Confindustria frena sul blocco del Governo, e il decreto non arriva
Ma i sindacati rilanciano e sono pronti allo sciopero: «La salute di tutti viene prima dei profitti di qualcuno»
domenica 22 marzo 2020
19.18
Nella tarda serata di ieri l'annuncio di Conte su una ulteriore necessaria chiusura delle attività nel paese per bloccare il contagio da Coronavirus. Ma, nonostante i confronti avuti ieri con parti sociali e industrie, nella giornata di oggi è giunta una lettera al premier da Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, attraverso la quale si chiede una frenata. Non è possibile secondo Confindustria bloccare tutto da oggi a domani.
Diversi i punti sottolineati da Boccia, dalla necessità di garantire continuità alle aziende, ai problemi dei macchinari a ciclo continuo, dalla problematica legata ai codici Ateco (ritenuti vecchi e ormai superati) alla necessità di sciogliere fin da ora il nodo del credito e più in generale della liquidità, per evitare che questa situazione produca conseguenze irreversibili per le imprese e che gli imprenditori perdano la speranza nella futura prosecuzione delle attività.
Una lunga serie di problematiche da tenere in considerazione nello stilare il decreto. Al punto che, si vocifera di un possibile rinvio. D'altronde il testo del decreto del presidente non è ancora disponibile, se non in via ufficiosa, al punto che le aziende sono in sospeso, non sapendo domani cosa si deve o non si deve fare.
Ma i sindacati non ci stanno e rilanciano. In serata Fim Cisl, Uilm e Fiom Cgil con una nota sottolineano come: «La salute di tutti viene prima dei profitti di qualcuno». E invitano i lavoratori a non recarsi al lavoro domani, essendo coperti dallo sciopero indetto lo scorso 20 marzo (per tutte quelle aziende che non si rendessero disponibili a raggiungere un accordo sull'utilizzo della cassa e che non svolgono attività produttive essenziali e strategiche per il paese) oppure da due giorni di CIGO COVID-19.
Diversi i punti sottolineati da Boccia, dalla necessità di garantire continuità alle aziende, ai problemi dei macchinari a ciclo continuo, dalla problematica legata ai codici Ateco (ritenuti vecchi e ormai superati) alla necessità di sciogliere fin da ora il nodo del credito e più in generale della liquidità, per evitare che questa situazione produca conseguenze irreversibili per le imprese e che gli imprenditori perdano la speranza nella futura prosecuzione delle attività.
Una lunga serie di problematiche da tenere in considerazione nello stilare il decreto. Al punto che, si vocifera di un possibile rinvio. D'altronde il testo del decreto del presidente non è ancora disponibile, se non in via ufficiosa, al punto che le aziende sono in sospeso, non sapendo domani cosa si deve o non si deve fare.
Ma i sindacati non ci stanno e rilanciano. In serata Fim Cisl, Uilm e Fiom Cgil con una nota sottolineano come: «La salute di tutti viene prima dei profitti di qualcuno». E invitano i lavoratori a non recarsi al lavoro domani, essendo coperti dallo sciopero indetto lo scorso 20 marzo (per tutte quelle aziende che non si rendessero disponibili a raggiungere un accordo sull'utilizzo della cassa e che non svolgono attività produttive essenziali e strategiche per il paese) oppure da due giorni di CIGO COVID-19.