Denaro per saltare le liste d'attesa, arrestato un cardiologo di Bari
Angelo Marco Balzano, di 54 anni, è impiegato al don Tonino Bello: avrebbe creato «un sistema parallelo rispetto a quello ordinario»
venerdì 7 febbraio 2025
21.35
Le liste d'attesa nella sanità pubblica sono infinite. Ma c'è chi specula intascando denaro (dai 50 ai 100 euro) dai pazienti promettendo loro di evitare lunghe file. Ne sa qualcosa Angelo Marco Balzano, di 54 anni, cardiologo in servizio all'ospedale don Tonino Bello di Molfetta, arrestato e portato nel penitenziario di Trani.
I Carabinieri, questa mattina all'alba, si sono presentati a casa dell'uomo, al quartiere Poggiofranco di Bari, per notificargli una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Trani, su richiesta della Procura della Repubblica che ha coordinato le indagini svolte dai militari del Nucleo Antisofisticazione e Sanità del capoluogo pugliese. Le accuse a carico del professionista barese sono di corruzione, concussione, peculato e truffa aggravata ai danni dello Stato.
Secondo quanto accertato dalle indagini, lo specialista in cardiologia iscritto all'Ordine dei Medici di Bari dal 1997, in servizio nel presidio di Molfetta, nel periodo compreso fra luglio e novembre 2024, avrebbe usato le attrezzature ed i macchinari ospedalieri per effettuare degli esami creando «un sistema parallelo rispetto al meccanismo di prenotazione ordinario». Insomma avrebbe «gestito il servizio di pubblica utilità della Azienda Sanitaria Locale di Bari in modo privatistico».
E così, avrebbe ottenuto "compensi illegali". Il medico, infatti, avrebbe messo in atto un sistema parallelo rispetto a quello ordinario che gli avrebbe permesso di ottenere compensi illegali per consentire ai pazienti di sottoporsi in modo immediato a visite e esami che altrimenti sarebbero stati svolti dopo molti mesi. Così, avrebbe ottenuto «compensi illegali» consentendo ai pazienti di sottoporsi in modo immediato a visite e esami che altrimenti sarebbero stati svolti dopo mesi.
E tra di loro ce n'erano alcuni che, seppur esenti dal pagamento del ticket, per eludere le liste d'attesa, sarebbero stati costretti a corrispondere dai 50 ai 100 euro per ogni singola prestazione. Soldi, questi ultimi, che sarebbero stati intascati dal medico. Vi erano, poi, dei pazienti privilegiati a cui veniva riservata una «corsia preferenziale». Erano i suoi parenti e amici che «si rivolgevano a lui per eseguire le prestazioni durante l'orario di servizio usano la strumentazione ospedaliera».
Quando il cardiologo, dopo l'acquisizione dei documenti, ha intuito di essere indagato, avrebbe tentato di «inquinare il quadro probatorio suggerendo ai pazienti dai quali aveva intascato indebitamente i soldi le risposte da fornire ai militari che li avevano convocati». Ora, difeso dall'avvocato Andrea Moreno, è in carcere.
I Carabinieri, questa mattina all'alba, si sono presentati a casa dell'uomo, al quartiere Poggiofranco di Bari, per notificargli una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Trani, su richiesta della Procura della Repubblica che ha coordinato le indagini svolte dai militari del Nucleo Antisofisticazione e Sanità del capoluogo pugliese. Le accuse a carico del professionista barese sono di corruzione, concussione, peculato e truffa aggravata ai danni dello Stato.
Secondo quanto accertato dalle indagini, lo specialista in cardiologia iscritto all'Ordine dei Medici di Bari dal 1997, in servizio nel presidio di Molfetta, nel periodo compreso fra luglio e novembre 2024, avrebbe usato le attrezzature ed i macchinari ospedalieri per effettuare degli esami creando «un sistema parallelo rispetto al meccanismo di prenotazione ordinario». Insomma avrebbe «gestito il servizio di pubblica utilità della Azienda Sanitaria Locale di Bari in modo privatistico».
E così, avrebbe ottenuto "compensi illegali". Il medico, infatti, avrebbe messo in atto un sistema parallelo rispetto a quello ordinario che gli avrebbe permesso di ottenere compensi illegali per consentire ai pazienti di sottoporsi in modo immediato a visite e esami che altrimenti sarebbero stati svolti dopo molti mesi. Così, avrebbe ottenuto «compensi illegali» consentendo ai pazienti di sottoporsi in modo immediato a visite e esami che altrimenti sarebbero stati svolti dopo mesi.
E tra di loro ce n'erano alcuni che, seppur esenti dal pagamento del ticket, per eludere le liste d'attesa, sarebbero stati costretti a corrispondere dai 50 ai 100 euro per ogni singola prestazione. Soldi, questi ultimi, che sarebbero stati intascati dal medico. Vi erano, poi, dei pazienti privilegiati a cui veniva riservata una «corsia preferenziale». Erano i suoi parenti e amici che «si rivolgevano a lui per eseguire le prestazioni durante l'orario di servizio usano la strumentazione ospedaliera».
Quando il cardiologo, dopo l'acquisizione dei documenti, ha intuito di essere indagato, avrebbe tentato di «inquinare il quadro probatorio suggerendo ai pazienti dai quali aveva intascato indebitamente i soldi le risposte da fornire ai militari che li avevano convocati». Ora, difeso dall'avvocato Andrea Moreno, è in carcere.