Due mamme registrano figlio all'anagrafe di Bari, il ministero impugna la trascrizione
Il Viminale ha detto no perché il bambino è nato in Inghilterra da un'italiana e un'inglese unite civilmente
mercoledì 3 aprile 2019
Il ministero dell'Interno dice no alla trascrizione dell'atto con cui una coppia di due mamme ha registrato il suo bambino all'anagrafe di Bari. Secondo il Viminale, infatti, l'opposizione è giustificata dal fatto che il bimbo non sia nato in Italia, bensì in Inghilterra e sia figlio di un'italiana e un'inglese unite civilmente.
A esaminare la vicenda è il Tribunale di Bari. Passo indietro, quindi, della Procura di Bari, che nei giorni scorsi aveva richiesto di annullare l'atto già trascritto dal Comune, salvo poi ritirare la richiesta stessa.
I giudici oggi hanno dato atto della revoca della Procura, ricevendo però l'opposizione del ministero degli Interni, da dove insistono affinché l'atto di nascita venga cancellato. Nel procedimento si sono costituiti il Comune di Bari e l'avvocatura per i diritti Lgbti, che - dalla loro - sostengono e ribadiscono la validità della trascrizione.
Il Viminale avrebbe motivato la sua posizione sulla base della legge sulle unioni civili, che nulla dice sulla prole. Per il ministero degli Interni, quindi, il fatto che le due donne siano unite civilmente anche in Italia è irrilevante perché la cittadinanza italiana dei figli è trasmissibile solo per diritto di sangue.
A esaminare la vicenda è il Tribunale di Bari. Passo indietro, quindi, della Procura di Bari, che nei giorni scorsi aveva richiesto di annullare l'atto già trascritto dal Comune, salvo poi ritirare la richiesta stessa.
I giudici oggi hanno dato atto della revoca della Procura, ricevendo però l'opposizione del ministero degli Interni, da dove insistono affinché l'atto di nascita venga cancellato. Nel procedimento si sono costituiti il Comune di Bari e l'avvocatura per i diritti Lgbti, che - dalla loro - sostengono e ribadiscono la validità della trascrizione.
Il Viminale avrebbe motivato la sua posizione sulla base della legge sulle unioni civili, che nulla dice sulla prole. Per il ministero degli Interni, quindi, il fatto che le due donne siano unite civilmente anche in Italia è irrilevante perché la cittadinanza italiana dei figli è trasmissibile solo per diritto di sangue.