Bari ricorda la strage di Bologna. Decaro: «Nostro dovere è continuare a cercare verità»

Il 2 agosto 1980 morirono in quella stazione anche sette cittadini baresi. Il sindaco: «Le nostre azioni cura contro l'odio»

giovedì 2 agosto 2018 13.20
Il 2 agosto 1980 un ordigno esploso nella stazione di Bologna causò la morte di 85 persone e il ferimento di oltre 200 vittime innocenti di quella che è stata una delle stragi più atroci negli anni bui del terrorismo. I recenti risvolti investigativi, a quasi 40 anni da quel giorno di sangue e morte, hanno indicato la strage di Bologna come attentato di matrice neo-fascista, come ha ricordato stamani in un messaggio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parlando però di «Zone d'ombra che restano ancora da illuminare».

Oggi, a 38 anni da quel giorno, anche Bari ha voluto rendere omaggio alle vittime, di cui sette erano cittadini baresi. Ai della lapide che ricorda i loro nomi sulla facciata esterna del Palazzo di Città, stamattina il sindaco Antonio Decaro ha deposto una corona di fiori, osservando un minuto di silenzio alle 10:25, ora in cui esplose la bomba.

«Piangiamo le vittime di un delitto la cui infamia non sarà mai più cancellata dalla coscienza del nostro popolo e dalla storia. Sono le parole con cui Renato Zangheri, sindaco di Bologna, il 2 agosto del 1980 iniziò il suo discorso ai funerali delle 85 vittime di quella ignobile strage - ha detto il sindaco nel suo discorso. Tra quelle vittime c'erano sette dei nostri concittadini: Sonia Burri, Francesco Cesare Diomede Fresa, Vito Diomede Fresa, Errica Frigerio, Patrizia Messineo, Silvana Serravalli in Bàrbera e Giuseppe Patruno».

«Quel giorno - ha proseguito il sindaco - l'Italia si scoprì un Paese fragile, violabile, indifeso. Un Paese che poteva essere colpito al cuore nella sua quotidianità. Questa è stata la strage di Bologna, la vita interrotta da un boato. In una stazione, dove ogni giorno passano ragazze e ragazzi, lavoratori pendolari, famiglie, il cuore stesso di un popolo. Noi, oggi, abbiamo un dovere, quello di ricordare le vittime, il dovere di continuare a cercare la verità per rendere giustizia a quelle vittime e ai loro familiari, affinché il nostro Paese non torni ad essere violabile».

«Per fortuna - ha ricordato Decaro - è stata aperta una nuova indagine, e da marzo è in corso un nuovo processo per individuare i mandanti della stage di Bologna. In quegli anni bui per il nostro Paese, gli anni del terrorismo, dello stragismo, si discuteva di politica, di commistioni tra Stato e gruppi eversivi. Quelle parole hanno cambiato la vita di tante persone, hanno ucciso tante persone, hanno allontanato giovani donne e uomini dalla politica, quella bella, quella sana, quella che ha l'obiettivo di migliorare lo stato delle cose, quella politica che oggi ha perso di nuovo il suo orizzonte, che preferisce urlare anziché spiegare le proprie ragioni. La cerimonia odierna serve anche a ricordarci quanto sia importante scegliere con attenzione le parole e i toni che utilizziamo perché possono portare all'odio, al razzismo e alla violenza. Avevo dieci anni quando in televisione passarono le immagini di quella stazione devastata, delle macerie, dello sgomento dei feriti e dei soccorritori… mia figlia oggi ha nove anni e spero non debba mai assistere a tragedie di questo tipo, anche se solo in tv».