Bari ricorda Benedetto Petrone, ucciso 42 anni fa in un agguato fascista
Stamattina la cerimonia nella città vecchia in occasione dell'anniversario della morte del giovane comunista. Decaro: «Una storia di lotta per la libertà»
giovedì 28 novembre 2019
12.56
A quarantadue anni dall'omicidio, datato 28 novembre 1977, Bari ricorda Benedetto Petrone, giovane militante comunista della città vecchia ucciso in piazza Prefettura dopo un agguato da parte di una squadraccia fascista. Stamattina la cerimonia organizzata dall'amministrazione comunale in collaborazione con il Comitato XXVIII Novembre, il Coordinamento provinciale antifascista, l'Anpi e l'Ipsiac.
«La storia di Benny è la nostra storia - ha detto il sindaco di Bari Antonio Decaro nel suo discorso. Una storia di parte, una parte netta, quella antifascista, ed è la storia del nostro Paese, fondata sui principi di libertà, di democrazia, di rispetto della libertà di pensiero e di espressione, scritti nella nostra Costituzione. In questo periodo gli anticorpi democratici sembrano vacillare di fronte all'odio e alla violenza espressi da più parti: se siamo costretti a mettere sotto scorta una donna di 89 anni che ha vissuto l'orrore dell'Olocausto, significa che quei principi sono seriamente a rischio. E noi non possiamo permetterlo. Per questa ragione i sindaci di tutta Italia, indipendentemente dalla sensibilità politica di ciascuno, si ritroveranno il 10 dicembre a Milano per essere la scorta civile di Liliana Segre, perché non c'è spazio per nessun fanatismo, se non quello della libertà e della democrazia».
Decaro continua: C«L'anno scorso, proprio da questa piazza, abbiamo condannato la vile aggressione da parte di un gruppo di fascisti che uscivano dalla sede di Casa Pound ai danni di tre persone che avevano manifestato liberamente le proprie idee in un corteo pacifico: quella sede è stata chiusa e quelle persone oggi sono sotto processo, a dimostrazione che lo Stato esiste e che esistono gli anticorpi democratici. E ricordare ogni anno l'omicidio di Benny non è un rito vuoto, una commemorazione stanca: siamo qui non solo per ricordare un giovane militante ucciso per le sue idee, ma per testimoniare che noi tutti, insieme, siamo anticorpi viventi di democrazia e insieme dobbiamo difendere i nostri principi costituzionali. Benny ha lasciato un segno indelebile nella nostra città con la sua passione, con il suo impegno sociale, con la sua battaglia contro le disuguaglianze nella città vecchia. E noi su quella traccia stiamo andando avanti, con l'aiuto di tutte le associazioni che sono al nostro fianco il Comitato XXVIII Novembre, l'Anpi, l'Arci, la Cgil, l'Ipsaic, la Rete della conoscenza, il Comitato regionale antifascista e che ogni giorno sono in prima linea contro la diffusione dei nuovi fascismi. Ringrazio Porzia che con la sua presenza continua ricordarci come l'immagine di Benny rappresenta, per questa città, un simbolo potente contro l'intolleranza, il razzismo e il fascismo».
«La storia di Benny è la nostra storia - ha detto il sindaco di Bari Antonio Decaro nel suo discorso. Una storia di parte, una parte netta, quella antifascista, ed è la storia del nostro Paese, fondata sui principi di libertà, di democrazia, di rispetto della libertà di pensiero e di espressione, scritti nella nostra Costituzione. In questo periodo gli anticorpi democratici sembrano vacillare di fronte all'odio e alla violenza espressi da più parti: se siamo costretti a mettere sotto scorta una donna di 89 anni che ha vissuto l'orrore dell'Olocausto, significa che quei principi sono seriamente a rischio. E noi non possiamo permetterlo. Per questa ragione i sindaci di tutta Italia, indipendentemente dalla sensibilità politica di ciascuno, si ritroveranno il 10 dicembre a Milano per essere la scorta civile di Liliana Segre, perché non c'è spazio per nessun fanatismo, se non quello della libertà e della democrazia».
Decaro continua: C«L'anno scorso, proprio da questa piazza, abbiamo condannato la vile aggressione da parte di un gruppo di fascisti che uscivano dalla sede di Casa Pound ai danni di tre persone che avevano manifestato liberamente le proprie idee in un corteo pacifico: quella sede è stata chiusa e quelle persone oggi sono sotto processo, a dimostrazione che lo Stato esiste e che esistono gli anticorpi democratici. E ricordare ogni anno l'omicidio di Benny non è un rito vuoto, una commemorazione stanca: siamo qui non solo per ricordare un giovane militante ucciso per le sue idee, ma per testimoniare che noi tutti, insieme, siamo anticorpi viventi di democrazia e insieme dobbiamo difendere i nostri principi costituzionali. Benny ha lasciato un segno indelebile nella nostra città con la sua passione, con il suo impegno sociale, con la sua battaglia contro le disuguaglianze nella città vecchia. E noi su quella traccia stiamo andando avanti, con l'aiuto di tutte le associazioni che sono al nostro fianco il Comitato XXVIII Novembre, l'Anpi, l'Arci, la Cgil, l'Ipsaic, la Rete della conoscenza, il Comitato regionale antifascista e che ogni giorno sono in prima linea contro la diffusione dei nuovi fascismi. Ringrazio Porzia che con la sua presenza continua ricordarci come l'immagine di Benny rappresenta, per questa città, un simbolo potente contro l'intolleranza, il razzismo e il fascismo».