Estorsioni e traffico di droga, 36 condanne nei clan Strisciuglio e Mercante
Concluso il processo di primo grado. Le pene più alte per Alessandro De Bernardis e Domenico De Caro, a processo anche Pinuccio "u drogat"
martedì 3 dicembre 2019
15.06
Il giudice del Tribunale di Bari Maria Teresa Romita ha emesso 36 persone a pene comprese tra i 16 anni e i 4 mesi di reclusione nel processo di primo grado a carico di affiliati dei clan Mercante e Strisciuglio di Bari. Tre le assoluzioni della corte barese, al termine del processo con il rito abbreviato. I capi d'imputazione sono: estorsioni, traffico e spaccio di droga, tentati omicidi, detenzione di armi e furti di veicoli.
Le pene più alte, a 16 anni di reclusione, sono state comminate ai pluripregiudicati Alessandro De Bernardis e Domenico De Caro. Sono sette, inoltre, gli imputati attualmente a processo con il rito ordinario, e tra loro anche il boss Giuseppe Mercante, detto "Pinuccio u drogat".
Sulla vicenda indagò la polizia, coordinata dai pm della Dda di Bari Lidia Giorgio e Giuseppe Gatti, secondo cui tra il 2013 e il 2014 i due gruppi criminali, in quel periodo contendenti per il controllo dei traffici illegali nel rione Libertà di Bari, avrebbero costretto numerosi commercianti del quartiere a versare il pizzo nelle casse delle organizzazioni criminali. Si ipotizzano estorsioni fino a 2mila euro su base mensile, con pochissime denunce registrate. Secondo gli inquirenti gli esponenti dei due clan avrebbero rubato moto e auto parcheggiate in strada o all'interno di Fiera del Levante e Policlinico di Bari per poi chiedere riscatti da centinaia di euro ai legittimi proprietari.
Gli atti processuali riportano la chiamata di un medico del Policlinico cal Mercante per ottenere la restituzione di due ciclomotori che gli erano stati rubati. Durante le indagini furono sottoposte a sequestro armi e droga, e venne rinvenuto il libro mastro della droga con appunti manoscritti che riportavano i quantitativi di stupefacente venduto e le relative somme di denaro ricavate. Gli episodi di spaccio documentati ammontano a circa 200: la droga veniva di volta in volta chiamata "candele bianche", "cuccioli", "bistecche", "birre", "scarpe" e "medicina".
Le pene più alte, a 16 anni di reclusione, sono state comminate ai pluripregiudicati Alessandro De Bernardis e Domenico De Caro. Sono sette, inoltre, gli imputati attualmente a processo con il rito ordinario, e tra loro anche il boss Giuseppe Mercante, detto "Pinuccio u drogat".
Sulla vicenda indagò la polizia, coordinata dai pm della Dda di Bari Lidia Giorgio e Giuseppe Gatti, secondo cui tra il 2013 e il 2014 i due gruppi criminali, in quel periodo contendenti per il controllo dei traffici illegali nel rione Libertà di Bari, avrebbero costretto numerosi commercianti del quartiere a versare il pizzo nelle casse delle organizzazioni criminali. Si ipotizzano estorsioni fino a 2mila euro su base mensile, con pochissime denunce registrate. Secondo gli inquirenti gli esponenti dei due clan avrebbero rubato moto e auto parcheggiate in strada o all'interno di Fiera del Levante e Policlinico di Bari per poi chiedere riscatti da centinaia di euro ai legittimi proprietari.
Gli atti processuali riportano la chiamata di un medico del Policlinico cal Mercante per ottenere la restituzione di due ciclomotori che gli erano stati rubati. Durante le indagini furono sottoposte a sequestro armi e droga, e venne rinvenuto il libro mastro della droga con appunti manoscritti che riportavano i quantitativi di stupefacente venduto e le relative somme di denaro ricavate. Gli episodi di spaccio documentati ammontano a circa 200: la droga veniva di volta in volta chiamata "candele bianche", "cuccioli", "bistecche", "birre", "scarpe" e "medicina".