Elezioni Bari, la neo consigliera Lorusso accusa Renato Ciardo: «Sei un venduto»
Il famoso comico risponde: «Al contrario di altri non ho barattato il rispetto e l’educazione»
giovedì 30 maggio 2019
13.12
Passata la concitazione della domenica elettorale, che ha riconfermato Antonio Decaro sindaco di Bari, non si placano però le polemiche post voto. A trainare i veleni elettorali è la neo eletta consigliera Maria Carmen Lorusso, che ha riscosso più di 900 preferenze nella lista civica di centrodestra Di Rella sindaco e che si scaglia contro il famoso comico barese Renato Ciardo.
Un passo indietro: Lorusso "accusa" Ciardo di essersi "venduto", in relazione al video-spot elettorale girato con il sindaco Decaro, in cui il primo cittadino compare nelle vesti di rapper su un tema composto dallo stesso Ciardo. La consigliera loda, invece, Mingo, ex inviato di Striscia la notizia, andando a ripescare un video risalente alla precedente campagna elettorale (del 2014), in cui si faceva un allegorico funerale a Emiliano e Decaro. «Grande Mingo. Altro che quel venduto del figlio di Ciardo», scrisse su Facebbok Lorusso prima del voto amministrativo del 26 maggio. Post poi, per la cronaca, rimosso.
Sempre a mezzo Facebook è arrivata la risposta di Renato Ciardo, datata 27 maggio a urne chiuse e a scrutinio ormai in corso. Ciardo sottolinea di non avere «Nulla contro Mingo. Questa mia osservazione non è assolutamente rivolta a lui, ma all'artefice del post denigratorio. Tra l'altro il video satira con il "funerale" risale al 2014».
La polemica è, invece, diretta proprio a Maria Carmen Lorusso. Ciardo ammette di essere un "venduto" e precisa: «Vendo battute con la speranza che facciano sorridere, vendo parte del mio tempo per pagare le bollette, vendo intrattenimento, vendo ciò che ho imparato a fare. Vendo, come tanti che hanno messo su la loro attività. A volte faccio cose che mi fanno anche divertire, come cantare una canzone con un tormentone, per prendere in giro un amico (come il sindaco) e per prendere in giro quelli che mi stanno più a cuore: i baresi. Come la domenica da ragazzino, prendevo in giro i miei nonni. E si rideva (come nel caso della canzone), non di loro, ma con loro. Dunque sì, sono un venduto. Ma al contrario di altri non ho venduto il rispetto e l'educazione. E non ci sono titoli di studio, campagne o bandiere politiche che tengano o giustifichino le cattiverie gratuite. Perché le buone maniere o si hanno o no. Non si comprano».
Un passo indietro: Lorusso "accusa" Ciardo di essersi "venduto", in relazione al video-spot elettorale girato con il sindaco Decaro, in cui il primo cittadino compare nelle vesti di rapper su un tema composto dallo stesso Ciardo. La consigliera loda, invece, Mingo, ex inviato di Striscia la notizia, andando a ripescare un video risalente alla precedente campagna elettorale (del 2014), in cui si faceva un allegorico funerale a Emiliano e Decaro. «Grande Mingo. Altro che quel venduto del figlio di Ciardo», scrisse su Facebbok Lorusso prima del voto amministrativo del 26 maggio. Post poi, per la cronaca, rimosso.
Sempre a mezzo Facebook è arrivata la risposta di Renato Ciardo, datata 27 maggio a urne chiuse e a scrutinio ormai in corso. Ciardo sottolinea di non avere «Nulla contro Mingo. Questa mia osservazione non è assolutamente rivolta a lui, ma all'artefice del post denigratorio. Tra l'altro il video satira con il "funerale" risale al 2014».
La polemica è, invece, diretta proprio a Maria Carmen Lorusso. Ciardo ammette di essere un "venduto" e precisa: «Vendo battute con la speranza che facciano sorridere, vendo parte del mio tempo per pagare le bollette, vendo intrattenimento, vendo ciò che ho imparato a fare. Vendo, come tanti che hanno messo su la loro attività. A volte faccio cose che mi fanno anche divertire, come cantare una canzone con un tormentone, per prendere in giro un amico (come il sindaco) e per prendere in giro quelli che mi stanno più a cuore: i baresi. Come la domenica da ragazzino, prendevo in giro i miei nonni. E si rideva (come nel caso della canzone), non di loro, ma con loro. Dunque sì, sono un venduto. Ma al contrario di altri non ho venduto il rispetto e l'educazione. E non ci sono titoli di studio, campagne o bandiere politiche che tengano o giustifichino le cattiverie gratuite. Perché le buone maniere o si hanno o no. Non si comprano».