Bosch Bari in grossa crisi, sono 700 gli esuberi previsti entro il 2027
Dopo il rincorrersi di voci e smentite arriva la conferma
giovedì 27 gennaio 2022
14.12
Nell'incontro di verifica con la Regione Puglia, tenutosi questa mattina, la direzione Bosch dello stabilimento di Bari, ha comunicato che l'80% delle proprie produzioni oggi è posizionato sulle motorizzazioni diesel, che per effetto del cambio verso l'elettrico, determinerà una eccedenza nei prossimi 5 anni circa 700 esuberi.
«La situazione è ben peggiore - sottolineano da Fim Cisl - le 700 eccedenze al 2027 considerano comunque la presenza di produzioni diesel che andranno a perdersi negli anni successi fino al completo stop nel 2035. Come Fim-Cisl stimiamo ulteriori eccedenze di circa 500 unità entro il 2035».
«Nello stabilimento di Bari - proseguono - sono occupati oggi circa 1700 dipendenti distribuiti su 9 diverse tipologie di produzioni, circa l'80% di queste sono legate alle motorizzazioni diesel e benzina. Il 23 giugno 2021, nel primo incontro del tavolo automotive presso il MiSE, come Fim-Cisl abbiamo sollecitato direttamente il Ministro Giancarlo Giorgetti di intervenire immediatamente convocando alcuni grandi gruppi della componentistica dell'auto come: Bosch, Vitesco e Denso, che già avevano esplicitato il rischio occupazionale per oltre 4.000 lavoratori, per costruire, con risorse finanziarie previste per la transizione ecologica, un piano di reindustrializzazione per salvare l'occupazione ed impedire la desertificazione industriale».
«Da quella data - continuano - abbiamo continuato a denunciare questo pericolo chiedendo un intervento diretto, purtroppo inascoltati dal MiSE. Il PNRR mette a disposizione fondi per la transizione e energetica e la mobilità, serve che il governo chiarisca quali potenzialità possono essere messe in campo, nello stesso tempo è indispensabile chiedere alla casa madre Bosch, quali risorse economiche è disposta ad investire su Bari per la riconversione produttiva. È necessario aprire un confronto in sede ministeriale per Bosch, con la presenza del Ministro dello Sviluppo Economico, dove il Gruppo deve presentare un piano di reindustrializzazione del plant, che consenta di azzerare gli esuberi denunciati evidenziando gli investimenti e le risorse finanziarie necessarie. E' altrettanto indispensabile che venga riconvocato il tavolo ministeriale per individuare strumenti e risorse per un settore che è investito da un cambiamento strutturale».
«Non è più tollerabile l'immobilismo delle istituzioni di fronte ad una situazione che sta impattando sul settore con chiusure e licenziamenti - cocludono - Convocheremo le assemblee per informare i lavoratori per decidere poi le iniziative a sostegno di questa difficile vertenza».
«La situazione è ben peggiore - sottolineano da Fim Cisl - le 700 eccedenze al 2027 considerano comunque la presenza di produzioni diesel che andranno a perdersi negli anni successi fino al completo stop nel 2035. Come Fim-Cisl stimiamo ulteriori eccedenze di circa 500 unità entro il 2035».
«Nello stabilimento di Bari - proseguono - sono occupati oggi circa 1700 dipendenti distribuiti su 9 diverse tipologie di produzioni, circa l'80% di queste sono legate alle motorizzazioni diesel e benzina. Il 23 giugno 2021, nel primo incontro del tavolo automotive presso il MiSE, come Fim-Cisl abbiamo sollecitato direttamente il Ministro Giancarlo Giorgetti di intervenire immediatamente convocando alcuni grandi gruppi della componentistica dell'auto come: Bosch, Vitesco e Denso, che già avevano esplicitato il rischio occupazionale per oltre 4.000 lavoratori, per costruire, con risorse finanziarie previste per la transizione ecologica, un piano di reindustrializzazione per salvare l'occupazione ed impedire la desertificazione industriale».
«Da quella data - continuano - abbiamo continuato a denunciare questo pericolo chiedendo un intervento diretto, purtroppo inascoltati dal MiSE. Il PNRR mette a disposizione fondi per la transizione e energetica e la mobilità, serve che il governo chiarisca quali potenzialità possono essere messe in campo, nello stesso tempo è indispensabile chiedere alla casa madre Bosch, quali risorse economiche è disposta ad investire su Bari per la riconversione produttiva. È necessario aprire un confronto in sede ministeriale per Bosch, con la presenza del Ministro dello Sviluppo Economico, dove il Gruppo deve presentare un piano di reindustrializzazione del plant, che consenta di azzerare gli esuberi denunciati evidenziando gli investimenti e le risorse finanziarie necessarie. E' altrettanto indispensabile che venga riconvocato il tavolo ministeriale per individuare strumenti e risorse per un settore che è investito da un cambiamento strutturale».
«Non è più tollerabile l'immobilismo delle istituzioni di fronte ad una situazione che sta impattando sul settore con chiusure e licenziamenti - cocludono - Convocheremo le assemblee per informare i lavoratori per decidere poi le iniziative a sostegno di questa difficile vertenza».