Emergenza sangue, 2020 da dimenticare: da marzo a dicembre meno 11mila donazioni in Puglia
Una variazione di quasi -8% rispetto al 2019. Ostuni: «Calo generalizzato in tutto il mondo. Con la crisi Covid negli Usa il 2021 sarà duro per i plasma-derivati»
domenica 20 dicembre 2020
10.34
Il 2020 anno da dimenticare il prima possibile, per vari motivi. Uno di questi è il calo vertiginoso delle donazioni di sangue. Un fattore su cui il Covid-19 forse ha inciso in maniera decisiva, anche se la Puglia è una regione che storicamente fa fatica a raggiungere livelli di autosufficienza.
Secondo i dati dal Centro regionale sangue pugliese, nel periodo 1 marzo-17 dicembre la nostra regione ha registrato -11.414 donazioni rispetto allo stesso periodo del 2019 (135.415 contro le 146.829); un calo pari al 7,8%. Nel dettaglio, la macro-area metropolitana di Bari attesta un decremento del 9,8% (-4.653): dal 1 marzo al 17 dicembre 2019 furono 47.292 le donazioni, contro le 42.639 di quest'anno nel medesimo periodo. Ancora più considerevole è il calo nella macro-area Foggia e Bat: dal 1 marzo al 17 dicembre 2019 le donazioni furono 38.997, quest'anno appena 33.480 (-14,1%, calo di 5.517 unità). L'unica a contenere la perdita è la macro-area sud, Brindisi-Lecce-Taranto, che si attesta al -2,1% nel periodo 1 marzo-17 dicembre 2020 rispetto allo stesso arco temporale del 2019 (59.296 donazioni contro 60.540, -1.244 unità).
I mesi di lockdown sono stati i più difficili, come testimoniano i numeri della Puglia confrontati con quelli dell'anno scorso: a marzo 2020 si sono avute -2.160 donazioni (16.880 contro 14.720), ad aprile addirittura -4.732 (14.735 contro 10.003). A maggio -736 (15.188 contro 14.452). Andamento ondivago, invece, in estate: addirittura +916 a giugno (14.139 nel 2019, 15.055 nel 2020), poi -1829 a luglio (14.504 contro 12.675), e infine +56 ad agosto (13.353 nel 2019, 13.409 nel 2020). Trend tornato negativo in autunno, con la seconda ondata Covid: -546 a settembre (16.396 contro 15.832), -986 a ottobre (16.646 contro 15.678), - 1.073 a novembre (14.600 contro 13.527), - 731 nei primi 17 giorni di dicembre (9.420 contro 8.689).
«La Puglia già prima di quest'anno viveva un equilibrio precario dal punto di vista delle donazioni - spiega Angelo Ostuni, direttore della Uoc di Medicina trasfusionale del Policlinico di Bari e del Centro regionale sangue. Si parlava di autosufficienza, ma questo è un fattore reale solo se per 365 giorni all'anno si garantisce a tutti ciò che serve. Cosa che, in Puglia, non vale sempre: nei mesi estivi e nel periodo gennaio-febbraio spesso andiamo in sofferenza. La nostra è un'autosufficienza relativa; ci sono potenzialità enormi ancora non espresse».
Quanto al fabbisogno di sangue, il lockdown ha in qualche modo fatto sì che la scarsità di donazioni venisse compensata dalla decrescita delle urgenze (calo degli incidenti stradali, in primis). Secondo i dati del Centro nazionale sangue, nel periodo gennaio-novembre 2019 in Puglia vennero prodotte 146.911 unità di globuli rossi e consumate 141.406. Nello stesso periodo del 2020 in Puglia sono state prodotte 141.406 unità di globuli rossi e consumate 144.572. Una variazione del -3,7% sui due anni.
«C'è stata una riduzione del fabbisogno, ma non della stessa entità della riduzione delle donazioni - conferma Ostuni. L'attività è rimasta più o meno invariata; quello che si è ridotto in maniera significativa – soprattutto nel lockdown - sono stati i traumi, in particolare quelli della strada. Il resto delle attività ha avuto rallentamenti o incrementi. A ogni modo, il bilancio fra riduzione del fabbisogno di globuli rossi e riduzione delle donazioni non è positivo».
Colpa solo del Covid-19? Difficile stabilirlo: «Il fattore Covid potrebbe avere inciso, anche se sono state fatte campagne di informazione e sensibilizzazione fra i donatori sulla totale sicurezza delle operazioni di donazione. Non sappiamo con certezza quanto il Covid abbia inciso, ma sicuramente c'è stato qualche fattore che ha comportato il ridotto afflusso di donatori nei centri trasfusionali», l'ipotesi di Ostuni.
La pandemia, d'altra parte, è un problema globale, così come globale è stato il calo delle donazioni di sangue. Ostuni: «La cosa ha riguardato non solo Puglia e Italia, ma tutto il mondo. Negli Usa la situazione è drammatica: nel 2021 saranno gravi le ripercussioni sui cosiddetti farmaci plasmaderivati. L'Italia non è autosufficiente, e molti di questi medicinali arrivano dagli Stati uniti, e il crollo di donazioni comporterà ripercussioni per tutto il prossimo anno».
Ai farmaci plasmaderivati "tradizionali", inoltre, si spera si possa a breve aggiungere anche il plasma iperimmune anti-coronavirus: «Sono ancora in fase di studio le immunoglobuline specifiche del Covid, ancora non c'è uno studio di fase tre. Questo sarà un ulteriore problema; vedremo cosa accadrà con il vaccino, per ora andiamo avanti così», dice ancora Ostuni.
L'appello, alla luce di questo 2020 da dimenticare, è a una donazione costante: «Siamo molto bravi con l'emergenza, se accade qualcosa si corre. L'ultimo esempio è quello del Covid: molti volevano donare il plasma iperummune pur non avendone i requisiti, ma si sono resi indisponibili a donare il sangue o il plasma "ordinario". Deve essere fatta in Puglia una campagna di formazione/informazione più adeguata. Nel corso del 2020, per esempio, abbiamo sofferto molto l'impossibilità di effettuare attività di informazione, formazione e raccolta di sangue nelle scuole. Questo ha contribuito molto alla diminuzione delle donazioni», conclude Ostuni.
Secondo i dati dal Centro regionale sangue pugliese, nel periodo 1 marzo-17 dicembre la nostra regione ha registrato -11.414 donazioni rispetto allo stesso periodo del 2019 (135.415 contro le 146.829); un calo pari al 7,8%. Nel dettaglio, la macro-area metropolitana di Bari attesta un decremento del 9,8% (-4.653): dal 1 marzo al 17 dicembre 2019 furono 47.292 le donazioni, contro le 42.639 di quest'anno nel medesimo periodo. Ancora più considerevole è il calo nella macro-area Foggia e Bat: dal 1 marzo al 17 dicembre 2019 le donazioni furono 38.997, quest'anno appena 33.480 (-14,1%, calo di 5.517 unità). L'unica a contenere la perdita è la macro-area sud, Brindisi-Lecce-Taranto, che si attesta al -2,1% nel periodo 1 marzo-17 dicembre 2020 rispetto allo stesso arco temporale del 2019 (59.296 donazioni contro 60.540, -1.244 unità).
I mesi di lockdown sono stati i più difficili, come testimoniano i numeri della Puglia confrontati con quelli dell'anno scorso: a marzo 2020 si sono avute -2.160 donazioni (16.880 contro 14.720), ad aprile addirittura -4.732 (14.735 contro 10.003). A maggio -736 (15.188 contro 14.452). Andamento ondivago, invece, in estate: addirittura +916 a giugno (14.139 nel 2019, 15.055 nel 2020), poi -1829 a luglio (14.504 contro 12.675), e infine +56 ad agosto (13.353 nel 2019, 13.409 nel 2020). Trend tornato negativo in autunno, con la seconda ondata Covid: -546 a settembre (16.396 contro 15.832), -986 a ottobre (16.646 contro 15.678), - 1.073 a novembre (14.600 contro 13.527), - 731 nei primi 17 giorni di dicembre (9.420 contro 8.689).
«La Puglia già prima di quest'anno viveva un equilibrio precario dal punto di vista delle donazioni - spiega Angelo Ostuni, direttore della Uoc di Medicina trasfusionale del Policlinico di Bari e del Centro regionale sangue. Si parlava di autosufficienza, ma questo è un fattore reale solo se per 365 giorni all'anno si garantisce a tutti ciò che serve. Cosa che, in Puglia, non vale sempre: nei mesi estivi e nel periodo gennaio-febbraio spesso andiamo in sofferenza. La nostra è un'autosufficienza relativa; ci sono potenzialità enormi ancora non espresse».
Quanto al fabbisogno di sangue, il lockdown ha in qualche modo fatto sì che la scarsità di donazioni venisse compensata dalla decrescita delle urgenze (calo degli incidenti stradali, in primis). Secondo i dati del Centro nazionale sangue, nel periodo gennaio-novembre 2019 in Puglia vennero prodotte 146.911 unità di globuli rossi e consumate 141.406. Nello stesso periodo del 2020 in Puglia sono state prodotte 141.406 unità di globuli rossi e consumate 144.572. Una variazione del -3,7% sui due anni.
«C'è stata una riduzione del fabbisogno, ma non della stessa entità della riduzione delle donazioni - conferma Ostuni. L'attività è rimasta più o meno invariata; quello che si è ridotto in maniera significativa – soprattutto nel lockdown - sono stati i traumi, in particolare quelli della strada. Il resto delle attività ha avuto rallentamenti o incrementi. A ogni modo, il bilancio fra riduzione del fabbisogno di globuli rossi e riduzione delle donazioni non è positivo».
Colpa solo del Covid-19? Difficile stabilirlo: «Il fattore Covid potrebbe avere inciso, anche se sono state fatte campagne di informazione e sensibilizzazione fra i donatori sulla totale sicurezza delle operazioni di donazione. Non sappiamo con certezza quanto il Covid abbia inciso, ma sicuramente c'è stato qualche fattore che ha comportato il ridotto afflusso di donatori nei centri trasfusionali», l'ipotesi di Ostuni.
La pandemia, d'altra parte, è un problema globale, così come globale è stato il calo delle donazioni di sangue. Ostuni: «La cosa ha riguardato non solo Puglia e Italia, ma tutto il mondo. Negli Usa la situazione è drammatica: nel 2021 saranno gravi le ripercussioni sui cosiddetti farmaci plasmaderivati. L'Italia non è autosufficiente, e molti di questi medicinali arrivano dagli Stati uniti, e il crollo di donazioni comporterà ripercussioni per tutto il prossimo anno».
Ai farmaci plasmaderivati "tradizionali", inoltre, si spera si possa a breve aggiungere anche il plasma iperimmune anti-coronavirus: «Sono ancora in fase di studio le immunoglobuline specifiche del Covid, ancora non c'è uno studio di fase tre. Questo sarà un ulteriore problema; vedremo cosa accadrà con il vaccino, per ora andiamo avanti così», dice ancora Ostuni.
L'appello, alla luce di questo 2020 da dimenticare, è a una donazione costante: «Siamo molto bravi con l'emergenza, se accade qualcosa si corre. L'ultimo esempio è quello del Covid: molti volevano donare il plasma iperummune pur non avendone i requisiti, ma si sono resi indisponibili a donare il sangue o il plasma "ordinario". Deve essere fatta in Puglia una campagna di formazione/informazione più adeguata. Nel corso del 2020, per esempio, abbiamo sofferto molto l'impossibilità di effettuare attività di informazione, formazione e raccolta di sangue nelle scuole. Questo ha contribuito molto alla diminuzione delle donazioni», conclude Ostuni.