Bari ricorda la strage di via Niccolò dell'Arca. Decaro: «Conservare memoria contro la paura»
Settantacinque anni dall'eccidio di 20 manifestanti per mano dei fascisti. Lidia Menapace: «Ogni guerra è un fratricidio e va ripudiata»
sabato 28 luglio 2018
12.38
Era il 28 luglio 1943 quando 20 persone, organizzatesi in un corteo spontaneo e pacifico, vennero brutalmente uccise in via Niccolò dell'Arca dalle ultime sacche dell'esercito fedele al regime fascista mentre cercavano di raggiungere il carcere di Bari per salutare gli oppositori del regime, liberati all'indomani della caduta di Mussolini. Più di 50 furono i feriti dal fuoco aperto sulla folla.
Stamattina Bari ha ricordato quel tragico giorno e quelle persone con una cerimonia in piazza Umberto I, organizzata dal Comune in collaborazione con l'Anpi (Associazione nazionale partigiani d'Italia), l'Ipsaic (Istituto pugliese per la storia dell'antifascismo e dell'Italia contemporanea), l'Anppia (Associazione nazionale perseguitati politici antifascisti), la Cgil camera del lavoro metropolitana, l'Arci di Bari e il Coordinamento regionale antifascista. Una corona di alloro è stata deposta ai piedi del monumento che ricorda le vittime di quella strage, lungo la via dove sono presenti 20 pietre d'inciampo con i nomi di chi perse la vita in quel giorno di folle violenza, letti ad alta voce da due giovani studenti baresi.
«Tra quelle persone - ricorda il sindaco Antonio Decaro - c'erano tantissimi giovani e giovanissimi che lavoravano e costruivano i propri ideali seguendo gli insegnamenti di Benedetto Croce e frequentando la casa editrice Laterza. Quelle persone non ci sono più; dopo 75 anni è importante ricordare l'eccidio avvenuto in via Niccolò dell'Arca, considerato il momento particolare che vive nostro Paese. Dal punto di vista storico e politico, sembra emergere un rigurgito di intolleranza e di razzismo che fa prevalere i sentimenti di paura ed egoismo. È importante ricordare quello che è accaduto tanti anni fa a 20 persone che volevano contribuire alla costruzione di un pezzo di storia dell'Italia dopo vent'anni di oppressione, perché ci aiuta a costruire nel futuro un modello di convivenza nel rispetto delle differenze e dei diritti fondamentali dell'uomo. Un futuro che deve allontanare pensieri come paura ed egoismo».
Alla cerimonia ha partecipato anche l'ex senatrice Lidia Menapace, tra le più importanti figure della resistenza partigiana al regime fascista. «Tra tutti i viventi - ha detto - la specie umana è l'unica che nasce ovunque e stabilisce nella "polis", la città, il suo luogo di vita. Non si è esseri umani se non si vive in comunione. Ecco perché ogni guerra è un fratricidio, e come tale va ripudiata. Un popolo che perde la memoria è un popolo che rifiuta se stesso».
Stamattina Bari ha ricordato quel tragico giorno e quelle persone con una cerimonia in piazza Umberto I, organizzata dal Comune in collaborazione con l'Anpi (Associazione nazionale partigiani d'Italia), l'Ipsaic (Istituto pugliese per la storia dell'antifascismo e dell'Italia contemporanea), l'Anppia (Associazione nazionale perseguitati politici antifascisti), la Cgil camera del lavoro metropolitana, l'Arci di Bari e il Coordinamento regionale antifascista. Una corona di alloro è stata deposta ai piedi del monumento che ricorda le vittime di quella strage, lungo la via dove sono presenti 20 pietre d'inciampo con i nomi di chi perse la vita in quel giorno di folle violenza, letti ad alta voce da due giovani studenti baresi.
«Tra quelle persone - ricorda il sindaco Antonio Decaro - c'erano tantissimi giovani e giovanissimi che lavoravano e costruivano i propri ideali seguendo gli insegnamenti di Benedetto Croce e frequentando la casa editrice Laterza. Quelle persone non ci sono più; dopo 75 anni è importante ricordare l'eccidio avvenuto in via Niccolò dell'Arca, considerato il momento particolare che vive nostro Paese. Dal punto di vista storico e politico, sembra emergere un rigurgito di intolleranza e di razzismo che fa prevalere i sentimenti di paura ed egoismo. È importante ricordare quello che è accaduto tanti anni fa a 20 persone che volevano contribuire alla costruzione di un pezzo di storia dell'Italia dopo vent'anni di oppressione, perché ci aiuta a costruire nel futuro un modello di convivenza nel rispetto delle differenze e dei diritti fondamentali dell'uomo. Un futuro che deve allontanare pensieri come paura ed egoismo».
Alla cerimonia ha partecipato anche l'ex senatrice Lidia Menapace, tra le più importanti figure della resistenza partigiana al regime fascista. «Tra tutti i viventi - ha detto - la specie umana è l'unica che nasce ovunque e stabilisce nella "polis", la città, il suo luogo di vita. Non si è esseri umani se non si vive in comunione. Ecco perché ogni guerra è un fratricidio, e come tale va ripudiata. Un popolo che perde la memoria è un popolo che rifiuta se stesso».