Bari, vi raccontiamo come i ragazzi dello Scacchi hanno trionfato al CERN
Intervista con le professoresse Maria Filomena Muscarella e Stefania Turbacci che hanno fatto da coach ai 13 studenti del gruppo EXTRA
venerdì 2 luglio 2021
Pochi giorni fa il progetto del team EXTRA del Liceo Scientifico "A. Scacchi" di Bari è stato selezionato, insieme al progetto del team Teomiztli della Escuela Nacional Preparatoria "Plantel 2" di Città del Messico, come vincitore del concorso internazionale Beamline for Schools 2021 (BL4S - un fascio di particelle per le scuole) promosso dal CERN. Tredici ragazzi del liceo di Bari, capitanati dalle professoresse Maria Filomena Muscarella e Stefania Turbacci, coadiuvati dai docenti Bianca Fanti, Ilaria Iusco e Domenico Ricchiuti, sotto la supervisione dei tutor dottor Mario Nicola Mazziotta e professor Marcello Abbrescia dell'INFN e del Dipartimento di Fisica, hanno realizzato il proposal tecnico vincitore e un video di presentazione.
Abbiamo parlato con le professoresse Muscarella e Turbacci, per comprendere meglio come la squadra del liceo barese sia giunta a questo importante traguardo.
Come è nato questo progetto che avete presentato per il concorso al CERN?
Il progetto EXTRA (Elecron X-ray Transition Radiation-da cui il nome della squadra) è un progetto maturato negli anni. Da oltre un decennio, infatti, il Liceo "Scacchi" partecipa al Progetto Extreme Energy Events, esperimento che coinvolge una rete di scuole per lo studio dei raggi cosmici, e vanta numerose iniziative di approfondimento scientifico, patrocinate dall'INFN e dal Dipartimento Interateneo di Fisica di Bari. La partecipazione al concorso, per la prima volta, nasce dall'esigenza di tenere alti la motivazione e l'entusiasmo in un anno molto particolare come quello passato, in cui c'è stato il problema dell'interruzione delle attività in presenza e di quelle di laboratorio. Abbiamo preso ispirazione da tutte le occasioni di approfondimento e poi piano piano l'idea ha preso forma. Eravamo già contenti di aver sottomesso la nostra proposta e il nostro video alla scadenza del 15 di aprile, e pensavamo fosse finita lì, soddisfatti di aver raggiunto questo traguardo.
I ragazzi che hanno partecipato in che modo sono stati scelti? Sono stati loro a candidarsi o sono stati "selezionati"?
I ragazzi si sono candidati in seguito alla nostra proposta. Abbiamo voluto essere chiari con loro, spiegando che sarebbe stata una cosa impegnativa e precisando il lavoro da svolgere. Ciascuno si è misurato con le proprie forze e ha deciso di proporsi. Ne è nato un gruppo molto sfaccettato, ciascuno con una particolare propensione o abilità. I ragazzi si sono impegnati moltissimo, sono stati maturi. Tutti hanno portato a termine il lavoro e stanno continuando a farlo.
Quest'anno, come già sottolineato, è stato un anno molto particolare e difficile a causa del Covid, come hanno potuto lavorare insieme senza potersi vedere fisicamente?
I ragazzi hanno dovuto lavorare a distanza utilizzando le stesse piattaforme che siamo soliti utilizzare per la didattica a distanza. Abbiamo fatto incontri sistematici, a volte suddivisi in gruppi, a seconda di quello che bisognava approfondire, giorno per giorno. Oltre agli incontri coordinati da noi docenti, inoltre, i ragazzi hanno lavorato in autonomia.
Ora come va avanti il progetto?
Adesso siamo stati invitati, dall'8 al 21 settembre, ad Amburgo, presso il centro di ricerca di DESY (Deutsches Elektronen-Synchrotron), per mettere a punto il nostro esperimento. Nel frattempo, durante l'estate, stiamo continuando a lavorare. Abbiamo iniziato la fase di progettazione, con l'assistenza del gruppo di ricercatori di DESY e del CERN, e continuiamo ad essere coadiuvati dalla sezione INFN di Bari.
Quale è stato il vostro ruolo, e in che modo avete lavorato con i ragazzi?
Come già detto all'inizio, il nostro è un gruppo di lavoro che coinvolge altri colleghi ed anche altri studenti. Il nostro ruolo con la squadra che ha partecipato alla competizione è stato quello di un coach: li abbiamo seguiti, coordinati, incoraggiati e messi in condizione di dare il meglio.
Quindi ora si porta avanti questo progetto, ma c'è la possibilità di candidarsi con un nuovo progetto il prossimo anno?
Diciamo che questi non sono progetti che si possono mettere su con cadenza annuale. L'anno prossimo ci concentreremo sulla realizzazione dell'esperimento e ci aspettiamo che questa esperienza possa avere presa sugli studenti più piccoli. Ci piacerebbe se questi ragazzi al ritorno potessero fare tutoraggio, e spendere la loro esperienza, trascinando altri ragazzi più piccoli della nostra scuola o, perché no, anche di altre scuole. E speriamo che tutto ciò si possa fare in presenza.
Cosa vi sentite di dire in conclusione?
Sicuramente c'è tanto lavoro da fare, ma è molto stimolante. Ci sentiamo senz'altro di incoraggiare la partecipazione a questo concorso da parte di altre scuole del territorio che volessero cimentarsi.
Abbiamo parlato con le professoresse Muscarella e Turbacci, per comprendere meglio come la squadra del liceo barese sia giunta a questo importante traguardo.
Come è nato questo progetto che avete presentato per il concorso al CERN?
Il progetto EXTRA (Elecron X-ray Transition Radiation-da cui il nome della squadra) è un progetto maturato negli anni. Da oltre un decennio, infatti, il Liceo "Scacchi" partecipa al Progetto Extreme Energy Events, esperimento che coinvolge una rete di scuole per lo studio dei raggi cosmici, e vanta numerose iniziative di approfondimento scientifico, patrocinate dall'INFN e dal Dipartimento Interateneo di Fisica di Bari. La partecipazione al concorso, per la prima volta, nasce dall'esigenza di tenere alti la motivazione e l'entusiasmo in un anno molto particolare come quello passato, in cui c'è stato il problema dell'interruzione delle attività in presenza e di quelle di laboratorio. Abbiamo preso ispirazione da tutte le occasioni di approfondimento e poi piano piano l'idea ha preso forma. Eravamo già contenti di aver sottomesso la nostra proposta e il nostro video alla scadenza del 15 di aprile, e pensavamo fosse finita lì, soddisfatti di aver raggiunto questo traguardo.
I ragazzi che hanno partecipato in che modo sono stati scelti? Sono stati loro a candidarsi o sono stati "selezionati"?
I ragazzi si sono candidati in seguito alla nostra proposta. Abbiamo voluto essere chiari con loro, spiegando che sarebbe stata una cosa impegnativa e precisando il lavoro da svolgere. Ciascuno si è misurato con le proprie forze e ha deciso di proporsi. Ne è nato un gruppo molto sfaccettato, ciascuno con una particolare propensione o abilità. I ragazzi si sono impegnati moltissimo, sono stati maturi. Tutti hanno portato a termine il lavoro e stanno continuando a farlo.
Quest'anno, come già sottolineato, è stato un anno molto particolare e difficile a causa del Covid, come hanno potuto lavorare insieme senza potersi vedere fisicamente?
I ragazzi hanno dovuto lavorare a distanza utilizzando le stesse piattaforme che siamo soliti utilizzare per la didattica a distanza. Abbiamo fatto incontri sistematici, a volte suddivisi in gruppi, a seconda di quello che bisognava approfondire, giorno per giorno. Oltre agli incontri coordinati da noi docenti, inoltre, i ragazzi hanno lavorato in autonomia.
Ora come va avanti il progetto?
Adesso siamo stati invitati, dall'8 al 21 settembre, ad Amburgo, presso il centro di ricerca di DESY (Deutsches Elektronen-Synchrotron), per mettere a punto il nostro esperimento. Nel frattempo, durante l'estate, stiamo continuando a lavorare. Abbiamo iniziato la fase di progettazione, con l'assistenza del gruppo di ricercatori di DESY e del CERN, e continuiamo ad essere coadiuvati dalla sezione INFN di Bari.
Quale è stato il vostro ruolo, e in che modo avete lavorato con i ragazzi?
Come già detto all'inizio, il nostro è un gruppo di lavoro che coinvolge altri colleghi ed anche altri studenti. Il nostro ruolo con la squadra che ha partecipato alla competizione è stato quello di un coach: li abbiamo seguiti, coordinati, incoraggiati e messi in condizione di dare il meglio.
Quindi ora si porta avanti questo progetto, ma c'è la possibilità di candidarsi con un nuovo progetto il prossimo anno?
Diciamo che questi non sono progetti che si possono mettere su con cadenza annuale. L'anno prossimo ci concentreremo sulla realizzazione dell'esperimento e ci aspettiamo che questa esperienza possa avere presa sugli studenti più piccoli. Ci piacerebbe se questi ragazzi al ritorno potessero fare tutoraggio, e spendere la loro esperienza, trascinando altri ragazzi più piccoli della nostra scuola o, perché no, anche di altre scuole. E speriamo che tutto ciò si possa fare in presenza.
Cosa vi sentite di dire in conclusione?
Sicuramente c'è tanto lavoro da fare, ma è molto stimolante. Ci sentiamo senz'altro di incoraggiare la partecipazione a questo concorso da parte di altre scuole del territorio che volessero cimentarsi.