Caso De Benedictis, trovati 1 milione e 200 mila euro dal figlio di Chiariello
Sono in corso accertamenti per verificare la provenienza del denaro
sabato 24 aprile 2021
13.39
Il caso del GIP di Bari De Benedictis svela altri retroscena.
Nel corso delle perquisizioni eseguite stamattina, contestualmente all'esecuzione dei provvedimenti di custodia cautelare in carcere nei confronti del giudice De Benedictis, magistrato dell'Ufficio GIP di Bari e dell'Avvocato Chiariello, del foro di Bari, i carabinieri del Nucleo Investigativo hanno sottoposto a sequestro un importante quantitativo di denaro.
Infatti, nell'abitazione del figlio dell'avvocato Chiariello, anche lui indagato, in tre zaini nascosti all'interno di un divano e di un armadio sono stati rinvenuti circa 1 milione e 200 mila euro in contanti. Sono in corso accertamenti per verificare la provenienza del denaro.
Nel corso delle perquisizioni eseguite stamattina, contestualmente all'esecuzione dei provvedimenti di custodia cautelare in carcere nei confronti del giudice De Benedictis, magistrato dell'Ufficio GIP di Bari e dell'Avvocato Chiariello, del foro di Bari, i carabinieri del Nucleo Investigativo hanno sottoposto a sequestro un importante quantitativo di denaro.
Infatti, nell'abitazione del figlio dell'avvocato Chiariello, anche lui indagato, in tre zaini nascosti all'interno di un divano e di un armadio sono stati rinvenuti circa 1 milione e 200 mila euro in contanti. Sono in corso accertamenti per verificare la provenienza del denaro.
Il precedente arresto e l'assoluzione in Cassazione di De Benedictis
Il giudice De Benedictis, noto anche come collezionista di armi, nel 2010, fu arrestato su ordine della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere per la detenzione di un fucile, un'arma da guerra, che secondo l'accusa non avrebbe potuto detenere. Per quell'episodio il giudice finì agli arresti domiciliari ed ha affrontato due processi finiti il primo con un'assoluzione, il secondo con una condanna a 2 anni di reclusione (pena sospesa) inflittagli dalla Corte d'Appello di Lecce.
La condanna fu annullata in Cassazione: il caso fu sollevato dai Carabinieri che su incarico della Procura di Santa Maria Capua Vetere, avevano intercettato casualmente una conversazione tra il magistrato barese e il titolare dell'armeria in provincia di Caserta dove era stata acquistata l'arma. La prima sentenza di assoluzione fu impugnata dalla Procura presso il Tribunale di Lecce, competente a giudicare sui reati commessi dai magistrati baresi. Infine è stato il giudice De Benedictis a impugnare in Cassazione, la sentenza di condanna di secondo grado.