Estorsioni, gioco d'azzardo e guerre di mafia. La mappa dei clan criminali a Bari
Pubblicata la relazione della Dia relativa al secondo semestre 2018 che individua la spartizione del territorio fra le famiglie
venerdì 19 luglio 2019
11.31
«Le compagini criminali più strutturate della città di Bari, oltre ai tradizionali traffici delittuosi, appaiono sempre più interessate all'infiltrazione dell'imprenditoria legale, specie quella connessa al settore degli appalti pubblici, all'edilizia e al commercio. Questi gruppi manifestano competenze tecniche sempre più elevate e una marcata propensione ad investire in settori economici emergenti, come quello del gioco d'azzardo e delle scommesse on line». Questa la fotografia che traccia della criminalità barese la Direzione investigativa antimafia, nella relazione presentata in Parlamento dal Minitero degli Interni e relativa al secondo semestre del 2018.
Nuove fonti di reddito
L'analisi della Dia parte dall'interesse maturato dai clan di Bari per nuovi business legali. Un esempio è «L'operazione "Scommessa", che ha colpito, nel mese di novembre, la famiglia Martiradonna, articolazione del clan Capriati. La cosca aveva creato una rete di gioco da banco e on line, con propaggini anche all'estero, finalizzata all'esercizio abusivo delle scommesse attraverso società con sedi in Paesi a fiscalità privilegiata e schermate da società estere di diritto maltese tutte, direttamente o indirettamente, riconducibili alla famiglia Martiradonna», è scritto nella relazione. Un sistema gestito in collaborazione con sodalizi mafiosi di altre regioni, come 'ndrangheta e Cosa nostra, in un'articolazione criminale a carattere transnazionale.
La spartizione del territorio
Resta, però, il legame delle cosche baresi con i business illegali "classici", come il controllo delle piazze di spaccio e il racket, che spesso portano a veri e propri scontri armati fra opposte fazioni mafiose. «L'altro aspetto di rilievo, che ha connotato la città di Bari nel periodo in esame, riguarda il riacuirsi delle ostilità tra clan antagonisti, per il controllo delle piazze di spaccio e del racket, in un crescendo di agguati, gambizzazioni, veloci turn-over interni alle gerarchie criminali e difficoltà di controllo delle nuove leve, apparentemente insensibili ai precetti dei boss storici, molti dei quali detenuti e pertanto limitati nell'imporre le proprie regole».
Nel dettaglio, gli Strisciuglio sono radicati a Bari vecchia ma mirano a espandersi in altri quartieri, rimanendo in contrasto con i Capriati. Estorsioni, traffico di droga, usura e ricettazione restano le fonti di guadagno illegale primarie per il gruppo. Alleati degli Strisciuglio sono i Telegrafo del rione San Paolo, a loro volta in contrasto con i Mercante, clan vicino ai Capriati e alleato dei Diomede. Nel delicato equilibrio della mafia barese un ruolo importante ha il clan Capriati, colpito dalla morte violenta del boss il 21 novembre 2018 nel rione Japigia, territorio degli alleati Parisi.
Nuovi equilibri a Madonnella
Oltre che dei Capriati, i Parisi sono alleati anche dei Palermiti per il controllo di Japigia. In corso, secondo la Dia, c'è un tentativo di difesa del limitrofo quartiere Madonnella, dove tenta di emergere il clan Di Cosimo-Rafaschieri. «In tale contesto, la rottura degli equilibri sarebbe da attribuire a gruppi di giovani delinquenti, intenzionati ad acquisire il controllo dello spaccio della droga e delle estorsioni, superando i "confini" di competenza - spiega la Dia. L'escalation di violenza è sfociata, il 28 settembre 2018, in un agguato in danno dei figli del defunto boss della famiglia Rafaschieri, consumato nei pressi dello stadio San Nicola di Bari, con l'omicidio di uno dei due fratelli e il ferimento dell'altro. L'evento fa seguito al tentato omicidio risalente al 18 settembre nel quartiere Madonnella, in danno di un altro giovane pregiudicato. Proprio le attività investigative conseguenti a tali fatti di sangue hanno portato alla ricostruzione di alcuni summit di mafia tenuti da figure autorevoli dei vari clan, nel corso dei quali era stato ribadito che il quartiere Madonnella dovesse rimanere sotto l'egida criminale dei Parisi-Palermiti, mettendo in luce la violazione degli impegni presi da parte di giovani elementi dei Rafaschieri».
Altri clan
Sembra regnare il caos nella famiglia Di Cosola, dopo la morte del patriarca (collaboratore di giustizia dal 2015) il 31 agosto 2018. «Con la sua morte il sodalizio - attivo nelle estorsioni e nel traffico di stupefacenti - è rimasto diviso in tre diversi gruppi, tutti riconducibili a congiunti del boss defunto (fratello e nipoti), tra loro in competizione per conquistare la guida dell'organizzazione», scrive la Dia. «Il clan Fiore-Risoli, in contrasto con i Diomede, è attivo nei quartieri Carrassi e San Pasquale, su cui opera in collaborazione con i Velluto. Quest'ultimo gruppo, capeggiato da un affiliato del clan Parisi, è stato disarticolato nel mese di settembre, con l'operazione "Drug Boat", che ne ha evidenziato le rilevanti risorse "finanziarie e strumentali", impiegate in un'estesa attività di commercio di droga anche a livello transnazionale», ricorda la Dia.
Estorsioni maggiore fonte di reddito
Le estorsioni costituiscono ancora la più emblematica forma di controllo del territorio. Quando condotte da giovani, vengono spesso realizzate in forma violenta, anche ricorrendo all'uso delle armi. Diversi appaiono, invece, i metodi adottati dai più alti livelli criminali, che mirano ad acquisire posizioni di monopolio o il controllo economico del territorio. Emblematico, al riguardo, quanto emerso nell'ambito dell'operazione "Ragnatela", che ha fatto luce su una condotta usuraria (posta in essere tra il 2014 ed il 2016) in danno di diversi imprenditori, operanti nel circondario di Bari nei settori dell'edilizia, del commercio di autoveicoli, della lavorazione del marmo e della commercializzazione di prodotti petroliferi. Un'attenzione all'economia locale colta, nel semestre, anche dalla Prefettura di Bari, che ha, tra l'altro, emesso un'interdittiva antimafia nei confronti di una società, aggiudicataria di una gara bandita per i servizi di assistenza e regolazione del traffico del porto di Bari. Il provvedimento consegue a gli esiti investigativi dell'operazione "Porto" (eseguita il 19 aprile 2018), nei confronti del clan Capriati.
Droga e armi
L'operazione "Holy drug" ha acceso i riflettori su alcuni giovanissimi insospettabili che con lo spaccio di droga avrebbero cercato di guadagnare soldi da spendere nella movida della cosiddetta Bari bene. Fiorente è anche il traffico di armi: nel semestre in esame numerosi sono stati i sequestri operati nei confronti di esponenti dei clan Parisi-Palermiti e Di Cosimo-Rafaschieri, attivi nella guerra per il controllo del rione Madonnella.
Nuove fonti di reddito
L'analisi della Dia parte dall'interesse maturato dai clan di Bari per nuovi business legali. Un esempio è «L'operazione "Scommessa", che ha colpito, nel mese di novembre, la famiglia Martiradonna, articolazione del clan Capriati. La cosca aveva creato una rete di gioco da banco e on line, con propaggini anche all'estero, finalizzata all'esercizio abusivo delle scommesse attraverso società con sedi in Paesi a fiscalità privilegiata e schermate da società estere di diritto maltese tutte, direttamente o indirettamente, riconducibili alla famiglia Martiradonna», è scritto nella relazione. Un sistema gestito in collaborazione con sodalizi mafiosi di altre regioni, come 'ndrangheta e Cosa nostra, in un'articolazione criminale a carattere transnazionale.
La spartizione del territorio
Resta, però, il legame delle cosche baresi con i business illegali "classici", come il controllo delle piazze di spaccio e il racket, che spesso portano a veri e propri scontri armati fra opposte fazioni mafiose. «L'altro aspetto di rilievo, che ha connotato la città di Bari nel periodo in esame, riguarda il riacuirsi delle ostilità tra clan antagonisti, per il controllo delle piazze di spaccio e del racket, in un crescendo di agguati, gambizzazioni, veloci turn-over interni alle gerarchie criminali e difficoltà di controllo delle nuove leve, apparentemente insensibili ai precetti dei boss storici, molti dei quali detenuti e pertanto limitati nell'imporre le proprie regole».
Nel dettaglio, gli Strisciuglio sono radicati a Bari vecchia ma mirano a espandersi in altri quartieri, rimanendo in contrasto con i Capriati. Estorsioni, traffico di droga, usura e ricettazione restano le fonti di guadagno illegale primarie per il gruppo. Alleati degli Strisciuglio sono i Telegrafo del rione San Paolo, a loro volta in contrasto con i Mercante, clan vicino ai Capriati e alleato dei Diomede. Nel delicato equilibrio della mafia barese un ruolo importante ha il clan Capriati, colpito dalla morte violenta del boss il 21 novembre 2018 nel rione Japigia, territorio degli alleati Parisi.
Nuovi equilibri a Madonnella
Oltre che dei Capriati, i Parisi sono alleati anche dei Palermiti per il controllo di Japigia. In corso, secondo la Dia, c'è un tentativo di difesa del limitrofo quartiere Madonnella, dove tenta di emergere il clan Di Cosimo-Rafaschieri. «In tale contesto, la rottura degli equilibri sarebbe da attribuire a gruppi di giovani delinquenti, intenzionati ad acquisire il controllo dello spaccio della droga e delle estorsioni, superando i "confini" di competenza - spiega la Dia. L'escalation di violenza è sfociata, il 28 settembre 2018, in un agguato in danno dei figli del defunto boss della famiglia Rafaschieri, consumato nei pressi dello stadio San Nicola di Bari, con l'omicidio di uno dei due fratelli e il ferimento dell'altro. L'evento fa seguito al tentato omicidio risalente al 18 settembre nel quartiere Madonnella, in danno di un altro giovane pregiudicato. Proprio le attività investigative conseguenti a tali fatti di sangue hanno portato alla ricostruzione di alcuni summit di mafia tenuti da figure autorevoli dei vari clan, nel corso dei quali era stato ribadito che il quartiere Madonnella dovesse rimanere sotto l'egida criminale dei Parisi-Palermiti, mettendo in luce la violazione degli impegni presi da parte di giovani elementi dei Rafaschieri».
Altri clan
Sembra regnare il caos nella famiglia Di Cosola, dopo la morte del patriarca (collaboratore di giustizia dal 2015) il 31 agosto 2018. «Con la sua morte il sodalizio - attivo nelle estorsioni e nel traffico di stupefacenti - è rimasto diviso in tre diversi gruppi, tutti riconducibili a congiunti del boss defunto (fratello e nipoti), tra loro in competizione per conquistare la guida dell'organizzazione», scrive la Dia. «Il clan Fiore-Risoli, in contrasto con i Diomede, è attivo nei quartieri Carrassi e San Pasquale, su cui opera in collaborazione con i Velluto. Quest'ultimo gruppo, capeggiato da un affiliato del clan Parisi, è stato disarticolato nel mese di settembre, con l'operazione "Drug Boat", che ne ha evidenziato le rilevanti risorse "finanziarie e strumentali", impiegate in un'estesa attività di commercio di droga anche a livello transnazionale», ricorda la Dia.
Estorsioni maggiore fonte di reddito
Le estorsioni costituiscono ancora la più emblematica forma di controllo del territorio. Quando condotte da giovani, vengono spesso realizzate in forma violenta, anche ricorrendo all'uso delle armi. Diversi appaiono, invece, i metodi adottati dai più alti livelli criminali, che mirano ad acquisire posizioni di monopolio o il controllo economico del territorio. Emblematico, al riguardo, quanto emerso nell'ambito dell'operazione "Ragnatela", che ha fatto luce su una condotta usuraria (posta in essere tra il 2014 ed il 2016) in danno di diversi imprenditori, operanti nel circondario di Bari nei settori dell'edilizia, del commercio di autoveicoli, della lavorazione del marmo e della commercializzazione di prodotti petroliferi. Un'attenzione all'economia locale colta, nel semestre, anche dalla Prefettura di Bari, che ha, tra l'altro, emesso un'interdittiva antimafia nei confronti di una società, aggiudicataria di una gara bandita per i servizi di assistenza e regolazione del traffico del porto di Bari. Il provvedimento consegue a gli esiti investigativi dell'operazione "Porto" (eseguita il 19 aprile 2018), nei confronti del clan Capriati.
Droga e armi
L'operazione "Holy drug" ha acceso i riflettori su alcuni giovanissimi insospettabili che con lo spaccio di droga avrebbero cercato di guadagnare soldi da spendere nella movida della cosiddetta Bari bene. Fiorente è anche il traffico di armi: nel semestre in esame numerosi sono stati i sequestri operati nei confronti di esponenti dei clan Parisi-Palermiti e Di Cosimo-Rafaschieri, attivi nella guerra per il controllo del rione Madonnella.