Emergenza Coronavirus, Speranza: «Misure restrittive prorogate al 13 aprile in Italia»
Lo ha confermato il ministro della Salute in un'informativa al Senato: «Importante evitare diffusione di nuovi focolai»
mercoledì 1 aprile 2020
12.41
Misure contro la diffusione del Coronavirus prorogate ufficialmente fino al 13 aprile in tutta Italia. Lo ha confermato il ministro della Salute Roberto Speranza in un'informativa al Senato: si allunga il periodo di stop per le attività e le forti limitazioni alla libertà di circolazione delle persone.
«Il virus - ha evidenziato Speranza - non conosce confini, colpisce anche le superpotenze: le vecchie dispute geopolitiche sono datate, per affrontare la pandemia occorrono solidarietà e cooperazione. L'Europa deve cambiare politiche, non è accettabile sommare alla crisi sanitaria una crisi sociale. Richiamando le parole del Presidente della Repubblica, il Ministro ha invocato un'azione comune, un clima politico unitario per la coesione sociale del Paese. La strada imboccata è giusta: le decisioni drastiche iniziano a dare risultati, ma facili ottimismi possono vanificare sforzi e sacrifici. La cura italiana, adottata in tutto il mondo, sta rallentando la curva del contagio ma la battaglia è molto lunga e non si deve abbassare la guardia. È importante portare sotto il valore uno l'indice del contagio, ma senza il vaccino il virus non sarà sconfitto completamente. Il Governo ha confermato fino al 13 aprile tutte le limitazioni delle attività economiche e dei movimenti».
«Per un periodo non breve - continua Speranza - occorrerà gestire la transizione, graduando le misure e conservando le pratiche adottate per evitare nuovi focolai: è l'unica strada realistica e praticabile per riaccendere i motori dell'economia e riconquistare libertà e socialità. L'Italia dovrebbe essere orgogliosa del lavoro fatto che è stato riconosciuto dall'OMS con cui la relazione è continua e proficua. Il Ministro ha ricordato che lo stato d'emergenza è stato dichiarato il 31 gennaio; l'Italia per prima ha chiesto politiche europee di prevenzione comune. Il Ministro non ha taciuto i problemi e le criticità incontrate: gli approvvigionamenti di dispositivi di protezione sono stati molto difficili a causa delle misure protezionistiche e della mancanza di produzione italiana. Ad oggi la Protezione civile ha concluso un accordo con la Cina e altri Paesi per la fornitura di 300 milioni di mascherine (la priorità sarà data al personale sanitario) e avremo una filiera nazionale che renda autosufficiente il Paese. Sono cambiate le modalità di distribuzione dei dispositivi con l'impiego di mezzi della difesa. I posti letto di terapia intensiva sono stati portati a 9.081, i posti letto di pneumologia sono stati triplicati. Sono stati superati i tetti ordinari per le assunzioni di personale e aggiornate le linee di indirizzo degli ospedali (aumento dei covid hospital, percorsi separati, riprogrammazione delle strutture non utilizzate, individuazione di tutte le possibili strutture pubbliche o private, implementazione del 112 e 118, definizione di accordi con enti e volontariato, riorganizzazione della rete territoriale per la presa in carico dei pazienti, monitoraggio e setting assistenziali). Nel futuro è necessario puntare sulla medicina territoriale, la teleassistenza, la velocizzazione delle capacità diagnostiche dei test. La definizione del tasso di sieroconversione dei pazienti che hanno sviluppato anticorpi è essenziale. L'Agenzia del farmaco si è attivata su quattro livelli: promozione di studi clinici e valutazione centralizzata e coordinata, lista di farmaci per il trattamento dell'infezione, contrasto della carenza di medicinali, informazione sui farmaci. Il Ministro è impegnato sul fronte della massima vigilanza per evitare speculazioni a danno dei malati. Occorre tornare a sviluppare con gli ospedali la rete dei servizi territoriali ed è necessaria una rinnovata integrazione tra politiche sanitarie e sociali. L'emergenza ha dimostrato che il Servizio sanitario universale, istituito nel 1978, che ha dato attuazione all'articolo 32 della Costituzione, è il patrimonio più prezioso e su di esso bisogna investire con tutta la forza che abbiamo: assumerlo come tema per la ripresa strategica è il modo migliore per onorare le vittime».
«Il virus - ha evidenziato Speranza - non conosce confini, colpisce anche le superpotenze: le vecchie dispute geopolitiche sono datate, per affrontare la pandemia occorrono solidarietà e cooperazione. L'Europa deve cambiare politiche, non è accettabile sommare alla crisi sanitaria una crisi sociale. Richiamando le parole del Presidente della Repubblica, il Ministro ha invocato un'azione comune, un clima politico unitario per la coesione sociale del Paese. La strada imboccata è giusta: le decisioni drastiche iniziano a dare risultati, ma facili ottimismi possono vanificare sforzi e sacrifici. La cura italiana, adottata in tutto il mondo, sta rallentando la curva del contagio ma la battaglia è molto lunga e non si deve abbassare la guardia. È importante portare sotto il valore uno l'indice del contagio, ma senza il vaccino il virus non sarà sconfitto completamente. Il Governo ha confermato fino al 13 aprile tutte le limitazioni delle attività economiche e dei movimenti».
«Per un periodo non breve - continua Speranza - occorrerà gestire la transizione, graduando le misure e conservando le pratiche adottate per evitare nuovi focolai: è l'unica strada realistica e praticabile per riaccendere i motori dell'economia e riconquistare libertà e socialità. L'Italia dovrebbe essere orgogliosa del lavoro fatto che è stato riconosciuto dall'OMS con cui la relazione è continua e proficua. Il Ministro ha ricordato che lo stato d'emergenza è stato dichiarato il 31 gennaio; l'Italia per prima ha chiesto politiche europee di prevenzione comune. Il Ministro non ha taciuto i problemi e le criticità incontrate: gli approvvigionamenti di dispositivi di protezione sono stati molto difficili a causa delle misure protezionistiche e della mancanza di produzione italiana. Ad oggi la Protezione civile ha concluso un accordo con la Cina e altri Paesi per la fornitura di 300 milioni di mascherine (la priorità sarà data al personale sanitario) e avremo una filiera nazionale che renda autosufficiente il Paese. Sono cambiate le modalità di distribuzione dei dispositivi con l'impiego di mezzi della difesa. I posti letto di terapia intensiva sono stati portati a 9.081, i posti letto di pneumologia sono stati triplicati. Sono stati superati i tetti ordinari per le assunzioni di personale e aggiornate le linee di indirizzo degli ospedali (aumento dei covid hospital, percorsi separati, riprogrammazione delle strutture non utilizzate, individuazione di tutte le possibili strutture pubbliche o private, implementazione del 112 e 118, definizione di accordi con enti e volontariato, riorganizzazione della rete territoriale per la presa in carico dei pazienti, monitoraggio e setting assistenziali). Nel futuro è necessario puntare sulla medicina territoriale, la teleassistenza, la velocizzazione delle capacità diagnostiche dei test. La definizione del tasso di sieroconversione dei pazienti che hanno sviluppato anticorpi è essenziale. L'Agenzia del farmaco si è attivata su quattro livelli: promozione di studi clinici e valutazione centralizzata e coordinata, lista di farmaci per il trattamento dell'infezione, contrasto della carenza di medicinali, informazione sui farmaci. Il Ministro è impegnato sul fronte della massima vigilanza per evitare speculazioni a danno dei malati. Occorre tornare a sviluppare con gli ospedali la rete dei servizi territoriali ed è necessaria una rinnovata integrazione tra politiche sanitarie e sociali. L'emergenza ha dimostrato che il Servizio sanitario universale, istituito nel 1978, che ha dato attuazione all'articolo 32 della Costituzione, è il patrimonio più prezioso e su di esso bisogna investire con tutta la forza che abbiamo: assumerlo come tema per la ripresa strategica è il modo migliore per onorare le vittime».