Dieci anni di World Press Photo a Bari, in mostra gli orrori della guerra

Allestita anche una sala con gli scatti più iconici dell'evento dal 1955 ad oggi

venerdì 13 ottobre 2023 12.04
A cura di Elga Montani
Una doppia esposizione per celebrare i 10 anni di World Press Photo a Bari. Per festeggiare la ricorrenza, la mostra internazionale dedicata al fotogiornalismo si divide in due. Nella sala principale, al teatro Margherita, saranno in esposizione le foto della manifestazione di quest'anno, mentre in un'altra sala saranno esposti gli scatti più iconici dell'evento dal 1955 a oggi.

La mostra sarà in città da oggi fino al prossimo 10 dicembre. Sono 120 gli scatti vincitori della 66° edizione del contest World Press Photo, la cui esposizione è curata, quest'anno, da Julia Kozakiewicz (Polonia): immagini selezionate tra 60.448 fotografie candidate e scattate da ben 3.752 fotografi provenienti da 127 paesi del mondo. Si tratta di lavori di fotogiornalismo e fotografia documentaristica firmati da fotografi professionisti delle maggiori testate internazionali, da National Geographic a BBC, da CNN al Times, da Le Monde a El Pais.

Presente la foto vincitrice come World Press Photo of the Year 2023, scattata dal giornalista e fotografo ucraino Evgeniy Maloteka il 9 marzo del 2022 per l'Associated Press, realizzata durante l'attacco aereo al Mariupol Maternity Hospital.

«Quest'anno festeggiamo una sorta di compleanno di World Press Photo - sottolinea il sindaco Antonio Decaro - un evento che ci ha accompagnato con le foto dei più grandi fotoreporter al mondo, portandoci ad emozionare ma anche riflettere su quanto accade nel mondo. Sono passati dieci anni, e questa è l'occasione giusta per prendere un impegno. Infatti, tra qualche mese, alla chiusura di questa mostra, ricominciano gli ultimi lavori relativi ad uno spazio superiore del Margherita che ci consentirà di rendere fruibile finalmente tutta la struttura. Potremo così ospitare mostre importanti che oggi non vengono perché non c'è abbastanza spazio a disposizione».
World Press Photo
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