Disastro ferroviario in Puglia, i parenti delle vittime protestano a Roma contro il governo

L'associazione Astip: «Dopo tre anni di sfilate istituzionali e promesse i fatti sono pari a zero. I morti del Sud non contano nulla»

mercoledì 17 luglio 2019 16.04
I parenti delle vittime dell'incidente ferroviario del 12 luglio 2016 sulla tratta Andria-Corato di Ferrotramviaria protestano a Roma contro il governo. Astip - Associazione Strage dei treni in Puglia - scrive in un nota: «Una decisione presa all'unanimità perché ad oggi dopo tre anni di sfilate istituzionali e tante promesse i fatti sono pari a zero. Si legge sui profili Facebook del ministro Di Maio e del ministro Bonafede, l'inno a non dimenticare i 43 morti del ponte Morandi e a non dimenticare i 34 morti di Viareggio, ma mai un cenno ai 23 morti del disastro ferroviario Andria-Corato. I morti del centro Sud non contano nulla per la politica romana» contestano i familiari delle vittime.

Astip incalza nel duro comunicato: «Non è bastato l'errore dei governi passati con il Titolo V? Hanno diviso la rete nazionale dalle reti interconnesse e isolate regionali portando la gestione delle seconde alle sole Regioni, con livelli di controllo di sicurezza ferroviaria pressoché nulli, tramite l'Ustif braccio del Ministero dei Trasporti. I morti del 12 luglio sono una conseguenza dell'inefficienza delle regole sulla sicurezza ferroviaria regionale. Il fatto che dopo il disastro si sia passati all'Ansf, non ci basta. Assurdo che la società in concessione, Ferrotramviaria Spa, possa ancora oggi gestire quella maledetta tratta ( fino al 2033, concessione rinnovata con gara diretta dalla Regione Puglia ), peraltro la stessa è imputata con i suoi vertici nel processo per disastro ferroviario».

Di qui l'appello al ministro dei Trasporti Danilo Toninelli: «Ministro Toninelli, non ci conforta la Sua unica risposta pervenuta cioè che la tratta sia di competenza regionale. Voi Ministri siete al governo, fate si che i nostri cari non siano morti invano, cambiate le regole. Rivolgiamo un messaggio anche al Premier Conte: perché non risponde più alle nostre richieste? Eppure all'incontro avuto ad Aprile a Bari ci ha fatto delle promesse. Per questo abbiamo deciso di manifestare e di scendere in piazza perché il nostro dolore non appartiene ad un dio minore. I nostri cari sono morti perché il sistema legislativo ha fallito, ma non parlarne non significa alleggerire la vostra coscienza, significa la non volontà di cambiamento. Noi siamo qui invece per chiederlo. Lo chiedono anche 23 vittime».