Bus "Anti-Gender" a Bari, polemica per la manifestazione in piazza Prefettura
Bottalico: «Indignata come persona, donna, educatrice e amministratrice pubblica»
venerdì 29 settembre 2017
10.19
Questa mattina ha fatto tappa a Bari il cosiddetto "Bus della Libertà", manifestazione itinerante organizzata dall'associazione "Generazione famiglia – La Manif Pour Tous Italia" che si autodefinisce: «Un'associazione di uomini e donne di ogni età, estrazione e professione che senza bandiere di partito, né simboli religiosi si impegnano nel quotidiano per promuovere e proteggere la famiglia». Una manifestazione che porta avanti un messaggio discriminatorio e inequivocabile pur nella sua semplicità, e sulla quale è nata una polemica interna anche alla stessa amministrazione comunale, che ha concesso lo spazio per la manifestazione e ha permesso che questa mattina piazza della Prefettura fosse riservata.
«Questa mattina sono rimasta indignata – ha dichiarato l'assessore al Welfare, Francesca Bottalico – come persona, donna, educatrice e, in questo momento della mia vita, come amministratrice pubblica dal passaggio nella mia città di un bus omo-transfobico, che nulla ha a che fare con le libertà ma che, in realtà, ne è l'esatta negazione, attraverso i suoi messaggi subdoli e diretti solo a creare un clima di discriminazione, intolleranza e violenza. Ciascuno di noi, piccolo o grande che sia, ha il diritto di essere e basta. Ciascuno di noi ha diritto alla vita, a fare le proprie scelte, alla propria libertà ed espressione individuale, in tutte le forme e colori. Ha diritto di sentire, sognare e costruire il proprio futuro con le sfumature che desidera e gli sono più congeniali. Ecco perché non da sola, ma insieme a tante realtà e cittadini e cittadine della mia città, continuiamo a credere, lottare e impegnarci per la crescita di una società sempre più aperta, inclusiva, libera nelle sue espressioni e coesa. Sono sempre molto tollerante ma a queste assurde provocazioni non ci sto».
«Sarebbe stato molto più importante e di impatto – sottolinea Rosa Perrucci, coordinatrice del PugliaPride – una presa di posizione politica, magari "non autorizzare" l'iniziativa fatta stamattina così come ha fatto con forza l'amministrazione comunale di Napoli. Questo in virtù di ciò che il Comune di Bari sta facendo insieme al Tavolo Tecnico Lgbtqi – Comune di Bari in ambito di formazione anche degli e delle insegnanti delle scuole dell'infanzia ed elementari».
Dallo staff del sindaco, Antonio Decaro, sottolineano come vietare una tale manifestazione potrebbe portare in futuro ad aprire la porta a divieti a manifestazioni di qualunque tipo, come lo stesso PugliaPride, e che non è intenzione dell'amministrazione avere un atteggiamento repressivo, pur non condividendo il messaggio che tale evento porta con sé.
«L'amministrazione pubblica – chiariscono – non è una cosa ad uso e consumo di chi governa in un particolare momento. Nel nostro Paese vige l'articolo 21 della Costituzione che sancisce la libertà di espressione. Un sindaco, o una giunta, può esprimere un'opinione, un provvedimento, una politica e soprattutto praticarla nei fatti. Non può imporre le sue idee politiche, limitando la libertà di altri, altrimenti in questo modo autorizzeremo futuri governi di questa città a non autorizzare manifestazioni legittime per i diritti Lgbtq».
«L'associazione – sottolineano – ha chiesto regolare occupazione di suolo pubblico al Municipio e constatati i regolari permessi, l'autorizzazione è stata concessa».
La presa di posizione dell'assessore Bottalico è stata comunque condivisa da molti, che non hanno gradito che una manifestazione di questo tipo abbia fatto tappa nella nostra città, mentre a Napoli il sindaco De Magistris ha negato l'autorizzazione, proprio sottolineando la natura discriminatoria dell'evento.
«Dovremmo andare ad offrire loro una copia di Gender Trouble di Judith Butler, una di Middlesex, il Manifesto Cyborg, Pornocultura, un disco di Anoni – così esprime la sua opinione la ricercatrice Claudia Attimonelli, sociologa e mass-mediologa dell'Università degli Studi di Bari – vorrei regalare loro dei libri, perché anti-gender non significa niente. È fondamentale sottolineare che non si può essere "contro il gender" perché non è un movimento politico o una malattia, bensì un modo per esprimere in un'unica parola la complessità di ciò che noi siamo. Non bisognerebbe proprio dare visibilità alcuna a questa gente, perché strumentalizza i bambini, che poi sono le prime vittime di fobie legate alle questioni di genere, semina odio, dice falsità attraverso slogan a caratteri cubitali errati dal punto di vista filosofico, biologico, sociologico e grammaticale».
«Questa mattina sono rimasta indignata – ha dichiarato l'assessore al Welfare, Francesca Bottalico – come persona, donna, educatrice e, in questo momento della mia vita, come amministratrice pubblica dal passaggio nella mia città di un bus omo-transfobico, che nulla ha a che fare con le libertà ma che, in realtà, ne è l'esatta negazione, attraverso i suoi messaggi subdoli e diretti solo a creare un clima di discriminazione, intolleranza e violenza. Ciascuno di noi, piccolo o grande che sia, ha il diritto di essere e basta. Ciascuno di noi ha diritto alla vita, a fare le proprie scelte, alla propria libertà ed espressione individuale, in tutte le forme e colori. Ha diritto di sentire, sognare e costruire il proprio futuro con le sfumature che desidera e gli sono più congeniali. Ecco perché non da sola, ma insieme a tante realtà e cittadini e cittadine della mia città, continuiamo a credere, lottare e impegnarci per la crescita di una società sempre più aperta, inclusiva, libera nelle sue espressioni e coesa. Sono sempre molto tollerante ma a queste assurde provocazioni non ci sto».
«Sarebbe stato molto più importante e di impatto – sottolinea Rosa Perrucci, coordinatrice del PugliaPride – una presa di posizione politica, magari "non autorizzare" l'iniziativa fatta stamattina così come ha fatto con forza l'amministrazione comunale di Napoli. Questo in virtù di ciò che il Comune di Bari sta facendo insieme al Tavolo Tecnico Lgbtqi – Comune di Bari in ambito di formazione anche degli e delle insegnanti delle scuole dell'infanzia ed elementari».
Dallo staff del sindaco, Antonio Decaro, sottolineano come vietare una tale manifestazione potrebbe portare in futuro ad aprire la porta a divieti a manifestazioni di qualunque tipo, come lo stesso PugliaPride, e che non è intenzione dell'amministrazione avere un atteggiamento repressivo, pur non condividendo il messaggio che tale evento porta con sé.
«L'amministrazione pubblica – chiariscono – non è una cosa ad uso e consumo di chi governa in un particolare momento. Nel nostro Paese vige l'articolo 21 della Costituzione che sancisce la libertà di espressione. Un sindaco, o una giunta, può esprimere un'opinione, un provvedimento, una politica e soprattutto praticarla nei fatti. Non può imporre le sue idee politiche, limitando la libertà di altri, altrimenti in questo modo autorizzeremo futuri governi di questa città a non autorizzare manifestazioni legittime per i diritti Lgbtq».
«L'associazione – sottolineano – ha chiesto regolare occupazione di suolo pubblico al Municipio e constatati i regolari permessi, l'autorizzazione è stata concessa».
La presa di posizione dell'assessore Bottalico è stata comunque condivisa da molti, che non hanno gradito che una manifestazione di questo tipo abbia fatto tappa nella nostra città, mentre a Napoli il sindaco De Magistris ha negato l'autorizzazione, proprio sottolineando la natura discriminatoria dell'evento.
«Dovremmo andare ad offrire loro una copia di Gender Trouble di Judith Butler, una di Middlesex, il Manifesto Cyborg, Pornocultura, un disco di Anoni – così esprime la sua opinione la ricercatrice Claudia Attimonelli, sociologa e mass-mediologa dell'Università degli Studi di Bari – vorrei regalare loro dei libri, perché anti-gender non significa niente. È fondamentale sottolineare che non si può essere "contro il gender" perché non è un movimento politico o una malattia, bensì un modo per esprimere in un'unica parola la complessità di ciò che noi siamo. Non bisognerebbe proprio dare visibilità alcuna a questa gente, perché strumentalizza i bambini, che poi sono le prime vittime di fobie legate alle questioni di genere, semina odio, dice falsità attraverso slogan a caratteri cubitali errati dal punto di vista filosofico, biologico, sociologico e grammaticale».