Droga nella moto, assolto Sabino Capriati: «Non ha commesso il fatto»
Il figlio di Raffaele Capriati è stato assolto, i fatti risalgono al 2020. Non c'erano sue impronte sulla busta di mezzo chilo di marijuana
mercoledì 4 dicembre 2024
8.17
Nascondeva sotto la sella della sua moto quasi mezzo chilo di marijuana, ma non era la sua. Per questo la giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Bari, Rossana de Cristofaro, ha assolto «per non aver commesso il fatto» Sabino Capriati, figlio di Raffaele, dall'ipotesi di detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti.
La gup ha condannato a 1 anno e 8 mesi di reclusione, per la stessa accusa, il 28enne coimputato Onofrio Lorusso, nei cui confronti è stata anche disposta una sanzione amministrativa di 4mila euro. I fatti per cui i due erano finiti a processo risalgono al 27 aprile 2020: nel corso di un controllo stradale, le forze dell'ordine trovarono in una moto, sottoposta a fermo amministrativo, intestata a Capriati sei buste di cellophane contenenti oltre 400 grammi di marijuana e 4 di cocaina.
Su due delle sei buste di cellophane sequestrate dagli investigatori, inoltre, erano state rilevate le impronte digitali di Lorusso, ma non di Capriati, recluso ancora in carcere per un'altra causa, uno dei giovani rampolli dell'omonimo clan mafioso egemone nella città vecchia del capoluogo pugliese. Suo padre Raffaele, nipote del capo clan Antonio condannato all'ergastolo, fu ucciso la sera di Pasquetta, il 1 aprile scorso, mentre si trovava in auto con una donna al rione Torre a Mare.
Per gli inquirenti baresi il quantitativo sequestrato, «tenuto conto del peso lordo complessivo», come si legge nel capo d'imputazione, «appariva destinato ad un uso non personale». I due imputati erano entrambi difesi dall'avvocato Donato Colucci, mentre le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 60 giorni.
La gup ha condannato a 1 anno e 8 mesi di reclusione, per la stessa accusa, il 28enne coimputato Onofrio Lorusso, nei cui confronti è stata anche disposta una sanzione amministrativa di 4mila euro. I fatti per cui i due erano finiti a processo risalgono al 27 aprile 2020: nel corso di un controllo stradale, le forze dell'ordine trovarono in una moto, sottoposta a fermo amministrativo, intestata a Capriati sei buste di cellophane contenenti oltre 400 grammi di marijuana e 4 di cocaina.
Su due delle sei buste di cellophane sequestrate dagli investigatori, inoltre, erano state rilevate le impronte digitali di Lorusso, ma non di Capriati, recluso ancora in carcere per un'altra causa, uno dei giovani rampolli dell'omonimo clan mafioso egemone nella città vecchia del capoluogo pugliese. Suo padre Raffaele, nipote del capo clan Antonio condannato all'ergastolo, fu ucciso la sera di Pasquetta, il 1 aprile scorso, mentre si trovava in auto con una donna al rione Torre a Mare.
Per gli inquirenti baresi il quantitativo sequestrato, «tenuto conto del peso lordo complessivo», come si legge nel capo d'imputazione, «appariva destinato ad un uso non personale». I due imputati erano entrambi difesi dall'avvocato Donato Colucci, mentre le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 60 giorni.