardava e pensava che lo prendessi in giro e alla fine mi chiese se mi ero divertito veramente. Era un film in cui Sordi interpretava delle macchiette che faceva alla radio e quindi lui parlava a macchinetta con i personaggi come il ''Compagnuccio della parrocchietta''. E chiaramente al pubblico che lo amava radiofonicamente negli anni '50, vedendolo sullo schermo così, non piacque e non funzionò. Io gli dissi che con la mia generazione, nata negli anni '50 questo film avrebbe funzionato enormemente e così lo aiutai a far uscire il film tanti anni dopo come sono usciti negli anni '70 anche i film di Totò. E la stessa cosa accadde con Mamma mia che impressione."
Uno degli ultimi film girati da Alberto Sordi è stato ''Nestore, l'ultima corsa''. Cosa ricordi questo periodo?
"Ho dei ricordi tristi di Nestore. Con grande lucidità Sordi mi diceva, che si sarebbe ritirato a breve perché era vecchio. Se uno fa il comico, raccontava, non bisogna insistere, ad un certo punto il pubblico ti molla e tu devi avere l'intuizione per capire che è finita. E lui aveva dei programmi chiarissimi e si voleva trasferire a Montecarlo. Ma non lo faceva per evasione fiscale. Tra l'altro sottolineo che tutti i soldi che ha guadagnato Sordi sono finiti in beneficenza, vera. Aiutava 2mila ragazzini in India per cui faceva costruire scuole, però non voleva che nessuno lo sapesse ma poi tutto questo dopo la sua scomparsa si è scoperto. Sordi ha fatto dei suoi soldi solo opere straordinarie in Africa in India e in Asia. Era lucidissimo e poi purtroppo la lucidità si perde. Un giorno mi chiama, io sapevo che stava facendo questo film sulla storia di un vetturino invecchiato, lui e il suo cavallo. Andai a trovarlo a Pomezia dove c'erano gli studi De Laurentis, lo trovai in camerino che faceva una lunghissima seduta di trucco e aveva questi baffoni bianchi. Siamo stati insieme tutta la giornata mentre lavorava e ogni volta mi chiedeva se sembrava abbastanza vecchio, ed era già parecchio vecchio di suo. E li improvvisamente ho visto questa specie di scollamento dalla realtà in cui contraddiceva completamente tutto quello che mi aveva detto anni prima. Per esempio il principio fondante di Alberto Sordi era quello di raccontare degli italiani molto brutti, nel senso che raccontava gli italiani come li vedeva e non si preoccupava, come tutti gli attori che sono venuti dopo, da Verdone a Nuti, da Benigni a Troisi, non si preoccupava di come venisse fuori la sua immagine nel film. Alberto Sordi si è imbruttito ed incarognito una infinità di volte, infatti mi diceva sempre quelli della tua generazione stanno lì a pensare all'aspetto, la mattina si svegliano si guardano allo specchio anche quando recitano pensano sempre a come verrò recepito io, non il personaggio che interpreto per il pubblico. Ecco lui diceva che non si era mai posto questo problema. E invece in ''Nestore'' si faceva truccare per invecchiarsi, quando era chiaramente vecchio".
Cosa ha voluto raccontare Alberto Sordi nella sua vita e quale è stata l'utilità del suo lavoro per chi continua a raccontare oggi la realtà?
"La tradizione italiana della commedia si è persa. Oggi si fanno commediole più o meno sugli argomenti del momento e si fanno in Italia come in Francia, in Germania o in Inghilterra. La commedia non ha più questa aderenza con la realtà, per quanto grottesca, che si aveva a quei tempi lì. E di tutti quegli attori che hanno rappresentato tanti italiani e li hanno rappresentati straordinariamente, sicuramente Alberto Sordi è il più importante di tutti. Ma oggi non vedo nessun Alberto Sordi, ma neanche nessun Tognazzi o Manfredi, ma questo vale anche per il cinema francese. La commedia adesso è qualcosa di astratto, vorrebbe raccontare la società ma parte semplicemente da un problema che c'è in quel momento nella società e poi inventa tutto senza nessun legame con la realtà, solo per far ridere, solo per mettere insieme delle gag, delle battute e quel cinema, io temo forse che non tornerà più ed è un peccato, però possiamo rivederlo e capire quanto è stato grande il cinema italiano anche in quel modo lì, perché poi è la derivazione del neorealismo che è stato molto drammatico a un certo punto col boom economico e l'Italia che risorgeva ricostruita del dopoguerra ha preso questo versante umorismo e comico e poi è stato altrettanto importante. La commedia all'italiana l'hanno scoperta dei Francesi perché l'Italia veniva considerata misticamente un po' di serie B perché si facevano dei film impegnati e drammatici".
La rassegna, organizzata dall'Associazione di volontariato aroruA è realizzata con il sostegno di Apulia Film Commission e Regione Puglia, in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia CSC – Cineteca Nazionale, il Politecnico di Bari e con il patrocinio di Rai Puglia. Ogni episodio della serie è presentato dalla rubrica radio Cinestorielive in diretta su Radio Social Web. Domani giovedì 13 giugno dalle 16 in Mediateca Regionale Pugliese in via Zanardelli, 30 a Bari saranno presentati 2 nuovi episodi della serie.
Per la rassegna ''La Storia di un Italiano'', iniziata lo scorso febbraio e dedicata proprio alla serie televisiva di e con Alberto Sordi, sono 37 gli episodi che raccontano la storia del nostro paese dal '900 al 2000. Gli ultimi 9 episodi, di cui 5 inediti, mai trasmessi in Tv e prodotti da Cinecittà - Luce, saranno proiettati in Mediateca Regionale Pugliese secondo il programma, fino al 25 luglio.
Come nasce l'idea della serie televisiva ''Storia di un Italiano''?
"Tutto parte dal fatto che Alberto Sordi fin dagli albori ha avuto sempre l'accortezza di chiedere ai suoi produttori, quando firmava i contratti, l'obbligo di dargli una copia dei film che girava. Quindi avendone fatti tantissimi si è ritrovato tutti questi film in casa e di molti di questi film nessuno ne possedeva più i diritti perché erano di società fallite nel tempo. In questo caso chi possiede la copia è il proprietario del film. Io un giorno glielo feci notare. Ad un certo punto l'Università di Roma conoscendo questo rapporto di amicizia che avevo con Alberto Sordi mi chiese di organizzare un incontro all'università per raccontare agli studenti la storia della sua carriera e della sua vita, che in qualche modo era già ''Storia di un Italiano''. Quando glielo proposi rimase terrorizzato perché avendo solo la terza media non si sentiva all'altezza di poter parlare agli studenti universitari. Erano gli anni settanta, c'era la contestazione violenta e Alberto Sordi aveva una paura fisica degli studenti, però ad un certo punto riuscì a convincerlo e come era prevedibile fu un trionfo e più di 2mila studenti non riuscirono ad entrare per l'incontro con Alberto Sordi che era enormemente gratificato, da possessore di terza media, di poter insegnare agli studenti, attraverso la sua carriera e le intuizioni che aveva avuto, il modo di interpretare tutti questi italiani. In questo periodo in Rai c'era un funzionario televisivo, Giancarlo Governi che gli propose di raccontare tutta la sua carriera attraverso i suoi tanti personaggi. La serie a suo tempo ebbe un successo enorme però stiamo parlando di 40 anni fa e molti non l'hanno vista, molti anche non giovanissimi non l'hanno vista.
Come si può raccontare ai giovanissimi Alberto Sordi?
"Alberto Sordi si racconta da solo. Non è che qualcuno lo debba raccontare. Anch'io che comunque ho avuto un rapporto lungo e molto articolato con lui posso raccontare di Alberto per ore ma Alberto Sordi basta guardarlo e in qualche modo anche gli altri attori di quell'epoca lì, da Tognazzi a Gassmann da Manfredi a Mastroianni, quella generazione è straordinaria e purtroppo non si ripeterà mai più perché erano attori che guardavano la realtà e ne amplificavano i difetti. Erano le generazioni di attori che venivano dal neorealismo e raccontavano la realtà e la esasperavano e non si preoccupavano di come risultavano sullo schermo al contrario di oggi. Quegli attori lì e Sordi più di chiunque altro si buttavano nel fuoco non avevano nessuna remora. Se pensiamo al ''Giudizio universale'' di De Sica Alberto Sordi è uno che commercia i bambini una figura talmente laida che non è che ha avuto paura di interpretarla, l'ha interpretata così straordinariamente bene, che fa vomitare letteralmente. Un attore deve portare al cinema qualcosa di forte che assomiglia alla vita ma che vada al di là della vita e Alberto Sordi c'è riuscito come nessun altro".
Il desiderio di Alberto Sordi è portare ''Storia di un Italiano'' nelle scuole, perché ancora non è successo?
"Ma perché una riforma della scuola non c'è mai stata. L'ultima l'ha fatta Renzi chiamandola la ''Buona Scuola'' ed è stata tutt'altro che buona. Adesso il governo attuale, mi pare di capire che se ne infischia, con tutto che oggi mi pare sia stata reintrodotta l'Educazione Civica nelle scuole e secondo me questo è un fatto positivo. Ma la scuola va completamente rivista, anche i mezzi didattici vanno completamente rivisti. Si potrebbe fare scuola solo con il cinema, però non è mai stato fatto. Ogni tanto fanno vedere un film agli studenti. Io quando vado nelle scuole a parlare di un film spiego agli studenti che io, che appunto come Sordi ho la terza media, ho studiato grazie al cinema e conosco la storia e la geografia e la conosco meglio di come purtroppo la leggiamo nei tanti libri di scuola, specie alle medie, ma anche di liceo. I libri di testo in Italia cominciano a essere veritieri e interessanti solo all'università quindi chi fa la scuola dell'obbligo, la storia o quantomeno la storia contemporanea, la storia del secolo scorso non la impara mai e per esempio i film sono uno strumento fondamentale, solo che ho anche la sensazione che ci sia molta resistenza e resistenza non è una parola casuale, nel mostrare film a scuola. Il cinema italiano ha avuto un coraggio straordinario e la scuola italiana quel coraggio non ce l'ha avuto, quindi quando un ragazzo vede un film sul fascismo e poi lo va a confrontare con i suoi libri di testo vedi due cose completamente diverse e credo che sia per questo motivo che viene frenata la diffusione dei film nelle scuole, perché fanno a schiaffi con i nostri libri di storia quindi la questione e vasta".
Cantante, musicista, comico, conduttore, doppiatore, attore e regista. Quale è stata la scuola di Alberto Sordi?
"La scuola di Alberto Sordi è stata la strada, la vita. E non la scuola di recitazione, perché quella ti imposta diventi un attore di metodo e sarai sempre finto. Per riuscire ad aderire veramente ad un personaggio che potrebbe essere reale tu devi fare un percorso tuo più o meno folle.
Alberto Sordi arriva al cinema e ci arriva da protagonista faceva la comparsa quando era un adolescente poi ha fatto il varietà e comunque era un matto che girava per Roma vestito da Cowboy, il personaggio di ''Un Americano a Roma'' è suo, lui era così. Un giorno Steno, il regista, lo notò e andò da un produttore dell'epoca perché aveva questa idea di ''Un giorno in pretura'' una serie di episodi che passavano attraverso la pretura ed erano tutte cause paradossali e pensò che Sordi era perfetto. E così che comincia la sua carriera, comincia in questo modo, poi conosce Fellini che gli fa fare lo ''Sceicco Bianco'', straordinario, perché è un altro travestimento assoluto però dentro c'è la verità di questo poveraccio romano ''cazzaro'' come diciamo a Roma che sta lì sull'altalena e Fellini ha esaltato la follia di Sordi come nessun altro al mondo, infatti erano legatissimi. La cosa bella di allora è che tutti i grandi del cinema italiano erano legatissimi, non se la tiravano. Passeggiavano tranquillamente per strada. Fellini lo trovavi in un bar fuori davanti a tutti a Piazza del Popolo la gente passava e si salutavano. Adesso c'è il divismo tutti si sentono star e questa atmosfera che c'era nel cinema italiano si è persa".
Cosa significava lavorare con Alberto Sordi?
"Alberto Sordi aveva uno sceneggiatore straordinario Rodolfo Sonego e io ho anche lavorato con loro due ma in realtà lavorare con Sordi significava ascoltarlo e trascrivere e poi dare un ordine a quello che diceva e faceva perché Sordi ce l'aveva tutto in testa quello che voleva fare, erano sempre cose che aveva notato e poi approfondito dentro di se ed esasperava una macchietta o un personaggio che aveva pescato dalla realtà".
Tra i primi personaggi nati in radio e tra i programmi di successo ricordiamo nel 1948 ''Vi parla Alberto Sordi'' scritto da Ettore Scola e Vittorio Veltroni
"In questo periodo Sordi, che tra l'altro era uno molto timorato di Dio quasi bigotto però in un modo molto intimo, fece una cosa abbastanza rivoluzionaria, perché interpretava il personaggio ''Mario Pio'' non si capiva niente di quello che diceva però era buffissimo il linguaggio che usava e la Chiesa, il Vaticano, si incazzò tantissimo, perché secondo loro attraverso il personaggio descriveva malissimo i ragazzi dell'oratorio peggiorando le cose. Mi raccontò che mentre si stava prendendo questa lunga ramanzina in Vaticano, in quel momento si aprì la porta ed entrò un ragazzo grande, molto cresciuto, coi calzoncini corti e con la faccia piena di foruncoli. Sordi lo guardò e con la prontezza che aveva disse al prelato che non era colpa sua, indicando questo ragazzo di 30 anni che faceva finta di averne 14 ed era ridicolo. Così il prelato si arrabbiò ulteriormente e mandò via Alberto Sordi. Però insomma lui partiva sempre dalla realtà ed è stato anche un attore molto scomodo, ma lo ha fatto con una tale grazia che alla fine nessuno è riuscito a fermarlo. Ha fatto film straordinari."
Tra i tanti personaggi ricordiamo il ''Compagnuccio della parrocchietta'' che dopo la radio ritroviamo nel film ''Mamma mia che impressione''
"Un film che io non avevo mai visto e che aveva avuto un insuccesso clamoroso. Volevo vederlo perché sapevo che Alberto Sordi ne aveva una copia. Quando glielo chiesi lui mi disse di no perché era stata una brutta esperienza, un disastro. Ma io lo convinsi e lo vidi per la prima volta nella sua saletta di proiezione, a casa sua, accanto a lui che ridevo come un pazzo. E lui mi guardava e pensava che lo prendessi in giro e alla fine mi chiese se mi ero divertito veramente. Era un film in cui Sordi interpretava delle macchiette che faceva alla radio e quindi lui parlava a macchinetta con i personaggi come il ''Compagnuccio della parrocchietta''. E chiaramente al pubblico che lo amava radiofonicamente negli anni '50, vedendolo sullo schermo così, non piacque e non funzionò. Io gli dissi che con la mia generazione, nata negli anni '50 questo film avrebbe funzionato enormemente e così lo aiutai a far uscire il film tanti anni dopo come sono usciti negli anni '70 anche i film di Totò. E la stessa cosa accadde con Mamma mia che impressione."
Uno degli ultimi film girati da Alberto Sordi è stato ''Nestore, l'ultima corsa''. Cosa ricordi questo periodo?
"Ho dei ricordi tristi di Nestore. Con grande lucidità Sordi mi diceva, che si sarebbe ritirato a breve perché era vecchio. Se uno fa il comico, raccontava, non bisogna insistere, ad un certo punto il pubblico ti molla e tu devi avere l'intuizione per capire che è finita. E lui aveva dei programmi chiarissimi e si voleva trasferire a Montecarlo. Ma non lo faceva per evasione fiscale. Tra l'altro sottolineo che tutti i soldi che ha guadagnato Sordi sono finiti in beneficenza, vera. Aiutava 2mila ragazzini in India per cui faceva costruire scuole, però non voleva che nessuno lo sapesse ma poi tutto questo dopo la sua scomparsa si è scoperto. Sordi ha fatto dei suoi soldi solo opere straordinarie in Africa in India e in Asia. Era lucidissimo e poi purtroppo la lucidità si perde. Un giorno mi chiama, io sapevo che stava facendo questo film sulla storia di un vetturino invecchiato, lui e il suo cavallo. Andai a trovarlo a Pomezia dove c'erano gli studi De Laurentis, lo trovai in camerino che faceva una lunghissima seduta di trucco e aveva questi baffoni bianchi. Siamo stati insieme tutta la giornata mentre lavorava e ogni volta mi chiedeva se sembrava abbastanza vecchio, ed era già parecchio vecchio di suo. E li improvvisamente ho visto questa specie di scollamento dalla realtà in cui contraddiceva completamente tutto quello che mi aveva detto anni prima. Per esempio il principio fondante di Alberto Sordi era quello di raccontare degli italiani molto brutti, nel senso che raccontava gli italiani come li vedeva e non si preoccupava, come tutti gli attori che sono venuti dopo, da Verdone a Nuti, da Benigni a Troisi, non si preoccupava di come venisse fuori la sua immagine nel film. Alberto Sordi si è imbruttito ed incarognito una infinità di volte, infatti mi diceva sempre quelli della tua generazione stanno lì a pensare all'aspetto, la mattina si svegliano si guardano allo specchio anche quando recitano pensano sempre a come verrò recepito io, non il personaggio che interpreto per il pubblico. Ecco lui diceva che non si era mai posto questo problema. E invece in ''Nestore'' si faceva truccare per invecchiarsi, quando era chiaramente vecchio".
Cosa ha voluto raccontare Alberto Sordi nella sua vita e quale è stata l'utilità del suo lavoro per chi continua a raccontare oggi la realtà?
"La tradizione italiana della commedia si è persa. Oggi si fanno commediole più o meno sugli argomenti del momento e si fanno in Italia come in Francia, in Germania o in Inghilterra. La commedia non ha più questa aderenza con la realtà, per quanto grottesca, che si aveva a quei tempi lì. E di tutti quegli attori che hanno rappresentato tanti italiani e li hanno rappresentati straordinariamente, sicuramente Alberto Sordi è il più importante di tutti. Ma oggi non vedo nessun Alberto Sordi, ma neanche nessun Tognazzi o Manfredi, ma questo vale anche per il cinema francese. La commedia adesso è qualcosa di astratto, vorrebbe raccontare la società ma parte semplicemente da un problema che c'è in quel momento nella società e poi inventa tutto senza nessun legame con la realtà, solo per far ridere, solo per mettere insieme delle gag, delle battute e quel cinema, io temo forse che non tornerà più ed è un peccato, però possiamo rivederlo e capire quanto è stato grande il cinema italiano anche in quel modo lì, perché poi è la derivazione del neorealismo che è stato molto drammatico a un certo punto col boom economico e l'Italia che risorgeva ricostruita del dopoguerra ha preso questo versante umorismo e comico e poi è stato altrettanto importante. La commedia all'italiana l'hanno scoperta dei Francesi perché l'Italia veniva considerata misticamente un po' di serie B perché si facevano dei film impegnati e drammatici".
La rassegna, organizzata dall'Associazione di volontariato aroruA è realizzata con il sostegno di Apulia Film Commission e Regione Puglia, in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia CSC – Cineteca Nazionale, il Politecnico di Bari e con il patrocinio di Rai Puglia. Ogni episodio della serie è presentato dalla rubrica radio Cinestorielive in diretta su Radio Social Web. Domani giovedì 13 giugno dalle 16 in Mediateca Regionale Pugliese in via Zanardelli, 30 a Bari saranno presentati 2 nuovi episodi della serie.