Commercio in crisi a Bari, chiude la storica cartoleria Santacroce - L'INTERVISTA
Il titolare, Giuseppe Ficocelli: «Troppi i costi e pochi i guadagni. Ad 82 anni è ora di riposarsi. Ho provato a vendere ma non ho trovato nessuno»
venerdì 10 novembre 2023
10.30
La crisi del commercio a Bari non risparmia nemmeno i negozi storici. E così a breve chiuderà per sempre la saracinesca della cartoleria Santacroce, attualmente presente in via Andrea Da Bari, ma nata negli anni '20 in via Sparano.
«Ci sono tanti motivi dietro questa decisione di chiudere - ci racconta Giuseppe Ficocelli, dal 1978 titolare del negozio - da una parte i costi diventati sempre più alti, considerando che il locale non è mio e i proprietari non vogliono abbassare i prezzi, ma anche il fatto che non si lavora più come prima. Dopo il Covid si è fermato tutto, e ancora non sta riprendendo».
«La mia attività aveva tanti clienti che venivano da fuori, piccole aziende che producono pantaloni o camice e compravano da me le buste - aggiunge - dopo il Covid tutto questo è sparito. Non si riesce davvero a rientrare delle spese».
Eppure parliamo di una attività storica che tra tre anni avrebbe compiuto 100 anni. «La ditta è nata nel 1926, stava in via Sparano di fronte a Laterza, quando però Laterza ancora non c'era. Erano tre fratelli, poi uno di loro si separò e spostò il negozio prima in via Andrea Da Bari, e poi in via Nicolai di fronte all'Ateneo. Infine, arrivammo qui. Il negozio è cambiato negli anni, all'inizio si vendeva solo carta di vario tipo, da quella per la tipografia alla carta per gli imballaggi, poi abbiamo iniziato a differenziare un po'», racconta Giuseppe.
«Ricordo che a 18 anni lavoravo in tipografia, e venivo a comprare la carta dal signor Santacroce - si perde nei ricordi di un tempo che non è più mentre racconta la storia del suo negozio Giuseppe -. Poi col tempo Santacroce mi offrì un lavoro e io accettai, perché la paga era migliore rispetto alla tipografia. Dopo il militare, dal 1963 al 1978, ho lavorato con la ditta Santacroce. Quando morì il titolare ho rilevato l'azienda. Ora purtroppo devo lasciare».
I tentativi di cedere l'attività al momento non sono andati a buon fine, nonostante come sottolinea Giuseppe sia un'attività che «ha un suo mercato e che sicuramente si riprenderà completamente» anche se ci vorrebbe «un locale più piccolo. Prima era buono, anche perché c'è il magazzino/deposito sotto, ora tutto questo spazio non serve più».
Non c'è ancora una data certa di chiusura, forse a fine anno. «Stiamo cercando di capire quando sia meglio farlo. Un po' mi dispiace chiudere, la clientela che viene mi chiede "e ora dove dobbiamo andare?". Però ormai ho quasi 82 anni, è anche ora di riposarsi. Mio nipote prima lavorava qui, ma ora ha preso un'altra strada e anche lui sta per andare in pensione».
«Ci sono tanti motivi dietro questa decisione di chiudere - ci racconta Giuseppe Ficocelli, dal 1978 titolare del negozio - da una parte i costi diventati sempre più alti, considerando che il locale non è mio e i proprietari non vogliono abbassare i prezzi, ma anche il fatto che non si lavora più come prima. Dopo il Covid si è fermato tutto, e ancora non sta riprendendo».
«La mia attività aveva tanti clienti che venivano da fuori, piccole aziende che producono pantaloni o camice e compravano da me le buste - aggiunge - dopo il Covid tutto questo è sparito. Non si riesce davvero a rientrare delle spese».
Eppure parliamo di una attività storica che tra tre anni avrebbe compiuto 100 anni. «La ditta è nata nel 1926, stava in via Sparano di fronte a Laterza, quando però Laterza ancora non c'era. Erano tre fratelli, poi uno di loro si separò e spostò il negozio prima in via Andrea Da Bari, e poi in via Nicolai di fronte all'Ateneo. Infine, arrivammo qui. Il negozio è cambiato negli anni, all'inizio si vendeva solo carta di vario tipo, da quella per la tipografia alla carta per gli imballaggi, poi abbiamo iniziato a differenziare un po'», racconta Giuseppe.
«Ricordo che a 18 anni lavoravo in tipografia, e venivo a comprare la carta dal signor Santacroce - si perde nei ricordi di un tempo che non è più mentre racconta la storia del suo negozio Giuseppe -. Poi col tempo Santacroce mi offrì un lavoro e io accettai, perché la paga era migliore rispetto alla tipografia. Dopo il militare, dal 1963 al 1978, ho lavorato con la ditta Santacroce. Quando morì il titolare ho rilevato l'azienda. Ora purtroppo devo lasciare».
I tentativi di cedere l'attività al momento non sono andati a buon fine, nonostante come sottolinea Giuseppe sia un'attività che «ha un suo mercato e che sicuramente si riprenderà completamente» anche se ci vorrebbe «un locale più piccolo. Prima era buono, anche perché c'è il magazzino/deposito sotto, ora tutto questo spazio non serve più».
Non c'è ancora una data certa di chiusura, forse a fine anno. «Stiamo cercando di capire quando sia meglio farlo. Un po' mi dispiace chiudere, la clientela che viene mi chiede "e ora dove dobbiamo andare?". Però ormai ho quasi 82 anni, è anche ora di riposarsi. Mio nipote prima lavorava qui, ma ora ha preso un'altra strada e anche lui sta per andare in pensione».