Deputati chiedono il bonus da 600 euro per il Coronavirus, furbetti anche in Puglia?
Tanti i commenti politici tutti verso la restituzione dei soldi e le dimissioni. E i politici regionali invocano chiarezza nella nostra Regione
venerdì 14 agosto 2020
Sono almeno cinque i deputati che avrebbero chiesto all'Inps il bonus da 600 euro mensili. poi elevato a 1000, previsto dai decreti Cura Italia e Rilancio per sostenere il reddito di autonomi e partite Iva. La segnalazione arriva dalla direzione centrale Antifrode, Anticorruzione e Trasparenza dell'Inpas ed è riportata da diversi quotidiani.
Si tratta di possessori di partita Iva e liberi professionisti. Immediato era stato il commento del presidente della Camera Roberto Fico che sui social dichiarava: «È una vergogna che cinque parlamentari abbiano usufruito del bonus per le partite iva. Questi deputati chiedano scusa e restituiscano quanto percepito. È una questione di dignità e di opportunità. Perché, in quanto rappresentanti del popolo, abbiamo degli obblighi morali, al di là di quelli giuridici».
Nonostante sia passato qualche giorno la polemica non si placa e in molti si chiedono, dopo che si è scoperchiato il vaso di Pandora e si parla anche di politici a livello locale, se anche in Puglia ci sia stato qualche furbetto. «Ci fa piacere che alcuni consiglieri e assessori regionali abbiano accolto il nostro appello per fare chiarezza anche in Puglia sulla questione bonus delle Partite Iva - sottolinea Antonella Laricchia - e speriamo lo facciano presto anche gli altri. Non si può far finta di niente davanti a parlamentari e oltre 2000 amministratori regionali e locali che hanno avuto il coraggio di chiedere e intascare i 600 euro del bonus. Auspichiamo che nessun assessore e consigliere regionale pugliese abbia fatto una cosa così grave, mancando di rispetto ai cittadini quei soldi servivano davvero per andare avanti. Faremo una richiesta di accesso agli atti alla Giunta e all'INPS per capire come stanno le cose. I cittadini hanno il diritto di sapere come si comporta chi è chiamato a rappresentarli nelle istituzioni».
«Io non ho chiesto il bonus Covid19 di 600 euro e questa non dovrebbe essere un'eccezione ma la normalità -tuona via social l'assessore Loredana Capone - Indigna e fa male alla politica tutta sapere che alcuni deputati e amministratori, oltre a percepire il proprio stipendio, ne abbiano fatto richiesta. Ma tra le tante cose che questa emergenza ci ha insegnato è che esiste un'Italia generosa, solidale, capace di donare anche se è in difficoltà ma ne esiste anche un'altra pronta invece ad approfittarne, a fare la furba sottraendosi persino alla serietà che il proprio ruolo imporrebbe. I cittadini meritano lealtà. Meritano quella fiducia che per primi hanno riposto. E chi si comporta in questo modo non ha giustificazioni e non è degno della carica che ricopre».
«Quel bonus era una misura di pronto soccorso per tutte le partite Iva impoverite dal lockdown - aggiunge il vicepresidente del Consiglio Regionale Peppino Longo - e, per raggiungerne il maggior numero nel minor tempo possibile, doveva essere per tutti. Altrimenti, a furia di carte bollate e controlli, avrebbe mancato lo scopo. Sono certo che nessuno dei colleghi del Consiglio sia tra i cosiddetti furbetti del bonus Iva. Ma è giusto approfondire la questione ed è giusto che l'Inps, nel caso, renda pubblici i nomi».
Si tratta di possessori di partita Iva e liberi professionisti. Immediato era stato il commento del presidente della Camera Roberto Fico che sui social dichiarava: «È una vergogna che cinque parlamentari abbiano usufruito del bonus per le partite iva. Questi deputati chiedano scusa e restituiscano quanto percepito. È una questione di dignità e di opportunità. Perché, in quanto rappresentanti del popolo, abbiamo degli obblighi morali, al di là di quelli giuridici».
Nonostante sia passato qualche giorno la polemica non si placa e in molti si chiedono, dopo che si è scoperchiato il vaso di Pandora e si parla anche di politici a livello locale, se anche in Puglia ci sia stato qualche furbetto. «Ci fa piacere che alcuni consiglieri e assessori regionali abbiano accolto il nostro appello per fare chiarezza anche in Puglia sulla questione bonus delle Partite Iva - sottolinea Antonella Laricchia - e speriamo lo facciano presto anche gli altri. Non si può far finta di niente davanti a parlamentari e oltre 2000 amministratori regionali e locali che hanno avuto il coraggio di chiedere e intascare i 600 euro del bonus. Auspichiamo che nessun assessore e consigliere regionale pugliese abbia fatto una cosa così grave, mancando di rispetto ai cittadini quei soldi servivano davvero per andare avanti. Faremo una richiesta di accesso agli atti alla Giunta e all'INPS per capire come stanno le cose. I cittadini hanno il diritto di sapere come si comporta chi è chiamato a rappresentarli nelle istituzioni».
«Io non ho chiesto il bonus Covid19 di 600 euro e questa non dovrebbe essere un'eccezione ma la normalità -tuona via social l'assessore Loredana Capone - Indigna e fa male alla politica tutta sapere che alcuni deputati e amministratori, oltre a percepire il proprio stipendio, ne abbiano fatto richiesta. Ma tra le tante cose che questa emergenza ci ha insegnato è che esiste un'Italia generosa, solidale, capace di donare anche se è in difficoltà ma ne esiste anche un'altra pronta invece ad approfittarne, a fare la furba sottraendosi persino alla serietà che il proprio ruolo imporrebbe. I cittadini meritano lealtà. Meritano quella fiducia che per primi hanno riposto. E chi si comporta in questo modo non ha giustificazioni e non è degno della carica che ricopre».
«Quel bonus era una misura di pronto soccorso per tutte le partite Iva impoverite dal lockdown - aggiunge il vicepresidente del Consiglio Regionale Peppino Longo - e, per raggiungerne il maggior numero nel minor tempo possibile, doveva essere per tutti. Altrimenti, a furia di carte bollate e controlli, avrebbe mancato lo scopo. Sono certo che nessuno dei colleghi del Consiglio sia tra i cosiddetti furbetti del bonus Iva. Ma è giusto approfondire la questione ed è giusto che l'Inps, nel caso, renda pubblici i nomi».