Estorsioni a imprese edili, pioggia di condanne sul clan Parisi. Decaro: «Premiato coraggio di chi denuncia»
Pene dai 20 anni ai 10 mesi per 35 persone; risarcito Comune di Bari. Il sindaco: «È il riscatto di una città intera»
venerdì 13 aprile 2018
15.12
Il GUP del Tribunale di Bari, Alessandra Susca, ha emesso stamattina 35 condanne dai 10 mesi ai 20 anni di reclusione, con due assoluzioni, come atto conclusivo del processo contro il clan Parisi per le estorsioni a danno di alcuni imprenditori edili.
Al boss del più potente clan mafioso di Japigia, Savinuccio Parisi, il giudice ha infitto una condanna a 10 anni, mentre la pena più alta è per il fratello Michele (meglio noto come "Gelatina", condannato a 20 anni di reclusione.
Nell'elenco dei 37 imputati figuravano anche gli imprenditori Francesco Latorre (4 anni e mezzo per lui) e Filippo Serino (assolto), con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
Ad assistere al pronunciamento delle sentenze nell'aula bunker di Bitonto anche le parti civili, a cui il giudice ha riconosciuto il risarcimento. Per il Comune di Bari era presente il vice sindaco Pierluigi Introna, al fianco Domenico De Bartolomeo, presidente di Confindustria Bari-BAT e tra gli imprenditori che denunciarono i tentativi di estorsione da parte del clan Parisi.
«Questa è la risposta del bene sul male - è il commento del sindaco Decaro. Non importa quanta fatica e quanto tempo ci sono voluti ma oggi Barie i baresi hanno avuto la dimostrazione che il lavoro, la legalità e l'onestà sono ripagate dalla giustizia. Voglio ringraziare ancora una volta la straordinaria squadra dello Stato - Magistratura e Forze dell'Ordine - che ha dimostrato di essere presente e di saper portare a termine con determinazione indagini importanti e complesse su attività illecite che colpiscono il cuore stesso della nostra città, il lavoro onesto. Perché le estorsioni non sono soltanto un reato grave ma rappresentano un vero e proprio delitto contro la città e contro tutti i cittadini che, spesso con grande fatica, scelgono di lavorare onestamente e di investire nel nostro territorio».
Fondamentale, ricorda il primo cittadino, la collaborazione delle vittime: «Questa partita, però, forse non avremmo potuto neanche giocarla se in squadra non avessimo avuto gli imprenditori, le associazioni antiracket, i cittadini che hanno scelto di denunciare e di avere fiducia nelle istituzioni. A tutti loro va il ringraziamento della città di Bari e, sulla scorta del loro esempio, rivolgo un appello a tutti i cittadini che oggi ancora sono vittime di reati estorsivi: denunciamo e schieriamoci dalla parte della legalità. In questo processo il Comune di Bari si è costituito parte civile a fianco dell'associazione degli imprenditori e dell'Antiracket. A tutti è stato riconosciuto dai giudici un risarcimento danni che per Bari, più che un valore economico, ha sicuramente un valore simbolico, perché oltre ad essere importante incoraggiamento per quanti hanno scelto di reagire e di alzare la testa di fronte alle logiche mafiose, riconosce il danno all'immagine per una città ferita dalle attività criminali».
Al boss del più potente clan mafioso di Japigia, Savinuccio Parisi, il giudice ha infitto una condanna a 10 anni, mentre la pena più alta è per il fratello Michele (meglio noto come "Gelatina", condannato a 20 anni di reclusione.
Nell'elenco dei 37 imputati figuravano anche gli imprenditori Francesco Latorre (4 anni e mezzo per lui) e Filippo Serino (assolto), con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
Ad assistere al pronunciamento delle sentenze nell'aula bunker di Bitonto anche le parti civili, a cui il giudice ha riconosciuto il risarcimento. Per il Comune di Bari era presente il vice sindaco Pierluigi Introna, al fianco Domenico De Bartolomeo, presidente di Confindustria Bari-BAT e tra gli imprenditori che denunciarono i tentativi di estorsione da parte del clan Parisi.
«Questa è la risposta del bene sul male - è il commento del sindaco Decaro. Non importa quanta fatica e quanto tempo ci sono voluti ma oggi Barie i baresi hanno avuto la dimostrazione che il lavoro, la legalità e l'onestà sono ripagate dalla giustizia. Voglio ringraziare ancora una volta la straordinaria squadra dello Stato - Magistratura e Forze dell'Ordine - che ha dimostrato di essere presente e di saper portare a termine con determinazione indagini importanti e complesse su attività illecite che colpiscono il cuore stesso della nostra città, il lavoro onesto. Perché le estorsioni non sono soltanto un reato grave ma rappresentano un vero e proprio delitto contro la città e contro tutti i cittadini che, spesso con grande fatica, scelgono di lavorare onestamente e di investire nel nostro territorio».
Fondamentale, ricorda il primo cittadino, la collaborazione delle vittime: «Questa partita, però, forse non avremmo potuto neanche giocarla se in squadra non avessimo avuto gli imprenditori, le associazioni antiracket, i cittadini che hanno scelto di denunciare e di avere fiducia nelle istituzioni. A tutti loro va il ringraziamento della città di Bari e, sulla scorta del loro esempio, rivolgo un appello a tutti i cittadini che oggi ancora sono vittime di reati estorsivi: denunciamo e schieriamoci dalla parte della legalità. In questo processo il Comune di Bari si è costituito parte civile a fianco dell'associazione degli imprenditori e dell'Antiracket. A tutti è stato riconosciuto dai giudici un risarcimento danni che per Bari, più che un valore economico, ha sicuramente un valore simbolico, perché oltre ad essere importante incoraggiamento per quanti hanno scelto di reagire e di alzare la testa di fronte alle logiche mafiose, riconosce il danno all'immagine per una città ferita dalle attività criminali».