Clan Parisi a processo per le estorsioni, pena ridotta per il boss Savinuccio

Confermate trenta condanne in appello. Il capo dell'organizzazione sconterà sei anni invece di dieci

martedì 22 ottobre 2019 20.21
Nel processo di secondo grado per le presunte estorsioni perpetrate dal clan mafioso Parisi nei confronti di alcuni imprenditori edili, la Corte d'Appello di Bari conferma trenta condanne ma riduce da dieci a sei anni di reclusione la pena per il boss Savinuccio. Anche altri 17 imputati hanno visto una sentenza meno "severa" rispetto al primo grado.

Fra questi ci sono Michele e Giuseppe Parisi, fratelli del boss di Japigia: per loro pene ridotte da 20 a 14 anni di reclusione in un cado, e da 13 anni e 4 mesi a 11 anni nel secondo. "Scendono" da 9 anni e 4 mesi a 5 anni le condanne comminate al boss Eugenio Palermiti e a Battista Lovreglio, pluripregiudicato.

La Corte d'Appello di Bari ha, inoltre, disposto l'assoluzione «Perché il fatto non sussiste» per Francesco Latorre, imprenditore accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. In primo grado, con il rito abbreviato, l'uomo era stato condannato alla pena di 4 anni e 6 mesi di reclusione. Confermate, invece, le condanne al risarcimento dei danni alle costituite parti civili: il Comune di Bari, Confindustria Bari, Fai Antiracket di Molfetta, Ance, Arca e sei imprenditori.

I fatti oggetto di processo si sarebbero consumati nel quinquennio 2010-2015. Gli imputati rispondono, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto di armi, lesioni personali, violazione di domicilio, invasione di terreni ed edifici, furto, illecita concorrenza con minaccia e violenza, favoreggiamento.

Le indagini della squadra mobile della Questura di Bari, coordinate dalla Dda di Bari, nel marzo 2016 condussero all'arresto di trenta persone nel blitz cosiddetto "Do ut des". Altri 19 imputati, tra i quali il figlio cantante del boss, Tommy Parisi, e cinque imprenditori, sono attualmente a processo per gli stessi fatti con il rito ordinario.