Crac Popolare di Bari, spuntano le intercettazioni. I Pm: «Azionisti prigionieri della banca»
Emergono dettagli sull'indagine che ha portato all'arresto dei due Jacobini. Per gli inquirenti il cda sapeva già dal 2016
sabato 1 febbraio 2020
20.29
Emergono nuovi dettagli relativi all'indagine che ha portato all'arresto dell'ex presidente della Banca popolare di Bari Marco Jacobini e del figlio Gianluca. Per gli inquirenti, l'indagine chiarisce «La volontà del Cda della Banca popolare di Bari di escludere del tutto la liquidazione delle azioni in favore dei soci recedenti con fondi propri, lasciandoli irrimediabilmente prigionieri dei loro titoli clamorosamente svalutati», come c'è scritto nell'ordinanza di custodia cautelare.
Nel provvedimento è esplicitato come gli stessi azionisti fossero "prigionieri" anche «Delle condizioni economiche della Banca popolare di Bari che, stando alle indicazioni contabili, non sarebbe stata in grado di fare fronte alle richieste di recesso e liquidazione delle azioni se non pregiudicando la stessa stabilità patrimoniale». I comportamenti illeciti, secondo i Pm, avvenivano «Nella piena consapevolezza del Consiglio di Amministrazione» già nel 2016.
A sostegno delle indagini ci sono alcune intercettazioni verbalizzate dagli inquirenti. «Vedi di venire con una copia pulita che c'ho quella... che c'è un socio che deve vedere il bilancio e quindi portala...». Questo il contenuto di una intercettazione tra due dirigenti della Banca Popolare di Bari, Gianni Milella e Elia Circelli, entrambi indagati e il secondo arrestato ieri con i due Jacobini nell'ambito dell'indagine della Procura sul crac della Popolare di Bari. Nell'ordinanza di custodia cautelare, con riferimento ad una telefonata intercorsa nel marzo 2017, si spiega che «Queste conversazioni rivestono particolare importanza per l'anomala circostanza di non avere a disposizione, presso la sede della BPB, una copia del bilancio completo, da mettere a disposizione dei soci che richiedono di poterlo visionare». Secondo le ricostruzioni dei magistrati baresi, «A distanza di una settimana circa dalla fissazione dell'assemblea ordinaria (26 marzo 2017)» un imprenditore socio della banca avrebbe chiesto di prendere visione del bilancio 2016, a ché Circelli avrebbe evidenziato la «Necessità di far visionare una "copia pulita", termine - si legge negli atti della Procura di Bari - che non si esclude possa intendere anche riferirsi ad esemplare "difforme" da quello che sarà poi sottoposto all'approvazione nell'assemblea».
Nel provvedimento è esplicitato come gli stessi azionisti fossero "prigionieri" anche «Delle condizioni economiche della Banca popolare di Bari che, stando alle indicazioni contabili, non sarebbe stata in grado di fare fronte alle richieste di recesso e liquidazione delle azioni se non pregiudicando la stessa stabilità patrimoniale». I comportamenti illeciti, secondo i Pm, avvenivano «Nella piena consapevolezza del Consiglio di Amministrazione» già nel 2016.
Le intercettazioni
A sostegno delle indagini ci sono alcune intercettazioni verbalizzate dagli inquirenti. «Vedi di venire con una copia pulita che c'ho quella... che c'è un socio che deve vedere il bilancio e quindi portala...». Questo il contenuto di una intercettazione tra due dirigenti della Banca Popolare di Bari, Gianni Milella e Elia Circelli, entrambi indagati e il secondo arrestato ieri con i due Jacobini nell'ambito dell'indagine della Procura sul crac della Popolare di Bari. Nell'ordinanza di custodia cautelare, con riferimento ad una telefonata intercorsa nel marzo 2017, si spiega che «Queste conversazioni rivestono particolare importanza per l'anomala circostanza di non avere a disposizione, presso la sede della BPB, una copia del bilancio completo, da mettere a disposizione dei soci che richiedono di poterlo visionare». Secondo le ricostruzioni dei magistrati baresi, «A distanza di una settimana circa dalla fissazione dell'assemblea ordinaria (26 marzo 2017)» un imprenditore socio della banca avrebbe chiesto di prendere visione del bilancio 2016, a ché Circelli avrebbe evidenziato la «Necessità di far visionare una "copia pulita", termine - si legge negli atti della Procura di Bari - che non si esclude possa intendere anche riferirsi ad esemplare "difforme" da quello che sarà poi sottoposto all'approvazione nell'assemblea».