Corteo di moto dopo il funerale di Di Gioia: chieste 10 condanne
Tutti sono accusati di blocco stradale con l'aggravante mafiosa. Il Comune di Bari ha chiesto un risarcimento di 250mila euro
mercoledì 12 febbraio 2025
14.11
L'Antimafia di Bari ha chiesto 10 condanne, a pene da 1 anno e 9 mesi sino a 2 anni e 8 mesi, per altrettanti imputati finiti a processo (in abbreviato) per il corteo funebre di moto fatto il 24 giugno 2023, a Bari, dopo i funerali di Christian Di Gioia, il 27enne morto a causa di un incidente stradale tra il 21 e il 22 giugno 2023.
I 10 sono accusati di blocco stradale con l'aggravante del metodo mafioso. Il corteo di decine di moto, partito proprio da Japigia, scortò il feretro del 27enne fino al cimitero, passando (contromano) anche sotto il carcere di Bari e paralizzando, per vari minuti, il traffico in alcune vie della città. Il pubblico ministero antimafia Fabio Buquicchio ha chiesto alla giudice dell'udienza preliminare Gabriella Pede di riconoscere, nei confronti dei 10 imputati, l'aggravante del metodo mafioso.
Una richiesta alla quale si è unito anche il Comune di Bari, costituito parte civile e assistito dall'avvocato Giuseppe Buquicchio. Il legale ha evidenziato in udienza lo "stile Gomorra" di quel corteo partito da via Caldarola fino al cimitero monumentale, facendo tappa e sosta in luoghi simbolici, e ha chiesto un risarcimento di 250mila euro ed il pagamento di una provvisionale di 100mila euro. Nella prossima udienza del 9 aprile ci saranno le arringhe dei legali difensori di 5 imputati.
Secondo l'accusa, gli imputati avrebbero ostentato «una condotta idonea ad esercitare» sugli altri «quella particolare coartazione e conseguente intimidazione, propria delle compagini mafiose», e «in particolare del clan Parisi-Palermiti predominante nel quartiere Japigia di Bari», come si legge nel capo di imputazione.
I 10 sono accusati di blocco stradale con l'aggravante del metodo mafioso. Il corteo di decine di moto, partito proprio da Japigia, scortò il feretro del 27enne fino al cimitero, passando (contromano) anche sotto il carcere di Bari e paralizzando, per vari minuti, il traffico in alcune vie della città. Il pubblico ministero antimafia Fabio Buquicchio ha chiesto alla giudice dell'udienza preliminare Gabriella Pede di riconoscere, nei confronti dei 10 imputati, l'aggravante del metodo mafioso.
Una richiesta alla quale si è unito anche il Comune di Bari, costituito parte civile e assistito dall'avvocato Giuseppe Buquicchio. Il legale ha evidenziato in udienza lo "stile Gomorra" di quel corteo partito da via Caldarola fino al cimitero monumentale, facendo tappa e sosta in luoghi simbolici, e ha chiesto un risarcimento di 250mila euro ed il pagamento di una provvisionale di 100mila euro. Nella prossima udienza del 9 aprile ci saranno le arringhe dei legali difensori di 5 imputati.
Secondo l'accusa, gli imputati avrebbero ostentato «una condotta idonea ad esercitare» sugli altri «quella particolare coartazione e conseguente intimidazione, propria delle compagini mafiose», e «in particolare del clan Parisi-Palermiti predominante nel quartiere Japigia di Bari», come si legge nel capo di imputazione.