C.A.R.A. e C.P.R. di Bari-Palese, visita di Dario Ginefra

Il deputato e attuale candidato al senato per il PD ha fatto il punto della situazione nei due centri cittadini

venerdì 16 febbraio 2018
Prosegue sia a destra che a sinistra, che per tutte le forze in campo, la campagna elettorale jn vista delle ormai prossime elezioni nazionali del 4 marzo. E, ieri mattina, tra i diversi appuntamenti che si susseguono dei diversi candidati, è sphntata la visita di Dario Ginefra prima al C.A.R.A. e a seguire al C.P.R. di Bari - Palese. Molto interessante il resoconto riportato dal candidato al Senato all'uninominale per il Partito Democratico.

«Il sistema di accoglienza predisposto dal Ministro Minniti - dichiara Ginefra - sta dando i suoi frutti, anche se permangono delle disfunzioni infrastrutturali e normative che impattano notevolmente sulle condizioni di vita dei migranti. Il Cara di Bari ha visto un dimezzamento delle sue presenze rispetto alla media degli ultimi anni. I richiedenti asilo ospitati sono oggi 850. La comunità più presente è quella nigeriana (200 richiedenti). Si stanno eseguendo i lavori per realizzare cento nuovi posti letto che andranno a sostituire i moduli più vecchi e si stanno predisponendo le nuove recinzioni anti scavalcamento e la nuova video sorveglianza che garantirà l'osservazione del perimetro del CARA».

«Per quanto attiene il CPR - prosegue - l'incendio di due settimane fa ha bruciato due moduli, che sono stati conseguentemente chiusi. Gli immigrati presenti sono 89, rispetto agli oltre 190 dell'ex CIE. Si tratta in prevalenza di persone provenienti da istituti penitenziari che ha fine pena sono stati trasferiti nel Centro per essere identificati e rimpatriati. I tempi di questa procedura risentono dei ritardi di alcuni Paesi di provenienza a riconoscere i propri connazionali. In particolare sembrerebbe che la diplomazia marocchina non sia particolarmente collaborativa, ma il punto più controverso resta sempre lo stesso: è possibile che per quelli che approdano nel centro a fine carcerazione l'identificazione venga operata dopo che hanno scontato interamente la pena aggiungendo una pena detentiva ad un'altra pena detentiva? Come è possibile che una persona alla quale viene inflitta una pena di anni di reclusione l'identificazione non sia la premessa del suo stato detentivo?».

«Le condizioni di vita degli immigrati - conclude - sono decisamente migliorate rispetto agli anni passati. Quello che continua a non convincere è la normativa nazionale sulla quale occorrerà intervenire legislativamente. Ho voluto dedicare questa giornata di lavoro a persone che non hanno il diritto di voto perché ritengo che la nostra civiltà giuridica non possa e non debba fermarsi ai soli cittadini italiani ed europei, ma in ossequio alle Convenzioni internazionali sottoscritte dal nostro Paese, debbano vivere oltre ogni status. Compito della politica deve essere occuparsi di chi non ha sufficiente voce per riuscire a farsi ascoltare, gli "ultimi"».
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