Disabilità e scuola in Puglia, con il Covid aumentano i problemi
Cronica la mancanza di insegnanti di sostegno, che per un terzo non sono specializzati. E le diverse ordinanze Emiliano degli scorsi mesi non hanno aiutato
giovedì 3 dicembre 2020
11.37
Gli alunni con disabilità in Italia sono in costante aumento. Stando al report Istat nell'anno scolastico 2018-2019 si è registrato un +10 mila casi, cifra che porta la percentuale degli alunni disabili al 3,3% del totale. Nel 2019-2020 gli alunni con disabilità in Puglia erano 18.660 su un totale di 572.772 (distribuiti su 27.626 classi). Di questi 1.744 erano presenti nelle scuole dell'infanzia, 6.122 alla primaria, 4.432 nella secondaria di primo grado e 6.362 nella secondaria di secondo grado. Gli insegnanti di sostegno sono per un terzo non specializzati nella nostra regione, e spesso scelti dalle liste curriculari o, come quest'anno, attraverso le graduatorie incrociate.
Nel 2019-2020 le cattedre di sostegno nella nostra Regione sono state 11.186, con un rapporto di 1 docente ogni 1,66 alunni. Per quanto riguarda, invece, gli assistenti alla comunicazione e all'autonomia, sempre in Puglia e facendo riferimento ai dati Istat 2018-2019, sono 1 ogni 5,9 alunni. Leggermente migliorata negli anni, invece, la situazione relativa alle ore di sostegno a disposizione degli alunni. Nel Mezzogiorno si è passati da una media di 14 ore, del 2013-2014, alle 15,6 del 2018-2019. Inoltre, gli alunni con disabilità a partire dal 1994 hanno diritto al PEI (Piano Educativo Personalizzato), ma sicuramente sono molti i passi in avanti da fare ancora.
In questo periodo di emergenza legata alla pandemia da Coronavirus la situazione si è ulteriormente complicata. Lo scorso anno, il Ministero aveva previsto misure straordinarie a favore degli alunni con disabilità. I dirigenti avrebbero potuto: "Accogliere le richieste delle famiglie degli alunni con disabilità e consentire la re-iscrizione dell'alunno al medesimo anno di corso, dopo aver sentito i Consigli di classe e acquisito il parere del Gruppo di lavoro per l'inclusione della loro scuola" in modo tale da consentire di: "Recuperare il mancato conseguimento degli obiettivi didattici e inclusivi per l'autonomia, stabiliti nel Piano educativo individualizzato".
Quest'anno, invece, in Puglia, in seguito alla prima ordinanza emessa dal presidente della Regione, Michele Emiliano, che prevedeva la chiusura di tutte le scuole eccezion fatta per le scuole dell'infanzia, agli alunni con disabilità era stata data l'opportunità di continuare a frequentare le lezioni in presenza. Ma la realtà si è rivelata anche stavolta diversa da quanto messo sulla carta.
«Mia figlia ha potuto frequentare in presenza e ha continuato ad andare a scuola, con lei c'era l'insegnante di sostegno. In pratica, svolgeva a giorni alterni attività in presenza e attività in DaD con i compagni di classe, ma per avere l'autorizzazione ci abbiamo messo un po' di tempo. In classe comunque era sola, non c'erano altri bambini».
Inizia così a raccontare la sua esperienza scolastica, in questo anno complesso, la mamma di una bimba di Bari di 8 anni, che quest'anno frequenta in città la classe terza di una scuola primaria. La bambina ha problemi all'udito, per la precisione soffre di Ipoacusia bilaterale profonda e per lei fare la DaD è proibitivo. Lo scorso anno diverse le problematiche emerse durante i mesi a distanza, ma l'obbligo a livello nazionale non dava possibilità di scelta. Quest'anno non è stato da meno. Quando in seguito a dei ricorsi al Tar il presidente Emiliano ha emanato un'altra ordinanza, che dava ai genitori la possibilità di scelta, per lei nella sua scuola non c'è stata più alcuna possibilità.
«Per mia figlia – racconta – in quel momento non c'era più alternativa, doveva o andare a scuola o stare in DaD. Se i suoi compagni avessero optato per la DaD lei non avrebbe potuto continuare ad andare a scuola. Non so il vero motivo, ma pare che questa scelta della scuola fosse legata a lamentele di altri bambini disabili, che nel primo periodo non si erano trovati bene».
Problematiche nuove legate al Covid che vanno a sommarsi a problemi vecchi, come il cambio continuo di insegnante di sostegno. Dopo il lockdown si parla addirittura del 59% di alunni disabili costretti a cambiare insegnante. «Mia figlia ha cambiato ogni anno insegnante – racconta – l'unica costanza è l'assistente alla comunicazione (per le persone sorde, ndr). Per lei è sempre stato un problema. Inoltre, c'è stato sempre molto ostruzionismo per avere feedback sull'andamento della bambina. Una nota positiva di quest'anno, per noi, è stato il cambio del corpo docente. La nuova insegnante mi scrive ogni giorno e mi parla dell'andamento di mia figlia, che così sta andando bene e ha trovato il suo equilibrio. Per quanto riguarda il PEI, lei avrebbe da sempre dovuto avere un programma personalizzato, ma negli altri anni non è mai stato messo in pratica, solo da quest'anno sta funzionando».
E ora alla vigilia della scadenza dell'ordinanza regionale e del Dpcm, bisognerà affrontare forse nuovi problemi.
Nel 2019-2020 le cattedre di sostegno nella nostra Regione sono state 11.186, con un rapporto di 1 docente ogni 1,66 alunni. Per quanto riguarda, invece, gli assistenti alla comunicazione e all'autonomia, sempre in Puglia e facendo riferimento ai dati Istat 2018-2019, sono 1 ogni 5,9 alunni. Leggermente migliorata negli anni, invece, la situazione relativa alle ore di sostegno a disposizione degli alunni. Nel Mezzogiorno si è passati da una media di 14 ore, del 2013-2014, alle 15,6 del 2018-2019. Inoltre, gli alunni con disabilità a partire dal 1994 hanno diritto al PEI (Piano Educativo Personalizzato), ma sicuramente sono molti i passi in avanti da fare ancora.
In questo periodo di emergenza legata alla pandemia da Coronavirus la situazione si è ulteriormente complicata. Lo scorso anno, il Ministero aveva previsto misure straordinarie a favore degli alunni con disabilità. I dirigenti avrebbero potuto: "Accogliere le richieste delle famiglie degli alunni con disabilità e consentire la re-iscrizione dell'alunno al medesimo anno di corso, dopo aver sentito i Consigli di classe e acquisito il parere del Gruppo di lavoro per l'inclusione della loro scuola" in modo tale da consentire di: "Recuperare il mancato conseguimento degli obiettivi didattici e inclusivi per l'autonomia, stabiliti nel Piano educativo individualizzato".
Quest'anno, invece, in Puglia, in seguito alla prima ordinanza emessa dal presidente della Regione, Michele Emiliano, che prevedeva la chiusura di tutte le scuole eccezion fatta per le scuole dell'infanzia, agli alunni con disabilità era stata data l'opportunità di continuare a frequentare le lezioni in presenza. Ma la realtà si è rivelata anche stavolta diversa da quanto messo sulla carta.
«Mia figlia ha potuto frequentare in presenza e ha continuato ad andare a scuola, con lei c'era l'insegnante di sostegno. In pratica, svolgeva a giorni alterni attività in presenza e attività in DaD con i compagni di classe, ma per avere l'autorizzazione ci abbiamo messo un po' di tempo. In classe comunque era sola, non c'erano altri bambini».
Inizia così a raccontare la sua esperienza scolastica, in questo anno complesso, la mamma di una bimba di Bari di 8 anni, che quest'anno frequenta in città la classe terza di una scuola primaria. La bambina ha problemi all'udito, per la precisione soffre di Ipoacusia bilaterale profonda e per lei fare la DaD è proibitivo. Lo scorso anno diverse le problematiche emerse durante i mesi a distanza, ma l'obbligo a livello nazionale non dava possibilità di scelta. Quest'anno non è stato da meno. Quando in seguito a dei ricorsi al Tar il presidente Emiliano ha emanato un'altra ordinanza, che dava ai genitori la possibilità di scelta, per lei nella sua scuola non c'è stata più alcuna possibilità.
«Per mia figlia – racconta – in quel momento non c'era più alternativa, doveva o andare a scuola o stare in DaD. Se i suoi compagni avessero optato per la DaD lei non avrebbe potuto continuare ad andare a scuola. Non so il vero motivo, ma pare che questa scelta della scuola fosse legata a lamentele di altri bambini disabili, che nel primo periodo non si erano trovati bene».
Problematiche nuove legate al Covid che vanno a sommarsi a problemi vecchi, come il cambio continuo di insegnante di sostegno. Dopo il lockdown si parla addirittura del 59% di alunni disabili costretti a cambiare insegnante. «Mia figlia ha cambiato ogni anno insegnante – racconta – l'unica costanza è l'assistente alla comunicazione (per le persone sorde, ndr). Per lei è sempre stato un problema. Inoltre, c'è stato sempre molto ostruzionismo per avere feedback sull'andamento della bambina. Una nota positiva di quest'anno, per noi, è stato il cambio del corpo docente. La nuova insegnante mi scrive ogni giorno e mi parla dell'andamento di mia figlia, che così sta andando bene e ha trovato il suo equilibrio. Per quanto riguarda il PEI, lei avrebbe da sempre dovuto avere un programma personalizzato, ma negli altri anni non è mai stato messo in pratica, solo da quest'anno sta funzionando».
E ora alla vigilia della scadenza dell'ordinanza regionale e del Dpcm, bisognerà affrontare forse nuovi problemi.