Chi era Lello Capriati: nipote del boss Antonio, aveva scontato 17 anni
40 anni, figlio di Sabino, era stato scarcerato nel 2022 dopo essere stato arrestato per l'omicidio del 15enne Michele Fazio
martedì 2 aprile 2024
11.49
Nato a Bari vecchia nel 1983, arrestato a 22 anni, scarcerato 17 anni più tardi (ad agosto 2022, a 39 anni), ucciso due anni dopo. Il prossimo 15 maggio, Raffaele Capriati avrebbe compiuto 41 anni. Ieri, però, è stato ammazzato a Torre a Mare: l'uomo, colpito fra testa e torace, è morto dopo il trasporto al Policlinico di Bari.
L'agguato è avvenuto in una strada buia del quartiere a sud del capoluogo, lungo via Bari: da quanto ricostruito uno o più uomini, arrivati a bordo di un'auto o, più probabilmente, a bordo di una moto, si sarebbero accostati al veicolo di «Lello» e avrebbero esploso almeno quattro proiettili. Per le indagini procede la Squadra Mobile della Questura di Bari: innanzitutto bisognerà capire il perché Capriati, che era residente nel borgo antico, fosse a Torre a Mare, ed il movente del delitto.
Raffaele Capriati, figlio di Sabino e nipote del boss Antonio era uscito dal carcere il 21 agosto 2022 dopo di 17 anni: ha scontato una pena per i reati di concorso in omicidio volontario e detenzione d'arma da fuoco con l'aggravante mafiosa. Nel 2001 Capriati, all'epoca dei fatti 18enne, fu coinvolto nella faida tra i Capriati e gli Strisciuglio che culminò con la morte dell'innocente 16enne Michele Fazio: il giovane fu ucciso per errore tra i vicoli di Bari vecchia la sera del 12 luglio 2001.
Quella sera il commando, formato dallo stesso Capriati, Leonardo Ungredda (morto in un agguato sul lungomare di Bari nel 2003), Francesco Annoscia (in libertà dal 2014) e Michele Portoghese (all'epoca minorenne), voleva vendicare la morte del 24enne Francesco Capriati, avvenuta il 29 giugno 2001. Il loro obiettivo era il 31enne Marino Catacchio (poi ucciso nel 2008), che consideravano l'autore del delitto del 24enne: non trovandolo a casa, puntarono sul 26enne Vito De Felice.
Per il delitto Fazio, «Lello» Capriati fu arrestato quattro anni dopo il delitto ed è stato scarcerato 18 mesi fa, festeggiato dai parenti - come spesso accade a Bari - con un video pubblicato sul popolare TikTok dapprima all'aeroporto Karol Wojtyla di Bari Palese e, infine, tra i fuochi d'artificio nella città vecchia, in piazza San Pietro, da sempre feudo dei Capriati. La presenza di «Lello» nuovamente tra quei vicoli potrebbe avere smosso qualcosa, come nuovi equilibri sui traffici illeciti.
Specie dopo l'operazione "Codice interno" di febbraio scorso, che ha portato a 137 misure cautelari a carico soprattutto del gruppo Parisi-Palermiti, egemone a Japigia. Con quest'ultimo clan i Capriati hanno trascorso un periodo di "fratellanza": un rapporto che potrebbe essersi incrinato per qualche fibrillazione interna.
L'agguato è avvenuto in una strada buia del quartiere a sud del capoluogo, lungo via Bari: da quanto ricostruito uno o più uomini, arrivati a bordo di un'auto o, più probabilmente, a bordo di una moto, si sarebbero accostati al veicolo di «Lello» e avrebbero esploso almeno quattro proiettili. Per le indagini procede la Squadra Mobile della Questura di Bari: innanzitutto bisognerà capire il perché Capriati, che era residente nel borgo antico, fosse a Torre a Mare, ed il movente del delitto.
Raffaele Capriati, figlio di Sabino e nipote del boss Antonio era uscito dal carcere il 21 agosto 2022 dopo di 17 anni: ha scontato una pena per i reati di concorso in omicidio volontario e detenzione d'arma da fuoco con l'aggravante mafiosa. Nel 2001 Capriati, all'epoca dei fatti 18enne, fu coinvolto nella faida tra i Capriati e gli Strisciuglio che culminò con la morte dell'innocente 16enne Michele Fazio: il giovane fu ucciso per errore tra i vicoli di Bari vecchia la sera del 12 luglio 2001.
Quella sera il commando, formato dallo stesso Capriati, Leonardo Ungredda (morto in un agguato sul lungomare di Bari nel 2003), Francesco Annoscia (in libertà dal 2014) e Michele Portoghese (all'epoca minorenne), voleva vendicare la morte del 24enne Francesco Capriati, avvenuta il 29 giugno 2001. Il loro obiettivo era il 31enne Marino Catacchio (poi ucciso nel 2008), che consideravano l'autore del delitto del 24enne: non trovandolo a casa, puntarono sul 26enne Vito De Felice.
Per il delitto Fazio, «Lello» Capriati fu arrestato quattro anni dopo il delitto ed è stato scarcerato 18 mesi fa, festeggiato dai parenti - come spesso accade a Bari - con un video pubblicato sul popolare TikTok dapprima all'aeroporto Karol Wojtyla di Bari Palese e, infine, tra i fuochi d'artificio nella città vecchia, in piazza San Pietro, da sempre feudo dei Capriati. La presenza di «Lello» nuovamente tra quei vicoli potrebbe avere smosso qualcosa, come nuovi equilibri sui traffici illeciti.
Specie dopo l'operazione "Codice interno" di febbraio scorso, che ha portato a 137 misure cautelari a carico soprattutto del gruppo Parisi-Palermiti, egemone a Japigia. Con quest'ultimo clan i Capriati hanno trascorso un periodo di "fratellanza": un rapporto che potrebbe essersi incrinato per qualche fibrillazione interna.