Covid-19, il reparto di Medicina interna del Miulli nel team di ricerca internazionale
Identificati i fattori di rischio mortalità per i pazienti positivi. Idrossiclorochina efficace per ridurre il tasso di decessi
lunedì 14 settembre 2020
10.05
Il reparto di Medicina interna dell'ospedale "F. Miulli" di Acquaviva delle Fonti è fra i principali protagonisti dello studio su scala mondiale relativo al Covid-19 pubblicato su riviste scientifiche di alta profilo. Questa doppia ricerca, appena resa pubblica, mette in luce due importanti aspetti: l'identificazione dei fattori di rischio di mortalità per i pazienti affetti da Coronavirus e l'efficacia dell'utilizzo dell'idrossiclorochina nel ridurre il tasso di decessi. Si è trattato di un lavoro particolarmente complesso, che ha coinvolto 30 centri e oltre 100 medici sparsi per l'Italia, per un coordinamento che ha visto coinvolta la Covid unit del Miulli diretta dal dott. Franco Mastroianni, un team multidisciplinare schierato per fronteggiare l'epidemia.
«Il primo studio riguarda l'uso di un farmaco molto controverso all'epoca della pandemia: l'idrossiclorochina - spiega il dottor Mastroianni - e ha visto impegnati, tra gli altri, anche il dott. Andrea Madaro, il dott. Massimo Rinaldi e il dott. Amedeo Venezia. Lo studio multicentrico italiano è stato realizzato durante l'emergenza, periodo in cui tutti noi eravamo coinvolti direttamente nell'assistenza del paziente. Nondimeno, l'importanza della ricerca ci ha motivati tutti a dare un contributo oltre la stanchezza ed il sacrifico di quei giorni. I risultati sono stati davvero importanti in quanto abbiamo dimostrato che il trattamento con l'idrossiclorochina ha ridotto la mortalità intraospedaliera dei pazienti affetti da Sars-Cov2».
Questo primo studio, condotto su più di 3.400 pazienti in tutta Italia, è stato recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista European Journal of Internal Medicine, mentre una seconda ricerca che ha visto diffusione su Nutrition Metabolism and Cardiovascular Disease è stata condotta per identificare eventuali fattori di rischio di mortalità in soggetti affetti da infezione da Sars-CoV2. Assieme al dott. Mastroianni, il Miulli ha messo in campo le competenze del dott. Giovanni Larizza, della dott.ssa Giulia Righetti e del dott. Antonio Scarafino. La conclusione dell'analisi, effettuata su più di 3.800 pazienti, è che l'insufficienza renale, la gravità dello stato infiammatorio e l'età avanzata sono stati i fattori di rischio più importanti di mortalità intraospedaliera. «Questi risultati ci confermano che l'uso dell'idrossiclorochina non solo è sicuro, ma è anche efficace - prosegue Mastroianni - quindi possiamo disporre di un'arma in più per la terapia dei soggetti affetti da infezione. Questo ci consente di identificare fattori di rischio di mortalità che, se individuati precocemente, possono essere utilissimi nel pianificare le cure e comprendere qual è il paziente a più alto rischio di conseguenze negative».
A dimostrazione del grande fermento scientifico del gruppo dei medici della COVID Unit del Miulli, altri studi sono attualmente in corso o già in fase di valutazione per la pubblicazione. «L'intensa e proficua collaborazione avviata con più di 30 centri ospedalieri ed universitari Italiani ci rende orgogliosi di appartenere ad una comunità scientifica di grande livello - conclude Mastroianni. Confidiamo che le nostre ricerche possano dare un contributo alle cure, alla prevenzione ed alla diagnosi al fine di migliorare la salute dei nostri pazienti».
«Il primo studio riguarda l'uso di un farmaco molto controverso all'epoca della pandemia: l'idrossiclorochina - spiega il dottor Mastroianni - e ha visto impegnati, tra gli altri, anche il dott. Andrea Madaro, il dott. Massimo Rinaldi e il dott. Amedeo Venezia. Lo studio multicentrico italiano è stato realizzato durante l'emergenza, periodo in cui tutti noi eravamo coinvolti direttamente nell'assistenza del paziente. Nondimeno, l'importanza della ricerca ci ha motivati tutti a dare un contributo oltre la stanchezza ed il sacrifico di quei giorni. I risultati sono stati davvero importanti in quanto abbiamo dimostrato che il trattamento con l'idrossiclorochina ha ridotto la mortalità intraospedaliera dei pazienti affetti da Sars-Cov2».
Questo primo studio, condotto su più di 3.400 pazienti in tutta Italia, è stato recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista European Journal of Internal Medicine, mentre una seconda ricerca che ha visto diffusione su Nutrition Metabolism and Cardiovascular Disease è stata condotta per identificare eventuali fattori di rischio di mortalità in soggetti affetti da infezione da Sars-CoV2. Assieme al dott. Mastroianni, il Miulli ha messo in campo le competenze del dott. Giovanni Larizza, della dott.ssa Giulia Righetti e del dott. Antonio Scarafino. La conclusione dell'analisi, effettuata su più di 3.800 pazienti, è che l'insufficienza renale, la gravità dello stato infiammatorio e l'età avanzata sono stati i fattori di rischio più importanti di mortalità intraospedaliera. «Questi risultati ci confermano che l'uso dell'idrossiclorochina non solo è sicuro, ma è anche efficace - prosegue Mastroianni - quindi possiamo disporre di un'arma in più per la terapia dei soggetti affetti da infezione. Questo ci consente di identificare fattori di rischio di mortalità che, se individuati precocemente, possono essere utilissimi nel pianificare le cure e comprendere qual è il paziente a più alto rischio di conseguenze negative».
A dimostrazione del grande fermento scientifico del gruppo dei medici della COVID Unit del Miulli, altri studi sono attualmente in corso o già in fase di valutazione per la pubblicazione. «L'intensa e proficua collaborazione avviata con più di 30 centri ospedalieri ed universitari Italiani ci rende orgogliosi di appartenere ad una comunità scientifica di grande livello - conclude Mastroianni. Confidiamo che le nostre ricerche possano dare un contributo alle cure, alla prevenzione ed alla diagnosi al fine di migliorare la salute dei nostri pazienti».