Crisi SSC Bari, un macigno sulle elezioni amministrative

Tanti tifosi chiedono conto a Decaro per il titolo sportivo dato ai De Laurentiis nel 2018. Ma il primo cittadino spiega

lunedì 29 aprile 2024 17.34
A cura di Gianluca Battista
La crisi di risultati della SSC Bari, ormai con un piede e mezzo in serie C, nelle ultime ore sta avendo ripercussioni inevitabili anche sulla campagna elettorale per le amministrative dei prossimi 8 e 9 giugno.

Al sindaco uscente Antonio Decaro i tifosi non perdonano l'affidamento del titolo sportivo nell'estate del 2018 alla famiglia De Laurentiis ed alla Filmauro, ritenuti dalla pancia della tifoseria gli unici responsabili della debacle in questo disgraziatissimo campionato di serie B. Decine i messaggi social al sindaco ed ai suoi assessori, qualcuno dei quali prova a sfilarsi da quella scelta talvolta in maniera goffa, in cui si chiede a Decaro di intervenire e di mettere alle strette la Filmauro al termine del campionato. "No alla multiproprietà" è lo slogan che ormai campeggia sui muri e sui ponti in diversi angoli della città.

Insomma, per tantissimi sostenitori biancorossi la scelta seguita all'avviso pubblico fu sbagliata e la colpa è solo della Giunta in carica all'epoca e del centrosinistra. Ed a poco valgono le spiegazioni del primo cittadino su una commissione che ha deciso collegialmente, composta da esperti di vario genere; a poco vale una presunta impossibilità a prorogare termini di una procedura ad evidenza pubblica, della scarsità di elementi forniti da alcuni imprenditori, anche facoltosi, che avevano presentato pseudo-proposte con improbabili depliant.

Lo stesso Decaro, ospite dell'ultima puntata della trasmissione di servizio di Telebari, "Chiama Decaro", ha raccontato ad Alessandra Bucci come in questo momento storico ci sia necessità di fare pressione sui calciatori e non sulla società, con cui bisognerà ragionare al termine della stagione. Perché - è il pensiero dell'attuale esecutivo cittadino - se il 2024 non è più l'anno della scadenza della multiproprietà, è anche vero che nel 2018 quel titolo sportivo fu assegnato proprio con questo orizzonte temporale, a fronte di un piano industriale che fu ritenuto affidabile e che nell'ultima stagione è stato completamente disatteso. Tradotto per i non addetti: salviamoci, se ci riusciamo, e poi facciamo i conti con i De Laurentiis, perché il Comune ci ha messo 16 milioni di euro nella ristrutturazione del San Nicola ed ha supportato in ogni modo l'attività imprenditoriale della Filmauro a Bari. Decaro intanto ha annunciato che domani sarà ad Altamura nella sede del ritiro e chiederà di parlare con i calciatori: se retrocede la squadra, retrocede la città.

Ma andrebbero fatte, senza nessun intento polemico ma per amor di verità, anche altre considerazioni a margine, condite da interrogativi. In primis: quel prolungamento dei termini dell'avviso per acquisizione del titolo sportivo non poteva esservi in alcun modo, viste le tante richieste di approfondimenti pervenute, vere e presunte?
In secondo luogo: perché, a fronte di investimenti corposi e senza precedenti dell'ente comunale nell'impianto di strada Torrebella, sin dallo scorso autunno non sono state chieste garanzie circa gli investimenti del club? E infine: perché l'imprenditoria barese mostra sempre una sorta di abulia nei confronti della squadra della città? De Palo era terlizzese, i Matarrese di origine andriese, la sciagurata parentesi di Giancaspro made in Molfetta. Ma i baresi veraci, quelli che si battono il petto giurando amore eterno, dove sono? Non raccontateci di cordate, catene di Sant'Antonio e chiacchiere da 50mila euro a testa, perché un club professionistico ha bisogno di ben altro.

Domande a cui speriamo qualcuno risponda e che, anzi, necessitano di una risposta affinché la nostra bistrattata categoria possa fare sino in fondo informazione. Sotto il nostro articolo la lettera aperta di Decaro a giocatori e società pubblicata poco fa sui social network.

LA LETTERA DI ANTONIO DECARO
«Non giriamoci intorno, quella del Bari è stata una stagione disastrosa. Ma non è ancora finita. E allora ci sono due cose da fare.
La prima: voi calciatori, nelle prossime tre (o cinque) partite, dovete gettare in campo l'anima. Se ce l'avete.
Lo so, per voi retrocedere è solo un piccolo inciampo professionale. Il giorno dopo andate in vacanza, dimenticate tutto e pensate al prossimo contratto da firmare. Per tantissimi di noi baresi, gente semplice che vive la passione per la squadra di calcio in modo viscerale, sarebbe invece un colpo emotivo terribile. Soprattutto dopo l'11 giugno dell'anno scorso. E va evitato a TUTTI I COSTI.
La seconda cosa devono farla dirigenti e proprietari. Comunque vada a finire e qualunque sarà il futuro societario del Bari, bisogna prendere atto che quest'anno è accaduto qualcosa che va al di là della normale alternanza tra successi e delusioni sportive. Anche rispetto al nodo controverso della multiproprietà, che nel momento dell'assegnazione del titolo, si pensava sarebbe dovuto sciogliersi proprio quest'anno, nel 2024. E allora chi comanda deve assumersi le responsabilità dei tanti errori che ci hanno condotto fin qui. E deve farlo mettendoci la faccia, in un incontro pubblico aperto ai tifosi, che sono i veri, unici "azionisti" della squadra. Ho sbagliato qualcosa anch'io? Bene, sarò presente a quell'incontro per rispondere a tutte le vostre domande, come sempre, senza nessun filtro, senza nessun paracadute.
Ve lo devo, in nome della promessa che vi feci sui gradoni del Della Vittoria, nell'estate di sei anni fa.
Intanto domani, anche se non sono stato autorizzato, proverò a raggiungere la squadra in ritiro, per far capire a tutti, calciatori, tecnici e dirigenti, che il destino del Bari calcio è un bene prezioso per tutta la città e come tale va tutelato. Non so se servirà, ma ho il dovere di provarci».