Bari, nel 2028 il primo lotto del Parco della Giustizia. Stefanì: «Inaccettabile»
Il presidente dell'Ordine degli avvocati dopo la conferenza della Commissione permanente: «Allungamento spropositato dei tempi a cui il foro barese non può sottostare»
martedì 9 marzo 2021
19.18
«È inaccettabile la tempistica per la realizzazione del primo lotto del parco della giustizia di cui si è preso atto nel corso della Commissione permanente: il 2028». A dichiararlo il presidente dell'Ordine degli Avvocati di Bari Giovanni Stefanì, estremamente deluso dagli esiti della conferenza tenutasi stamane che, «all'unanimità si è espressa invocando un commissario ad hoc e misure straordinarie per addivenire in tempi più brevi di quelli ipotizzati alla realizzazione del nuovo polo giudiziario barese. Sette anni per il solo primo polo: si tratta di un allungamento spropositato dei tempi a cui il foro barese non può sottostare. È giunto il momento che il tema venga posto al centro dell'agenda di governo e, per questo, la commissione permanente ha richiesto formalmente al ministero di Giustizia di inserire il Parco della giustizia di Bari tra le opere da finanziare prioritariamente con le risorse del Recovery Plan».
«La magistratura e l'avvocatura del foro barese – aggiunge Stefanì - e con loro migliaia di cittadini, aspettano da decenni edifici adeguati dove celebrare con dignità la giustizia. Perché rassegnarsi alla burocrazia e alle lungaggini quando in Italia abbiamo esempi di procedure straordinarie in grado di risolvere emergenze gravi come il ponte di Genova e come effettivamente è, oggi, l'edilizia giudiziaria barese? In quel caso lo Stato è riuscito a dare risposta a una situazione di sofferenza di quella comunità che, in due anni, si è vista restituire una grande opera infrastrutturale fondamentale, molto più complessa e difficile per la sua progettazione e realizzazione rispetto a una cittadella giudiziaria».
«La magistratura e l'avvocatura del foro barese – aggiunge Stefanì - e con loro migliaia di cittadini, aspettano da decenni edifici adeguati dove celebrare con dignità la giustizia. Perché rassegnarsi alla burocrazia e alle lungaggini quando in Italia abbiamo esempi di procedure straordinarie in grado di risolvere emergenze gravi come il ponte di Genova e come effettivamente è, oggi, l'edilizia giudiziaria barese? In quel caso lo Stato è riuscito a dare risposta a una situazione di sofferenza di quella comunità che, in due anni, si è vista restituire una grande opera infrastrutturale fondamentale, molto più complessa e difficile per la sua progettazione e realizzazione rispetto a una cittadella giudiziaria».